«Le Comunità di valle generano coesione»
Continuano le presentazioni dei possibili candidati alla presidenza della Provincia. A parlare è Mauro Gilmozzi. E sulle Comunità di Valle dice: «Sono una straordinaria opportunità perché sul nostro territorio si generi coesione, partecipazione e responsabilità nelle scelte. Abolendole rinunceremmo a una dimensione di identità di valle e sarebbe un grave errore»
Mauro Gilmozzi, assessore provinciale al personale, enti locali, urbanistica e lavori pubblici è uno dei nomi di punta dell'Upt, il partito dell'ex governatore Lorenzo Dellai. Non ha nascosto la disponibilità a raccoglierne l'eredità mettendosi in gioco come candidato della coalizione alla presidenza della Provincia.
Se eletto presidente, dove taglierà quel miliardo di euro all'anno di risorse in meno del bilancio provinciale?
La Provincia ha un bilancio di 4 miliardi e mezzo al netto del patto di stabilità. Nel 2017 avremo 500 milioni di euro in meno perché finiscono gli arretrati, non un miliardo in meno. E se guardiamo il rapporto fra entrate e uscite pubbliche, ovvero il consolidato pubblico, il Trentino è messo meglio di tante altre regioni. Per questo io non credo che ci possa essere chiesto di più. Dove risparmiare? Temevamo la riserva all'erario, che è di 180 milioni ma la Corte Costituzionale ci sta dando ragione e queste imposte resteranno a noi, anche se 40 milioni vanno ai comuni. Poi, c'è il piano di miglioramento pubblica amministrazione che a regime nel 2017 darà un risparmio di 213 milioni di euro l'anno e comprende anche una politica diversa degli investimenti, la logistica, gli acquisti. Ne mancano 130 per arrivare a 500 milioni. Ma noi contiamo che ci sia una ripresa della crescita con un incremento del Pil del 2,5% nei prossimi 5 anni. Pensiamo infatti che con tutte le misure anticrisi e gli investimenti in ricerca il Trentino abbia ottime potenzialità di ripresa, con nuove imprese innovative.
Le Comunità di valle non hanno funzionato e la riforma è al palo. Meglio abolirle o riformarle? In che modo?
Ci sono cambiamenti significativi da introdurre nella composizione e funzionalità degli organi per favorire una forte integrazione e fiducia tra eletti e sindaci, tra dimensione politica di valle e agire dei comuni. È uno dei punti su cui dobbiamo riflettere attentamente come coalizione. La Comunità di valle è una straordinaria opportunità perché sul nostro territorio si generi coesione, partecipazione e responsabilità nelle scelte. Abolendole rinunceremmo a una dimensione di identità di valle e sarebbe un grave errore.
La maggioranza dei comuni trentini ha meno di mille abitanti. Intende promuovere l'unificazione dei piccoli comuni? In che modo?
Negli ultimi 30 anni le politiche di incentivo alle unioni non hanno prodotto nulla o molto poco, con incentivi che ora non ci possiamo più permettere, se non nei casi di effettiva volontà di fusione. Oggi, inoltre, le gestioni associate non sono più un ragionamento che prescinde dalla dimensione dei comuni. Nel 2017 il fondo perequativo avrà 40 milioni di euro in meno, quindi se i comuni non si preparano in una logica di integrazione, inclusione e solidarietà, qualcuno ce la farà altri no. Ho già detto che va recuperato il ruolo dei sindaci per le gestioni associate dei servizi, anche organizzati per subambiti, purché non si perda la logica di insieme se no qualcuno ci resta sotto. Se non ci si organizza per tempo si paga un prezzo dopo, che non vorrei che finisse a carico dei cittadini.
Le risorse sono in netto calo: come intende riorganizzare la macchina della Provincia? I dipendenti pubblici dovranno diminuire? Come?
Dentro il piano di miglioramento della pubblica amministrazione c'è anche la riorganizzazione della Provincia. Entro giugno ci sarà la ridefinizione degli uffici. Ci aspettiamo non solo di ridurre i costi ma di migliorare l'azione della pubblica amministrazione. Il tema principale sarà sicuramete quello della burocrazia. Abbiamo già tagliato centinaia di procedure. Ma dobbamo misurare la produttività dei servizi anche sulla semplificazione. Il tema della semplificazione, anche in termini culturali ed educativi di misurazione della produttività è cruciale. Sulla riduzione di personale non c'è ancora un numero da dare ma è vero che centinaia di persone (700, Ndr.) andranno in pensione entro 2017. Non licenzieremo nessuno perché lavoriamo sul blocco del turn over e sulla base di metodologie che aiutano a utilizzare meglio le tecnologie. In questa partita c'è anche la gestione associata dei comuni per 40 milioni di risparmi.
