Rossi: «Il mio programma»

Il Patt lo ha indicato come candidato alla presidenza della Provincia: Ugo Rossi ha già detto di essere pronto alle eventuali primarie, e assicura di avere già le idee chiare sul programma che dovrebbe portarlo al piano nobile di piazza Dante

L'assessore provinciale alla salute e al welfare,  Ugo Rossi , è il nome indicato dal Patt come candidato del centrosinistra autonomista per la presidenza della Provincia. Si è già dichiarato disponibile a partecipare a primarie di coalizione se gli alleati non convergeranno tutti subito su di lui.


Se eletto presidente, dove taglierà quel miliardo di euro all'anno di risorse in meno del bilancio provinciale?
Non è che si taglia da una parte e dall'altra. Si prendono tutte le voci di spesa per poi impostare un ragionamento, dove ognuno farà la sua parte, sia per quanto riguarda gli investimenti che la spesa corrente.
Per gli investimenti, in particolare, i criteri saranno: la sobrietà e la misura della redditività, ovvero del ritorno economico, secondo un criterio aziendale. In ogni caso, il calcolo di un miliardo in meno a bilancio per effetto delle varie manovre dello Stato, lo si sentirà dal 2017, quando cesserà il versamento degli arretrati da parte di Roma. Per allora noi cercheremo di spendere meno ma anche di lottare per ridurre le richieste dello Stato e creare condizioni per la crescita. Comunque, i piani di miglioramento che stiamo già adottando tengono i conti in equilibrio fino al 2017.

 

Le Comunità di valle non hanno funzionato e la riforma è al palo. Meglio abolirle? O riformarle? In che modo?
Io ho già detto che vanno riformate radicalmente. Primo, snellendo le assemblee in particolare dove numerose; secondo, vanno coinvolti i comuni nella governance; terzo, la Provincia deve credere di più nei territori e accelerare il trasferimento competenze e risorse. Penso che tutto il tema della finanza locale vada fatto transitare sulla dimensione sovracomunale. Intendo dire che progressivamente il trasferimento dei fondi per gli investimenti devono avvenire solo in una logica sovracomunale. Altrimenti proseguirà la dicotomia piccoli comuni e Comunità.
 

La maggior parte dei Comuni trentini ha meno di mille abitanti. Intende promuovere l'unificazione dei piccoli comuni? In che modo?
I comuni non si possono unificare per decreto. Si deve accelerare invece il processo delle Comunità di valle. Nello stesso tempo, dove c'è la richiesta di unione e fusione tra i comuni, questa va agevolata, perché non è in contrasto e non la vedo come un pericolo per le Comunità. Dobbiamo lasciare andare avanti i processi in modo naturale. Se applichiamo la logica sovracomunale per gli investimenti, comuni saranno incentivati a mettersi assieme. Per la gestione associata dei servizi comunali ritengo che i comuni vadano lasciati fare, anche se si organizzano in modo articolato, purché nel rispetto dei costi standard.
 

Le risorse sono in netto calo: come intende riorganizzare la macchina della Provincia? I dipendenti pubblici dovranno diminuire? Come?
Il piano di miglioramento dell'apparato amministrativo che abbiamo già impostato va proseguito mantenendo la guardia ferma e stretta sul blocco del turn over, che è l'unico modo per ridurre il personale pubblico. Nello stesso tempo dobbiamo valorizzare le risorse che abbiamo e fare un'analisi delle potenzialità del personale e la disponibilità a spostarsi sul territorio. Fino ad ora non abbiamo brillato in velocità nel fare questo. Essere più veloci nella mobilità del personale tra un settore e altro e tra Provincia, Comunità e comuni consente di fare le stesse cose con meno persone, insieme alla riduzione della burocrazia per eliminare passaggi inutili.
 

Le imprese in Trentino hanno beneficiato a lungo di robusto sostegno pubblico. Ora non è più possibile. Gli aiuti finanziari provinciali andranno tagliati? Come? Come andrà riorganizzato il mondo delle imprese senza più contributo pubblico?
 

La Provincia ha già cominciato a fare dei passi indietro in vari settori e deve completare questo processo. In secondo luogo, serve una selettività assoluta sugli aiuti e dobbiamo verificare fino in fondo la fattibilità del sogno di poter intervenire non più in base alla logica del contributo ma della detassazione. La Provincia deve poter agire oltre che sull'Irap anche su altro, come sul costo del lavoro o sulla partecipazione dei lavoratori nella gestione dell'impresa a fronte di maggiore flessibilità sul modello tedesco.
 

