Non c'è accordo sulle circoscrizioni
Nulla di fatto. Dopo tre sedute intere di consiglio comunale, per un totale di oltre nove ore di discussione e 18mila euro di spesa, sulle circoscrizioni siamo più o meno al punto di partenza. Ieri sera l'assemblea di palazzo Thun ha sonoramente bocciato, come ampiamente prevedibile, la proposta di delibera di Giovanna Giugni che ne chiedeva l'abolizione
Nulla di fatto. Dopo tre sedute intere di consiglio comunale, per un totale di oltre nove ore di discussione e 18mila euro di spesa, sulle circoscrizioni siamo più o meno al punto di partenza. Ieri sera l'assemblea di palazzo Thun ha sonoramente bocciato, come ampiamente prevedibile, la proposta di delibera di Giovanna Giugni che ne chiedeva l'abolizione. La consigliera del gruppo misto, che oggi milita nel movimento «Punto e a capo», avrebbe avuto bisogno, trattandosi di modifica statutaria, di una maggioranza di due terzi del consiglio ma ha racimolato solo 9 voti a favore, contro 19 contrari e 7 astenuti. A favore, oltre alla proponente, hanno votato solo il gruppo Pdl-Forza Italia, la Lega Nord e il gruppo Autonomie.
Ma se la conferma della volontà di mantenere in vita le circoscrizioni, uno dei pochissimi casi in Italia visto che nelle regioni ordinarie sono state eliminate per legge nei centri con meno di 250mila abitanti, era scontata si pensava che il dibattito sarebbe stata almeno l'occasione per la maggioranza per fissare alcuni paletti in vista di un futuro riassetto. E la proposta di mozione faticosamente contrattata nelle scorse settimane sembrava andare in questa direzione, ribadendo la volontà di mantenerle in vita tutte e 12 e dando alcuni precisi limiti a indennità dei presidenti e gettoni di presenza. All'ultimo però Pd, Upt e Verdi hanno fatto retromarcia, emendando e di fatto svuotando di contenuti la propria mozione. Il testo definitivo infatti non fa più riferimento al numero di circoscrizioni e si limita a prospettare «la revisione dei costi dei consigli circoscrizionali e la loro composizione», senza ulteriori indicazioni. Un compromesso raggiunto per non entrare in rotta di collisione con il Patt, convinto che questo tipo di servizio debba essere prestato in forma gratuita, senza indennità o compensi di sorta. «Voteremo questa mozione solo per lealtà anche se non è quello che volevamo e se ci saremmo aspettati maggiore linearità di comportamento da parte del Pd» ha detto in aula Paolo Monti.
La mozione della maggioranza, alla fine l'unica ad essere approvata, prevede poi di rivedere l'attuale sistema dei pareri obbligatori forniti dalle circoscrizioni spesso su materie che esulano dalle loro competenze, di «rendere più snelle le procedure burocratiche» e di «riorganizzare i servizi decentrati, anche con possibili accorpamenti dei servizi di supporto al ruolo istituzionale e gestionale». Un po' pochino per una riforma ancora tutta da scrivere. Il fatto è che di tempo per cambiare le cose non ce n'è ancora moltissimo, perché le modifiche allo Statuto oltre ad avere una maggioranza qualificata debbono essere approvate almeno sei mesi prima del voto, quindi entro il prossimo autunno. E dunque alla fine potrebbe rimanere tutto com'è, o meglio potrebbero entrare in vigore le modifiche inserite dalla legge regionale, che mantiene in vita le circoscrizioni e le rende gratuite. Se invece si vorranno mantenere gettoni e indennità ai presidenti, comunque con il limite del 10% dello stipendio del sindaco, i partiti di maggioranza dovranno trovare un accordo e racimolare anche qualche voto in più.
«Le mozioni che avete presentato sono pannicelli caldi per un malato grave. Sono molto delusa. Ma non si può cambiare il corso della storia e le circoscrizioni saranno cancellate, anche se non da noi» ha detto in sede di dichiarazione di voto Giovanna Giugni. Oltre alla sua proposta sono state bocciate anche le mozioni di Lega Nord e Progetto Trentino. La prima chiedeva di intervenire anche sui gettoni di presenza dei consiglieri comunali, abbassandoli, una richiesta a cui aveva aderito il Pd con un emendamento in cui ne proponeva il dimezzamento ma che il Carroccio non ha accolto. L'iniziativa dei democratici, presa senza condividerla con il resto della maggioranza, ha peraltro provocato risentimenti nel centrosinistra, in particolare tra gli autonomisti, contribuendo ad aumentare le distanze.
Votata per punti ma bocciata in toto anche la proposta di Progetto Trentino, che proponeva di accorpare alcune circoscrizioni modificandone i confini, diminuire il numero di consiglieri, eliminare alcune competenze e proporzionare le indennità a dimensione e numero di abitanti.