Coop autoreferenziale Serve riforma profonda

Lo scrive Mario Raffaelli. «Per essere all'altezza delle nuove sfide, però, la cooperazione deve cercare di tornare allo spirito delle origini, prendendo atto che, negli ultimi anni, il grande peso del settore ha incoraggiato atteggiamenti autoreferenziali e la convinzione di appartenere alla categoria dei «poteri forti». Esternando il tutto con riti, immagini, sedi e comportamenti che tendono a divaricarsi rispetto ai padri fondatori»I tuoi commenti

Non fosse esistita la «Cooperazione», il Trentino sarebbe più povero, meno produttivo e con una classe dirigente meno sensibile alle tematiche sociali. Nel campo agricolo, poi, la difesa del lavoro, della proprietà e la possibilità di commercializzare i prodotti nei mercati più remunerativi sarebbe stato impossibile senza gli strumenti rappresentati dal mondo cooperativo. Nel contempo, il Trentino ha sposato questa forma di impresa in tutti i campi, sviluppando un esercito di cooperatori attivi, una cultura della mutualità, del bene comune, del reinvestimento per scopi sociali degli utili.


In un momento critico come quello attuale, quindi, la cooperazione potrebbe giocare un ruolo importante, come fece alle sue origini e negli anni '80, con la nascita delle coop lavoro. Nel campo agricolo molte proprietà sono di cooperatori conferenti ma non coltivatori. Prima o poi si dovrà pensare ad aziende fra cooperatori per la produzione, favorendo il lavoro giovanile e contenendo i costi di attrezzature sottoutilizzate.


Per essere all'altezza delle nuove sfide, però, la cooperazione deve cercare di tornare allo spirito delle origini, prendendo atto che, negli ultimi anni, il grande peso del settore ha incoraggiato atteggiamenti autoreferenziali e la convinzione di appartenere alla categoria dei «poteri forti». Esternando il tutto con riti, immagini, sedi e comportamenti che tendono a divaricarsi rispetto ai padri fondatori.


Per di più, proprio in conseguenza dei grandi successi raggiunti in questi anni, si è ripetutamente manifestata nei vertici del movimento la tendenza a lanciarsi in poco ponderate avventure finanziarie, la cui successiva «disavventura» ha provocato guasti non marginali a un'immagine e a un marchio che erano tradizionalmente accoppiati all'idea di «qualità».
Tutto ciò ha prodotto anche un crescente malessere tra gli operatori nel settore, un malessere cui a volte si è cercato di rispondere con atteggiamenti repressivi e con l'uso di strumenti burocratici. Al contrario, oggi c'è bisogno di riconoscere che il processo democratico che regola la governance della Federazione è inadeguato e lontano dallo spirito cooperativo. Un processo che va riformato con l'attenzione di preservare il principio di «una testa un voto», dal quale ci si è troppo allontanati in questi anni e che, invece, giustamente regola ancora la vita di tutti i primi gradi del sistema.


Infine, deve farsi strada la convinzione che, accanto alla parola «cooperazione» va posta anche la parola «competizione». Serve quindi una forte e netta azione di discontinuità per adeguare l'efficienza ed i costi della Federazione ai nuovi e probabilmente irreversibili parametri che la situazione economica ha già da tempo imposto alle associate. Serve una meditata, coraggiosa e determinata presa di posizione rispetto ai problemi che mettono a rischio la sopravvivenza di alcune singole cooperative e la competitività dei loro consorzi di riferimento, per cogliere le ridotte ma ancora possibili opportunità. Tale azione dovrà seguire due direttrici convergenti:


1) Una riorganizzazione tecnica improntata a criteri di efficienza, merito ed economicità da perseguire con rigore e determinazione.
2) Una pianificazione strategica caratterizzata da lungimiranza e coraggio.


Gli obiettivi suesposti non sono di facile realizzazione. Serve tempo, gradualità, determinazione e coesione da parte di tutti i soggetti in campo. È quindi indispensabile la realizzazione di un piano strategico pluriennale, all'interno del quale inserire obiettivi, metodi, regolamenti e atteggiamenti che dovranno caratterizzare i rapporti interni ed esterni (Pianificazione). Tale piano dovrà essere accompagnato da relativi budget quantitativi e qualitativi in merito all'operato della struttura che dovrà saper riposizionare competenze e razionalizzare i costi (Riorganizzazione).

 

 

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