Metroland ha ancora senso? Quali saranno le priorità negli investimenti pubblici? Strade o ferrovia?
La mia posizione è nota, lo scrissi quando non ero ancora assessore. Non mi ha mai convinto. E in questi anni ho cercato di fare in modo che questa idea non si traducesse in un blocco per le finanze pubbliche. Alla luce dei costi e dei benefici direi che Metroland è un progetto ormai abbandonato. Su strade o ferrovia io non ho una visione ideologica. Dove serve si fanno le strade, anche se la Rovereto-Riva può essere sogno perché non sappiamo se c'è la competitività economica, anche per l'asse ferroviario su Trento con arrivo al Not dobbiamo ragionare in base ai conti. Dobbiamo riorientare il territorio: ricostruire, ridisegnare e rinnovare sotto il profilo ambientale (penso a Marilleva), urbanistico, recupero industriale con il coraggio di demolire qualcosa.
 

Sanità e assistenza hanno un costo in crescita esponenziale. Come pensa di farvi fronte? Che ruolo avrà il privato, e il privato-sociale? E l'assistenza sanitaria integrativa?
Se non si fa nulla, la crescita sarà esponenziale. Ma noi abbiamo inaugurato una stagione di stop alla crescita della spesa. Sul welfare va garantita una rete per tutti cittadini con un'assistenza personalizzata demandata ai territori attraverso il privato sociale. Saremo poi chiamati a compartecipare di più e per questo abbiamo pensato all'assistenza integrativa. Il modello resta quello della sanità pubblica, integrata con una quota di privato.
 

La ricerca negli ultimi anni ha avuto grande spazio e forti finanziamenti, dando luogo anche alla nascita di centri e enti di dubbio ritorno economico? Cosa intende fare al riguardo? Come dovrà essere riorganizzata la ricerca? In che modo andrà collegata e coordinata con l'Università?
Si è investito tanto nella ricerca rispetto al Pil e ci fa onore. Devo dire, però, che rispetto alla logica che ciascuno deve fare la propria parte, questo settore ha goduto come di una zona franca. È ora di guardarci dentro con attenzione per verificare se alcune linee di investimento sono coerenti con le effettive necessità. Ad esempio, va bene lo sviluppo dell' information technology  mettendo insieme istituti di ricerca, come si è cercato di fare, ma non è razionale pensare ancora a creare contenitori in cui aziende vengono a lavorare. L'innovazione si fa nelle soffitte e nei garage, stop alla logica immobiliare. Riguardo all'università, dobbiamo creare le condizioni perché lavori di più con le imprese. Oggi c'è un po' di distacco che va colmato.
 

Il turismo trentino ha beneficiato di un forte sostegno pubblico, dagli impianti di risalita alle Apt. Come verrà riorganizzato con minori risorse? Cosa andrà cambiato? Che ruolo avranno i privati? Hanno ancora senso finanziamenti e copertura di buchi di bilancio per impianti di risalita sotto i 2000 metri?
Serve selettività anche nel turismo: con meno risorse si devono allungare le stagioni e favorire il legame con il territorio e l'agricoltura. Anche Melinda e il consorzio dei vini vanno coinvolti. Riguardo agli impianti di risalita, dobbiamo privilegiare gli investimenti alle quote più alte e proporre modelli turistici diversi ad altitudini più basse anche se in stazioni turistiche come Folgaria, che ha volume già considerevole di offerta, non possiamo pensare di fermare il rinnovo degli impianti.
 

Cultura e musei rischiano un taglio drastico di risorse. Potranno coesistere Mart e Muse di alta qualità? Con quali risorse? Per fare cosa? E le altre realtà culturali e musei? Come?
Mart e Muse devono convivere. Se no, cosa facciamo? Li abbattiamo? Io sono convinto dell'investimento fatto e realismo vuole che si debba farlo girare al meglio. Per questo esplorerei la via del coinvolgimento del privato con investitori interessati ad aumentare la redditività. La cultura non è solo pubblico. Non vedrei male una sorta di bando per collegare due musei e due città, potrebbero esserci soggetti privati interessati a questo.

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