«Politici di carriera, spazio al passato»

Diego Mosna si era messo a disposizione della politica trentina «se c'è bisogno di dare una mano». Era pronto a prendersi sulle spalle il gravoso compito di portare avanti il lavoro di Lorenzo Dellai, se la coalizione di centrosinistra glielo avesse chiesto. Invece, ci sono stati tanti contatti, ma mai una richiesta ufficiale. E oggi che il centrosinistra autonomista si accinge a scegliere il suo «campione» con le primarie, Mosna commenta con amara ironia la sua mancata candidatura: «Sarebbe stato un salto troppo progressista»

di Luisa Maria Patruno

Diego Mosna, patron della Diatec, multinazionale con sede a Cles e presidente vincente della Trentino Volley, si era messo a disposizione della politica trentina «se c'è bisogno di dare una mano». Era pronto a prendersi sulle spalle il gravoso compito di portare avanti il lavoro di Lorenzo Dellai, se la coalizione di centrosinistra glielo avesse chiesto. Invece, ci sono stati tanti contatti, ma mai una richiesta ufficiale. E oggi che il centrosinistra autonomista si accinge a scegliere il suo «campione» con le primarie, Mosna commenta con amara ironia la sua mancata candidatura: «Sarebbe stato un salto troppo progressista». Lui nome della «società civile», infatti, non si vede in una competizione interna tra partiti. Nel frattempo, però, anche Progetto Trentino di Silvano Grisenti si è fatto avanti con il fondatore della Diatec. E chissà che l'ex assessore non riesca ad essere persiasivo.
 

Presidente Mosna, lei ha sostenuto Dellai alle elezioni politiche, potrebbe accettare di fare il candidato dell'Upt nelle primarie di coalizione?
I candidati sono determinati dalle segreterie, io non sono iscritto a nessun partito e quindi rappresenterei un'atipicità. Non penso che possa funzionare nel sistema attuale politico-partitico. Comunque, non ho mai avuto richieste ufficiali e in ogni caso non vado a propormi. Non sono un politico costruito per fare politica. Ho sempre detto solo che se c'era da dare una mano ero a disposizione.
 

L'onorevole Dellai non sembra soddisfatto dell'offerta di nomi sul tappeto, nessuno dei quali è riuscito ad emergere da solo sugli altri. Ha puntato su Pacher, poi Schelfi. Se l'Upt glielo chiedesse si candiderebbe alle primarie?
La maggioranza non è solo l'onorevole Dellai o l'Upt. Non si può andare al massacro. Sono tre partiti e ci voleva un nome, non dico il mio, gradito a tutti e tre. Ma mi sembra che sarebbe un salto troppo progressista scegliere un personaggio della società civile, lasciamo un po' di spazio al passato e ai politici di carriera. Pretenderemmo troppo da questa politica.
 

È molto critico.
Lo dico con simpatica ironia.
 

Forse anche con un po' di sconforto verso questa politica?
Direi che questa politica non è pronta al cambiamento. La società civile lo vorrebbe, eccome. Ma il sistema politico non capisce le cose che la gente vorrebbe. Capisco che chi è vissuto in un partito per fare carriera politica ha la voglia di concorrere all'obiettivo massimo.
 

Le primarie non serviranno?
Non è il fatto delle primarie. Penso che la ricerca di un candidato condiviso andava fatta molto prima. Mi dispiace, perché più chiarezza avrebbe aiutato gli elettori. È stato deleterio continuare a tentare di convincere chi non era convinto come Alberto Pacher. È stato un atto di debolezza e non vedo il coraggio di scelte innovative in questa politica. Penso che questo percorso non verrà preso bene dalla gente, ci sarà un grosso calo di affluenza e così stiamo copiando sempre più la politica nazionale.
 

Il centrosinistra rischia a ottobre secondo lei?
Eh sì, corre dei grossi rischi. Gli elettori sono sconcertati. Se vince le primarie un candidato del Patt, ad esempio, io non so se gli elettori del Pd, al di là delle persone, poi sono così contenti di votarlo. E gli autonomisti non dovrebbero avere il presidente della Provincia, visto che con gli accordi per le politiche già hanno ottenuto due parlamentari.
 

Ma il centrodestra non sembra rappresentare un pericolo. È un po' allo sbando o no?
Sì è allo sbando, ma va considerato che Progetto Trentino è in forte crescita e potrebbe essere un elemento importante di svolta. Non va sottovalutato, come stanno facendo tutti.
 

Cosa pensa di Progetto Trentino?
Nelle valli se ne parla molto ed è attivo sul territorio.
 

Lei è stato contattato da Grisenti?
A titolo personale sono venuti in tanti da me. Molti pensano che il mio apporto potrebbe funzionare come spinta a un forte cambiamento. Ma io non vado a fare il don Chisciotte. E poi più che di Valdastico e Comunità di valle vorrei si parlasse di come aprire nuove aziende per creare occupazione.

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