Le imprese in Trentino hanno beneficiato a lungo di robusto sostegno pubblico. Ora non è più possibile, Gli aiuti finanziari provinciali andranno tagliati? Come? Come andrà riorganizzato il mondo delle imprese senza più contributo pubblico?
Dobbiamo agire sulla pressione fiscale. Con le agevolazioni Irap già adottate la pressione fiscale in Trentino è di 2,5 punti più bassa che nel resto Italia. Riguardo ai contributi alle imprese, sono sui livelli stabiliti dall'Ue. La Provincia da tempo ha deciso invece di investire su ricerca, distretti dell'innovazione e misure a supporto liquidità e credito inpresa. Abbiamo già cambiato strategia, lavorando su fattori di competitività per fare del Trentino una green e smart region .
Metroland ha ancora senso? Quali saranno le priorità negli investimenti pubblici? Strade o ferrovie?
Metroland è più una visione che un progetto specifico: pone il tema delle connessioni ferroviarie interne ed esterne al Trentino, che è tema cruciale. Fra Trento e Bolzano qualcosa dovremo fare per avere almeno una fermata dell'alta velocità, se non ce la facciamo noi non ne la farà nessuno, come la Ferrovia della Valsugana che già ci manteniamo. Se vogliamo essere concreti si deve discutere a tutto campo e un robursto programma sulle connessioni strategiche a rotaia noi vogliamo metterlo in campo.
Sanità e assistenza hanno un costo in crescita esponenziale. Come pensa di farvi fronte? Che ruolo avrà il privato e il privato-sociale? E l'assistenza sanitaria integrativa?
La mia idea è quella di una sanità in rete in città e nelle valli. I presidi sanitari nei territorio vanno tutti valorizzati per mantenere la gente in montagna. Sono irrinunciabili. Poi è chiaro che dobbiamo trovare forme sinergiche per risparmiare e lo stiamo già facendo. Nel comparto del welfare, inoltre, ritengo che si possano costituire imprese nuove capaci di integrarsi con welfare pubblico. L'assistenza sanitaria integrativa dobbiamo attivarla e attuarla visto l'invecchianento della popolazione.
La ricerca negli ultimi anni ha avuto grande spazio e forti finanziamenti, dando luogo anche alla nascita di centri ed enti di dubbio ritorno economico. Cosa intende fare al riguardo? Come dovrà essere riorganizzata la ricerca?
La ricerca va sostenuta e integrata con il tessuto economico. Il modello che abbiamo costruito va portato avanti. La giunta non può da sola capire dove investire ma deve dotarsi di comitati scienfici che l'aiutino a valutare e comitati di controllo per capire se ciò che si finanzia ha buon esito. I filoni fino ad ora finanziati ci hanno dato un ritorno d'immagine nel mondo ma devono essere legati maggiormente allo sviluppo locale di imprese innovative.
Il turismo trentino ha beneficiato di un forte sostegno pubblico, dagli impianti di risalita alle Apt. Come verrà riorganizzato con minori risorse? Hanno ancora senso finanziamenti a copertura di buchi di bilancio per impianti di risalita sotto i 2.000 metri?
Il turismo è uno dei fattori su cui puntare con più convinzione. Rispetto a Bolzano abbiamo un miliardo in meno di valore aggiunto (loro 1,8 miliardi, noi 980 milioni) su alberghi. Una delle sfide maggiori è l'internazionalizzazione del prodotto montagna estate. Per farlo abbiamo bisogno di lavorare su certe offerte, la mobilità una di queste. Gli stranieri in centri pieni di auto non vengono. Serve un salto di qualità.Buona parte del nostro turismo è invernale, le infrastrutture sono di servizio turismo. Dove c'è un sistema impiantistico che regge va mantenuto. Sulle piccole stazioni, c'è un piano per abbandonare ciò che non sta in piedi, ma non c'è una regola in base all'altitudine.
Cultura e musei rischiano un taglio drastico di risorse. Potranno coesistere Mart e Muse? Con quali risorse? E le altre realtà culturali e i musei? Come?
L'investimento in cultura è importante. Dobbiamo impegnarci al massimo per non tagliare. Ciò non toglie che vadano superate duplicazioni e sprechi. Chiaro che nei diversi settori, da arte a scienze e storia deve esserci una certa autonomia dal punto di vista scientifico, ma serve un coordinamento unico e un piano di miglioramento per le funzioni amministrative e il personale. Servono sinergie. Con l'apertura del Muse, Trento acquisterà potenzialità sui mercati internazionali, è un investimento economico, filone molto interessante.