Federico Scrinzi, il giovane roveretano che lavora per Google (ma sta bene qui fra i monti)
A 24 anni era già negli Usa, dopo il diploma al Marconi e la triennale in informatica. Ora è tornato in Trentino e lavora da remoto: «Essere qui è un valore impagabile»
STORIE Le interviste dei trentini all'estero
ROVERETO. Diplomato a pieni voti nel 2009 all'allora "liceo tecnologico" dell'istituto Marconi, una doppia laurea in Informatica conseguita tra gli atenei di Berlino ed Enschede (nei Paesi bassi), Federico Scrinzi, 33 anni, dal 2015 lavora per Google. Intervenuto in occasione delle recenti celebrazioni per il 50esimo anniversario dell'istituto di Sant'Ilario, sul palco del Pala Marchetti il giovane informatico originario di Volano ha raccontato il percorso che a soli 24 anni lo ha portato a firmare un contratto a tempo indeterminato per il colosso americano del web.
Che ruolo ricopre in Google?
«Lavoro per uno dei gruppi interni all'azienda che si occupa di sicurezza informatica. Studiamo i vari prodotti di Google dal punto di vista della sicurezza, in modo da individuarne e limitarne la vulnerabilità».
Come è arrivato a lavorare per l'azienda americana?
«Ero a Berlino per il mio percorso di laurea magistrale quando sono iniziati i primi contatti. Mi hanno trovato loro, forse perché mentre frequentavo la facoltà di informatica a Trento ho preso parte a un progetto di software libero finanziato da Google, dal titolo "Google summer of code". O forse semplicemente perché quando andavo ad assistere alle conferenze di settore, lasciavo sempre i miei recapiti. Nel 2015, dopo i colloqui, prima on line e poi di persona, ho firmato il contratto».
Cosa significa oggi essere dipendenti di Google?
«Intanto si respira una cultura del lavoro molto diversa da quella italiana, nel mondo americano ci sono più possibilità e più meritocrazia. Contano soprattutto le competenze e la carriera non è vincolata all'anzianità. Google offre ovviamente anche una dimensione più internazionale rispetto alle aziende del nostro Paese, tanto che mi relaziono spesso con colleghi di ogni provenienza. E poi so che il mio impatto sul mondo e sulla gente è enorme, perché lavoro su prodotti che usano in molti».
In un Paese dove i giovani sognano la dimensione internazionale, lei ha scelto di tornare a lavorare in Italia. Perché?
«Ho studiato a Berlino e a Enschede, ho lavorato a Dublino e a Monaco. Finché, dopo sette anni all'estero, ho deciso di tornare perché a me piace vivere qui. Sto continuando a operare nella sfera professionale che ho scelto e, pur lavorando a casa da remoto, ho sempre una finestra aperta sull'estero».
Che tipo di formazione specifica ha avuto?
«Il liceo tecnologico che ho frequentato al Marconi era all'epoca un indirizzo di studi sperimentale, nato nel 1995 e poi eliminato nel 2010. Di fatto era un corso di stampo liceale, ma senza latino e improntato più alle materie scientifiche, come chimica e fisica, con molte ore in laboratorio. In più, tanta matematica e tanto inglese, ma anche filosofia e storia dell'arte. Poi ho proseguito con la laurea triennale di Informatica a Trento e infine la doppia laurea magistrale all'estero».
La sua carriera professionale è poi decollata velocemente.
«Sì, già al primo anno di università avevo trovato lavoro in Fbk come sviluppatore in un gruppo di ricerca. Questo perché al quarto anno del Marconi avevo partecipato al progetto Web valley e quindi avevo già dei contatti alla fondazione. In seguito mi sono spostato su una start up di Trento, "SpazioDati", che gestisce un sistema di business intelligence, ossia un sistema di ricerca su dati per valutare il mercato, cercare clienti per le aziende e così via».
Qual è ora la sua prospettiva futura?
«Al momento non ho piani, penso di continuare a lavorare a casa da remoto. Posso vivere qui pur lavorando per un'azienda internazionale, con tutti gli aspetti positivi che comporta. Lavoro on line e spesso sono in videoconferenza con i miei colleghi. Certo, forse si perde un po' il contatto reale, visto che siamo fisicamente in ogni parte del mondo. Ma io sono a casa mia, nel mio Trentino, e questo per me è impagabile».