Quelli che... hanno perso e tornano a lavorare
Dal bancario al giornalista televisivo, dal funzionario in comunità di valle all'operatore finanziario. Professioni accantonate, in parte o del tutto, per anni, per dedicarsi a tempo pieno alla politica. Ma per molti, da lunedì mattina, le cose sono cambiate. Dovranno immaginare una quotidianità lontana dal palazzo della Provincia. Niente più sedute in consiglio provinciale o in commissione. Le urne hanno fatto vittime eccellenti e tra gli esclusi ci sono ex consiglieri e assessori che, dopo una o più legislature in consiglio provinciale, dovranno riprendere il lavoro di un tempo
Dal bancario al giornalista televisivo, dal funzionario in comunità di valle all'operatore finanziario. Professioni accantonate, in parte o del tutto, per anni, per dedicarsi a tempo pieno alla politica. Ma per molti, da lunedì mattina, le cose sono cambiate. Dovranno immaginare una quotidianità lontana dal palazzo della Provincia. Niente più sedute in consiglio provinciale o in commissione.
Le urne, domenica scorsa, hanno fatto vittime eccellenti e tra gli esclusi ci sono ex consiglieri e assessori che, dopo una o più legislature in consiglio provinciale, dovranno riprendere il lavoro di un tempo. La pattuglia di chi non ce l'ha fatta è folta: dall'ex assessore alla solidarietà internazionale Lia Beltrami, che correva con il Patt, all'ex vice presidente del Consiglio regionale Marco Depaoli, dell'Upt. Bocciature «trasversali», nel centrosinistra come nel centrodestra. Dal professor Claudio Eccher e Giorgio Leonardi, in lizza con Forza Trentino a Alessandro Savoi , vittima nel Carroccio. Da Giuseppe Filippin , candidato nel Mir a Michele Nardelli, consigliere uscente del Pd.
Ma nessuno, tra quelli sentiti, almeno a parole, appare preoccupato dal ritorno alla «normalità» e al vecchio impiego. Quanto alla politica, resta una passione - intesa come servizio alla comunità - che molti continueranno a coltivare, anche fuori dalle istituzioni.
«Io sono tutt'altro che depressa», attacca una scoppiettante Caterina Dominici che, dopo tre legislature, è rimasta fuori. Le 1.675 preferenze ottenute con Autonomia 2020 non sono bastate e la rabbia per quella che definisce «la cacciata» di Rossi e Panizza, è tutt'altro che smaltita. «La lista non ha raggiunto il quorum, ma i miei voti li ho presi - afferma - Ma è entrata gente che ha preso la metà dei miei voti». Il tempo della «pensione», però, è ancora lontano. «Sapevo che era difficile, ma continuerò a fare politica, anche se non so dire dove. Mi batterò per aiutare prima i trentini, porterò avanti il discorso della minoranza linguistica nonesa ladina e mi muoverò nel settore della cultura. E poi accompagnerò mio marito ai premi internazionali di poesia».
Tornerà a lavorare in banca Franca Penasa che, con Forza Trentino, non è riuscita a centrare la rielezione. «In questi anni - dice - ho lavorato con la massima serietà e sono serena. Ero in aspettativa e tornerò in cassa rurale. Certo - aggiunge - sono rimasta meravigliata che, proprio chi ha causato tanti problemi, sia stato riconfermato. Il problema è che è mancato l'elettorato: stando a casa, quel 37% di elettori, ha rafforzato la linea politica che non condivideva. Ma l'impegno rimane: ho un debito con chi mi ha votato e ho intenzione di mantenerlo, anche fuori dal consiglio».
Nessun dramma anche per Marco Sembenotti, che correva con la Civica Trentina e ha chiuso la competizione con 935 preferenze. «Sono molto fatalista e, anche se ovviamente dispiace rimanere fuori, non sono deluso. Anzi, ho preso 400 voti in più rispetto alle scorse elezioni». Dal 1995 in politica, prima come consigliere a palazzo Thun e poi sugli scranni del consiglio provinciale, Sembenotti non ha mai abbandonato del tutto il suo lavoro: «Ho un'attività di trading finanziario e, in questi anni, non l'ho mai abbandonata, anche se ovviamente le ho dedicato meno tempo. Dopo 18 anni essere senza un incarico istituzionale è certo una novità, ma la politica, come servizio al cittadino, non si abbandona».
