Centrodestra trentino, un ko lungo vent'anni
Deve esserci un'aria strana da quelle parti. Forse un virus. Di sicuro, una maledizione. Un maleficio che condanna il centrodestra all'eterna sconfitta. Divisi (quasi sempre) o insieme (poche volte), i partiti di centrodestra perdono. Sempre. E ancora. Ora e ancora. Eccoci a raccontare l'ennesima disfatta del centrodestra in TrentinoI tuoi commenti
TRENTO - Deve esserci un'aria strana da quelle parti. Forse un virus. Di sicuro, una maledizione. Un maleficio che condanna il centrodestra all'eterna sconfitta. Divisi (quasi sempre) o insieme (poche volte), i partiti di centrodestra perdono. Sempre. E ancora. Ora e ancora. Eccoci a raccontare l'ennesima disfatta del centrodestra in Trentino: dal 1994, l'anno della discesa in campo di Silvio Berlusconi , sono passati quasi vent'anni, ma se in questo periodo Silvio è stato molto spesso al governo, in Trentino non è mai successo. Ecco, andarono benino proprio le elezioni politiche del 1994, con la calata su Roma di alcuni peones di Forza Italia. Da allora sono state solo mazzate. Tante e dolorose.
Certo, l'ultima volta non poteva che andare così. Sì, perché in termini di divisione delle forze in campo è stato battuto il record mondiale. Molti voti del centrodestra, infatti, prima di tutto sono andati a rimpolpare il misero bottino di Diego Mosna , sostenuto da gente che a vario titolo aveva militato nel centrodestra, come Rodolfo Borga, Walter Viola, Nerio Giovanazzi. Il resto se lo sono spartiti addirittura in quattro candidati: Maurizio Fugatti (Lega), Giacomo Bezzi (Forza Trentino), Cristano de Eccher (Fratelli d'Italia) e perfino Giuseppe Filippin (Mir). Insomma, parafrasando un noto spot televisivo si potrebbe dire che a Ugo Rossi piace «vincere facile», se non fosse che in questo modo si rischia di sminuire il successo del centrosinistra autonomista, che non ha certo trionfato solo grazie ai contrasti dell'opposizione.
In sede di commento, è mancata pure ogni autocritica. Da Fugatti a Bezzi sono arrivate molte lamentele nei confronti di Diego Mosna e del suo rifiuto all'accordo con la Lega Nord e con Forza Trentino. Ma l'imprenditore aveva chiarito da subito che non avrebbe mai stretto un'intesa con le forze «nazionali» di centrodestra e quindi la scelta non ha spiazzato nessuno, se non i diretti interessati. Se non c'è autocritica, non si potrà nemmeno costruire una opposizione degna di questo nome e quindi porre le basi per una qualche risalita.
La maledizione della sconfitta riguarda prima di tutto Forza Italia. Inutile nascondere il fatto che passa da questo partito la principale responsabilità per una opposizione inesistente. In vent'anni è cambiato tutto, sono arrivati risultati più o meno accettabili ma mai Forza Italia (o Pdl) ha dimostrato di rappresentare una alternativa credibile alla maggioranza di centrosinistra. Troppe volte la politica si è intrecciata alle questioni personali, e decine di dirigenti nel corso degli anni hanno lasciato il movimento. Maurizio Perego , ad esempio, da giovane leader del partito si è allontanato dalla politica attiva, avvicinandosi però da osservatore al centrosinistra. Dall'ex segretario in poi si è verificata una lunga teoria di epurazioni o di allontanamenti più o meno volontari, che (momentaneamente) si conclude con l'uscita di scena degli ex consiglieri Mauro Delladio e Giorgio Leonardi , oltre a quella meno recente di Giacomo Santini . Ecco, in Forza Italia stupisce ogni volta questa capacità di chiudere i rapporti facendo volare gli stracci: Santini, ad esempio, da Forza Italia ha avuto ogni elezione possibile (Europee, Politiche e Provinciali), ma una volta esauriti i suoi incarichi è stato messo alla porta, forse anche perché l'ex giornalista dopo quasi vent'anni si è accorto dell'esigenza personale di prendere le distanze da Silvio Berlusconi.
Tante rotture, tanti drammi personali e infinite porte sbattute, in casa di Forza Italia, quindi. II partito peraltro si è segnalato anche per una debolezza tale da venire di volta in volta «conquistato» dal leader di turno, che ha usato il movimento per avere visibilità, farsi eleggere in Consiglio provinciale e poi passare verso altri lidi sulla base di considerazioni personali. Ecco quindi che Forza Italia - Pdl nello svolgersi delle elezioni ha offerto un comodo «passaggio» a consiglieri che poco avevano a che fare con la storia dei berlusconiani, come Nerio Giovanazzi e Pino Morandini , per non parlare di Mario Malossini . Appunto: l'ex presidente della Provincia grazie a Forza Italia - Pdl ha potuto compiere il grande ritorno in politica ma una volta rimesso in panchina non mai fatto campagna elettorale per gli «azzurri», anzi più volte ha avuto parole di stima nei confronti dell'ex presidente della Provincia Lorenzo Dellai.
Il rapido amarcord ci serve anche per chiarire che Michaela Biancofiore , la «fedelissima» di Berlusconi presa di mira da tutti quale colpevole degli ultimi disastri del partito, non ha fatto altro che inserirsi in un solco che in Trentino è già ben segnato. Certo, Biancofiore ci ha messo un talento particolare, tutto personale, ma la situazione di Forza Italia - Pdl è compromessa praticamente da sempre. Non a caso l'arrivo di Giacomo Bezzi va inserito nella tradizione degli «alieni» che arrivano in Forza Italia, si fanno eleggere e creano terra bruciata intorno. L'ex autonomista, infatti, ha firmato un patto di ferro con Michaela Biancofiore per entrare in Consiglio da una posizione «facile», cioè quella di candidato presidente. Un privilegio che lo ha portato direttamente in Consiglio provinciale, mentre l'ex segretario Giorgio Leonardi è stato piazzato al ventiseiesimo posto, a partire dal quale ha giocato comunque la sua partita: è risultato il più votato di Forza Trentino ma resta fuori dal Consiglio provinciale a causa del risultato disastroso della lista, che non va oltre il solo consigliere.
Un piccolo passaggio su Giacomo Bezzi. Già segretario del Patt e presidente del Consiglio provinciale grazie all'accordo con Lorenzo Dellai, poco prima delle elezioni politiche di febbraio aveva scoperto la militanza nel Pdl: si è quindi candidato al Senato nel collegio di Trento e delle valli del Noce e il destino ha voluto che sfidasse l'ex collega di partito Franco Panizza, che lo ha più che doppiato nei voti; poi si è candidato alle provinciali di domenica scorsa, con il risultato che il suo ex partito esprime il presidente della Provincia, che tra l'altro è pure quell'Ugo Rossi che Bezzi ha «portato» nel Patt e ha avviato alla politica. Insomma, come giocare contro la tua ex squadra e scoprire che sono molti più bravi senza di te, che nel frattempo sei retrocesso: si capisce perché lunedì sera Bezzi era piuttosto sotto choc.
Lunedì è iniziata la legislatura di Ugo Rossi e della sua responsabilità di governo. Sarebbe importante che arrivasse un giorno nel quale inizia anche la costruzione di un centrodestra credibile.