Sindacati sui vitalizi: «Manifestare non serve»
Cgil, Cisl e Uil in coro: «Nella protesta contro i vitalizi troppa carne al fuoco: cosa c'entrano Itea e privilegi?». Pomini: «Nella piazza di sabato ho visto troppi personalismi, ovvero Casagranda e Flammini che ce l'hanno con Dorigatti, e questioni diverse buttate insieme alla rinfusa»I vostri commenti
TRENTO - Sabato si è svolta la manifestazione di piazza organizzata dai sindacati di base e dal Centro Sociale Bruno. Tra le bandiere assenti, previste e prevedibili, c'erano quelle di Cgil, Cisl e Uil. Il corteo contro i privilegi non ha visto in prima linea i tre principali sindacati, che hanno disertato la piazza, anche se i temi della protesta, ovvero vitalizi, costi delle politica e pensioni, sono da sempre un loro cavallo di battaglia. I tre segretari, Walter Alotti della Uil, Paolo Burli della Cgil e Lorenzo Pomini della Cisl, spiegano il perché.
«La piazza è una soluzione legittima - attacca Paolo Burli - e noi siamo i primi ad essere indignati sulla questione. Però l'iperattivismo dei sindacati di base è una questione di propaganda e non una proposta di soluzione dei problemi. Mettere insieme Itea e lavoro a vitalizi e costi della politica è sbagliato: sono questioni da affrontare una alla volta».
Però anche voi siete d'accordo sui motivi principali della manifestazione.
«Certamente, e infatti stiamo parlando, "sorvegliando" la questione, discutendo con i politici e chiediamo loro responsabilità. Ma con demagogia e populismo non si risolve nulla. Casagranda nel suo blog ci ha attaccati anche ieri (... uno schiaffo morale in faccia ai sindacati che hanno regalato vitalizi d'oro ai politici. Cgil Cisl e Uil non hanno avuto il coraggio di denunciare questo schifezze e hanno ripetuto le dichiarazioni fatte da tanti consiglieri colti con le mani nel sacco): frasi fuori luogo, noi proseguiamo per la nostra strada».
Non vi sentite "derubati" della piazza, storicamente luogo delle vostre battaglie?
«Avevamo in programma una manifestazione unitaria con i colleghi altoatesini il 19 marzo scorso. Poi è saltata per vari motivi e ci dispiace perché volevamo muoverci in maniera unitaria e mantenere un profilo regionale sulla questione».
Lorenzo Pomini è sulla stessa lunghezza d'onda.
«Abbiamo aperto un tavolo di confronto con il consiglio. Ci hanno detto cosa intendono fare e promesso impegno. Ora stiamo attendendo le prime risposte e i primi risultati, nel frattempo vigiliamo su ogni singolo aspetto. Quando ci daranno soluzioni definitive valuteremo se insistere, se muoverci e se, eventualmente, andare in piazza. Ma nella piazza di sabato ho visto troppi personalismi, ovvero Casagranda e Flammini che ce l'hanno con Dorigatti, e questioni diverse buttate insieme alla rinfusa».
Il corteo non è stato troppo numeroso, ma si respira tanta indignazione popolare.
«Ed è giusto che ci sia, perché quei privilegi sono assurdi e anacronistici. Io parlo con la gente, leggo lettere e commenti, noto che anche il clero si è mosso per tenere sotto pressione i politici. Bisogna azzerare tutto: la festa, a spese dei cittadini, deve finire. Tutti devono avere una sola pensione e poi bisogna continuare a lavorare sui costi e i privilegi della politica. Inoltre dico basta alla carriera post politica grazie alla politica: il Trentino ha veramente bisogno di Angeli in un cda? Non c'è qualche trentenne al quale dare un lavoro così?».
La situazione verrà risolta?
«Credo e spero che i nuovi consiglieri, che hanno ricevuto in eredità una patata bollente furbescamente creata dai loro colleghi, possano farcela».
Infine Walter Alotti, che parte dal recente passato.
«Come Uil siamo stati i primi in Trentino a muoverci sul fronte dei costi della politica. Due anni fa consegnammo al presidente Magnani ottomila firme. Oggi capisco la rabbia dei cittadini e infatti stiamo vigilando e sollecitando a trovare delle soluzioni. Soluzioni che, almeno al momento, non sono andare in piazza, tanto più se con atteggiamenti provocatori e strumentali, a fare una protesta general generica e pure un pizzico demagogica».