Continuerà un percorso legato all'edilizia, anche se con un ruolo diverso, Salvatore Panetta , ex consigliere provinciale dell'Upt. Lo attende un lavoro da funzionario nella Comunità di valle dell'Altopiano della Paganella. «Riprendo il lavoro di un tempo - dice - La mia tranquillità è dettata anche dal buon risultato personale: la città mi ha premiato ancora come il più votato dell'Upt (ha ottenuto 1.035 preferenze ndr). Certo, c'è il dispiacere per l'esclusione, ma ho ricevuto molte telefonate di stima e il risultato su Trento mi ha dato molta soddisfazione». Già responsabile dell'edilizia abitativa del C5, l'ex assessore alle politiche abitative non cambia il settore di interesse: «L'edilizia resta il mio traino: prima da funzionario, poi come assessore, quindi da consigliere provinciale. Ora continuo con l'esperienza da funzionario in Comunità».
Come lui Andrea Rudari, che correva per Il Pd e che non è riuscito a farsi rieleggere in Provincia. L'ex assessore comunale riprenderà senza patemi il suo lavoro presso l'ufficio legale dell'associazione albergatori. Il sentimento di Rudari è affidato ad un tweet indirizzato a chi lo ha sostenuto: «Carissimi vi ringrazio tanto. Ora nessun dramma, si volta pagina. L'impegno nel Pd continua anche fuori dall'aula. Un abbraccio, Andrea».
Non ha mai appeso il suo camice bianco la dottoressa Vittoria Agostini, ex consigliera provinciale, candidata con l'Upt, che ha ottenuto 1.615 voti. «La mia vita non cambia - assicura - In primis sono un medico e, anche durante la breve esperienza in consiglio, ho continuato le due professioni, perché non volevo tradire i miei pazienti Adesso posso dedicare completamente il mio impegno a loro». Anche per la dottoressa Agostini nessuna amarezza. «Sono soddisfatta della vittoria del centrosinistra, alla quale penso di avere portato anche il mio contributo e torno serenamente alla mia quotidianità».
Dopo due legislature, tornerà al suo lavoro in Rai l'ex capogruppo dell'Upt e giornalista Giorgio Lunelli, che lo ha annunciato in una nota. «Per me la politica è non offrire promesse in cambio di consenso, dire, piuttosto, che i doveri vengono prima dei diritti - sottolinea - Oggi, questa esperienza - che mi ha arricchito in termini di umanità e di relazioni sul territorio - viene a terminare. Posso cosi tornare ad una professione che amo e ad un posto di lavoro dove potrò ancora dare molto. Ce ne sono molti, tra i giovani che mi hanno accompagnato in questi anni. A tutti costoro - afferma Lunelli - pur nei doverosi limiti che la professione del giornalista del servizio pubblico impone, assicuro la mia vicinanza, il mio sostegno sul piano culturale e delle idee».
Anche chi non era già in consiglio provinciale, ma si è messo in gioco nella tornata elettorale, ha «accantonato» per alcuni mesi il proprio lavoro. È il caso di Giuseppe Ferrandi, insegnante di professione ora in aspettativa e direttore del museo storico, incarico nell'ambito del quale si era «sospeso» dalla funzione. Ferrandi, che correva con il Pd, ha ottenuto 2.109 voti, ma non è riuscito a entrare. Resta direttore del Museo? «In questo momento non lo so - risponde - Io avevo chiesto aspettativa fino al giorno delle elezioni dall'incarico di direttore, perché quella era la mia incompatibilità. Sulla carta io rientro, ma magari ci saranno altre valutazioni». In ogni caso ieri Ferrandi era già in ufficio, al lavoro. «Il mio - dice - è un percorso preciso: ho un incarico di direttore del museo che durerebbe ancora quattro anni».
Potrà finalmente godersi la pensione Mario Casna, che correva sotto il segno delle Stelle Alpine. Dopo una legislatura in Provincia, da lunedì il ritorno alla vita «normale». «Non ho pensato a cosa farò, mi dovrò godere la pensione, ma non voglio stare fermo, qualcosa farò». Quanto all'impegno politico, aggiunge: «Sono a disposizione del partito, se hanno bisogno del mio aiuto e delle competenze ci sono. C'è tanto bisogno di lavoro, dunque lasciamo che lavorino i giovani, non voglio certo rubarlo. Ma se fossi richiesto per le mie competenze sono a disposizione».