Il gestore dello Zugna: «Al rifugio solo a piedi»
Dall'altro pomeriggio la strada per il Rifugio Zugna è sgombra, i parcheggi sono liberi, sabato e domenica si riapre. Montagne di neve fanno da cornice ad uno dei luoghi più amati dai roveretani, che da gennaio vive molti cambiamenti grazie alla nuova gestione. «Il rifugio è a 1600 metri: dal prossimo anno facciamo un parcheggio a 1400 così che il rifugio sia raggiungibile solo a piedi: sono curioso di sapere cosa ne pensano i roveretani» I vostri commenti
Dall'altro pomeriggio la strada per il Rifugio Zugna è sgombra, i parcheggi sono liberi, sabato e domenica si riapre. Montagne di neve fanno da cornice ad uno dei luoghi più amati dai roveretani, che da gennaio vive molti cambiamenti grazie alla nuova gestione. Un inizio un po' travagliato, visto che a dicembre scorso il vincitore del bando d'assegnazione si era ritirato dalla gara e tutto si era risolto solo quando la ditta di Stefano Zanellato, seconda all'asta, aveva accettato di occuparsi della struttura. Per oltre 40 anni il rifugio era stato gestito dalla Cooperativa Amici dello Zugna, un nutrito gruppo di volontari che facevano riferimento a Luigino Simoncelli, ma con il tempo la situazione era diventata insostenibile. Da qui la necessità di trovare un gestore con esperienza. Ora il rifugio è nelle mani di Gigi che con la moglie ed i tre figli Stefano, Juri e Andrea si sta impegnando perché lo Zugna riprenda il posto che merita nel cuore dei roveretani. E non solo. «Ho notato - spiega Gigi - che è un luogo ancora sconosciuto a molti appassionati della montagna, persone che vengono dal Veneto e dall'Emilia, e questo è un peccato perché il posto merita». Tante le iniziative in cantiere, ma prima di tutto vanno conservate le attività e le collaborazioni in atto, «con il Museo civico e l'osservatorio, e poi con il Museo della guerra», in vista delle celebrazioni del centenario. Zanellato, emiliano, da anni gestiva un rifugio nell'Agordino dove aveva avviato una palestra di roccia e di ghiaccio. «Ho molte idee - prosegue Gigi - concerti in quota, la possibilità di slittare, ciaspolare, dormire, fare feste, ma sempre con un'impronta precisa, è un rifugio di montagna, un posto serio». Resta il problema della strada, la cui apertura è garantita da una convenzione con il Museo Civico. Ma la situazione resta critica e Gigi ha un'idea di grande impatto: «Risolviamo il problema alla radice. Il rifugio è a 1600 metri: dal prossimo anno facciamo un parcheggio a 1400 così che il rifugio sia raggiungibile solo a piedi, un luogo lontano dallo stress delle auto, con l'arrivo in quota, il mangiare di qualità e la possibilità di raggiungere la cima a 1900 metri. Tanti che vengono qui mi dicono che apprezzerebbero un rifugio così: sono curioso di sapere cosa ne pensano i roveretani».