Fumatori di «canne» assolti Alla guida, ma senza sballo
La corte d'appello di Trento ha restituito la patente e la fedina penale di nuovo pulita a due fumatori di cannabis pizzicati alla guida delle rispettive vetture. In entrambi i casi - si trattava di due processi diversi, ma analoghi per contenuto - i giudici venerdì hanno assolto gli imputati, condannati in primo grado a 4 mesi di reclusione più un anno di sospensione. Anzi, nel procedimento dove era imputato un diciannovenne, che aveva ottenuto la patente solo un mese prima, questi rischiava anche il ritiro definitivo del documento di guida
TRENTO - La corte d'appello di Trento ha restituito la patente e la fedina penale di nuovo pulita a due fumatori di cannabis pizzicati alla guida delle rispettive vetture. In entrambi i casi - si trattava di due processi diversi, ma analoghi per contenuto - i giudici venerdì hanno assolto gli imputati, difesi dagli avvocati Romina Targa e Claudio Tasin, condannati in primo grado a 4 mesi di reclusione più un anno di sospensione. Anzi, nel procedimento dove era imputato un diciannovenne, che aveva ottenuto la patente solo un mese prima, questi rischiava anche il ritiro definitivo del documento di guida.
Il ragazzo la sera del 21 gennaio del 2011 era stato protagonista di una bravata che in ogni caso gli è costata cara. A bordo di una Golf sorpassava sulla corsia degli autobus lungo via Brennero nientemeno che un'auto della polizia municipale. Scontata la reazione degli agenti che accendevano sirene e lampeggianti per fermare il veicolo. Invece che accostare, la Golf tentava la fuga: l'auto schizzava via a tutto gas con la polizia municipale alle calcagna. Il ragazzo, che forse aveva visto qualche telefilm americano di troppo, ha tentato di seminare la polizia infilandosi nelle stradine dei Solteri nascondendosi con un'improvvisa retromarcia.
Nonostante la manovra "creativa", non sfuggiva alla polizia municipale che contestava all'automobilista una lunga serie di violazioni, dalla guida pericolosa al passaggio con il semaforo rosso. E visto che questi, per nulla intimorito, se la rideva, gli agenti decisero di sottoporre il giovane al pre test dell'etilometro (risultato negativa) e alle analisi al pronto soccorso per verificare l'assunzione di sostanze stupefacenti. Sia l'analisi delle urine, sia l'analisi del sangue davano risultati positivi. Il giovane aveva assunto cannabinoidi. Questo era bastato al giudice di primo grado per condannarlo per guida sotto l'effetto di sostanza stupefacente.
L'altro processo, celebrato a ruota venerdì in Corte d'appello, vedeva imputato un uomo che nel 2010, mentre andava al lavoro, fece un incidente lungo la strada Dorsino-Molveno. Ferito, fu trasferito in ospedale dall'elisoccorso. Dalle analisi del sangue emerse la positività sia agli oppiacei, sia ai cannabinoidi. In primo grado anche lui fu condannato, ma in realtà non era "sballato". Gli oppiacei, aveva chiarito lo stesso primario del Pronto soccorso, erano stati iniettati dal personale sanitario.
Restava per entrambi gli imputati il problema dei cannabinoidi, cioè le tracce di Thc. La procura generale ha disposto una perizia che, ancora una volta, ha confermato come la presenza di tracce non significhi affatto che il guidatore sia ancora sotto l'effetto di una "canna".
Il dottor Franco Tagliaro, specialista tra l'altro in tossicologia forense, ha stabilito che i metaboliti Thc erano inattivi. Quelli attivi hanno un tempo di rilevabilità ematica di 5 ore che sale a 10 ore nelle urine. Molto più a lungo è il tempo di rilevabilità per i metaboliti ormai inattivi: da 3 fino a 13 giorni per i consumatori cronici nel sangue, e fino a 87 ore nelle urine. Nel caso in esame - ha scritto il perito - «è ragionevole affermare che fossero trascorse almeno 24-36 ore dall'ultima assunzione». Insomma, il ragazzo non disdegnava le canne, ma quel giorno - anche se se la rideva a crepapelle - non era in stato di intossicazione acuta. Dunque assolto. E così anche l'altro imputato.