I pionieri delle Albere: 5 mesi da soli

Vabbè che è sempre stato presentato come un quartiere esclusivo, ma forse Fabio e Margarita non pensavano che per cinque mesi sarebbero stati i primi e unici abitanti delle «Albere», 300 alloggi firmati Renzo Piano di cui pochissimi venduti. Nonostante la «solitudine», ora rotta dall'arrivo di una condomina, i due si trovano benissimo: «Le case sono luminose e c'è tanto verde». E, a ben guardare, non c'è nemmeno il problema dei vicini rumorosi

di Barbara Goio

Sono stati i primi, una sorta di pionieri, a mettere piede nelle famose case di Renzo Piano, nel quartiere più innovativo della città, le Albere. Margarita, 24 anni, laureata in economia e geologia, ed ora dottoranda in informatica, e Fabio, professore universitario, si sono trasferiti da oltre cinque mesi, e vivono sulla propria pelle i mutamenti di questa nuova area urbanistica sulla quale ognuno vuole dire la sua.
 

Perché avete scelto proprio le Albere?
«L'abbiamo visto la scorsa primavera e ce ne siamo innamorati subito. Poi a fine agosto abbiamo traslocato ed è vero, siamo stati proprio i primi. Forse perché l'abbiamo visto al tramonto, con le vetrate che davano sulla valle, ma questo posto ci è sembrato subito bellissimo. Siamo anche andati in giro a cercare altre proposte, ma alla fine abbiamo deciso che questa sarebbe stata casa nostra».
 

Non vi è sembrato un po' strano essere i primi abitanti di questo quartiere, non vi siete mai sentiti un po' soli?
«No, ci siamo trovati subito bene. Anche perché la nostra casa dà sul parco giochi e c'è sempre un po' di gente che viene a passeggiare, o che fa moto all'aria aperta. Per me che esco con la carrozzina (ora il bimbo di Margarita ha 7 mesi, ndr) è molto comodo poter contare sullo spazio verde così vicino. E poi c'è anche il Muse, attorno al quale c'è sempre un via vai di gente rilassata».
 

E adesso anche la pista del ghiaccio...
«Sì, adesso c'è anche la pista del ghiaccio, e poi ci sarà la biblioteca. E a breve dovrebbe aprire anche una palestra, così ci possiamo iscrivere. Il rione sta crescendo».
 

Com'è il vostro appartamento?
«È di 110 metri quadri commerciali, e 87 calpestabili. L'interno è disegnato molto bene e c'è spazio per tutto. Le finestre danno a sud e le due camere hanno una vetrata che parte dal pavimento e arriva al soffitto: devo dire che quello che mi piace di questa casa è soprattutto la luminosità».
 

Come siete messi per quanto riguarda i negozi, i servizi?
«Da quando siamo venuti ad abitare noi, c'è una pasticceria: e noi all'inizio ci andavamo tutti i giorni a fare colazione, prima che ci montassero la cucina. Adesso è diventato un po' il luogo di ritrovo, anche perché nel frattempo hanno aperto degli altri bar. Quanto ai negozi, si dovrà aspettare un poco. È vero però che da quando è stato costruito il passaggio pedonale, io raggiungo il centro della città in una decina di minuti. Anche con la carrozzina ci metto davvero poco: prima, invece, fare Via Sanseverino non era una buona cosa».
 

Com'è parcheggiare in un garage enorme ma praticamente deserto? Non ha paura?
«A dir la verità io non ho la patente, e quindi quando sono in macchina sono sempre con mio marito. Però il nostro posto macchina deve essere sicuramente il più comodo di tutti perché è capitato ancora che, benché tutto il garage fosse libero, c'è sempre qualcuno che parcheggia esattamente al nostro posto (ride)».
 

Adesso è arrivato qualcun altro?
«Da poco c'è una signora, che abita proprio sotto di noi. Ci vediamo a fare colazione ogni tanto, e mi sembra contenta di abitare qui. Poi ci sono anche delle altre famiglie, ma in effetti siamo ancora pochi».
 

Cosa direste a qualcuno per convincerlo a venire ad abitare qui?
«A parte il fatto che sono appartamenti molto luminosi, sono tutti collegati con la fibra ottica e la classe energetica è la migliore: le case di adesso dovrebbero essere così, bisogna dire che i consumi sono molto ridotti. Il riscaldamento è a terra ed è centralizzato, ma si paga al consumo. Infine, soprattutto all'inizio quando si stavano collaudando gli impianti, appena c'era qualche problema, veniva subito qualcuno a risolverlo: in dieci minuti era sempre disponibile un idraulico o un elettricista. Anche adesso c'è una  control room  che monitora tutti gli impianti. Inoltre è una zona tranquilla, con tanto verde e sicura».
 

In questa area sorgeva una delle più importanti fabbriche di Trento, la Michelin, che ha dato lavoro a migliaia di persone. Che effetto le fa sapere che dove è nata un'intera classe operaia ora c'è il quartiere d'élite della città?
«Né io né Fabio siamo di Trento: io sono nata in Russia e mi sono trasferita in Italia quattro anni fa, mentre Fabio è di Como e ha girato il mondo. Questo discorso del rione è molto interessante e fa parte della storia della città, ma non ci ha influenzato sulla nostra percezione del luogo».
 

C'è chi dice che una parte di storia è stata cancellata...
«È rimasta la piazza delle donne lavoratrici, ed è un luogo significativo».

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