Maratona in Regione sulla riforma dei vitalizi
È in corso da ore, nel palazzo della Regione di piazza Dante a Trento, il confronto sulla riforma dei vitalizi tra i capigruppo in consiglio regionale. Sul tavolo, il disegno di legge partorito - con non poca fatica - lunedì scorso dall’ufficio di presidenza guidato da Diego Moltrer. C'è da risolvere, in particolare, uno dei punti controversi rimasti aperti: l’età pensionabile a 66 anni. La proposta dell’ufficio di presidenza prevede che si possa derogare all’età minima dei 66 anni anticipandola fino a 60 anni, ma con una decurtazione dell’assegno del 2% l’anno per un massimo del 12%. La riunione è iniziata alle 14.30, ma il presidente Moltrer vuole chiudere oggi.Video di Zenone Sovilla
È in corso dalle 14.30 di oggi pomeriggio, nel palazzo della Regione di piazza Dante a Trento, il confronto sulla riforma dei vitalizi tra i capigruppo in consiglio regionale. Sul tavolo, il disegno di legge partorito - con non poca fatica - lunedì scorso dall’ufficio di presidenza guidato da Diego Moltrer. C'è da risolvere, in particolare, uno dei punti controversi rimasti aperti: l’età pensionabile a 66 anni. La proposta dell’ufficio di presidenza prevede che si possa derogare all’età minima dei 66 anni anticipandola fino a 60 anni, ma con una decurtazione dell’assegno del 2% l’anno per un massimo del 12%.
Il capogruppo del Pd, Alessio Manica, ribadisce la posizione del suo partito alla luce del disegno di legge Moltrer: «Condivido il lavoro di Moltrer e dell’ufficio di presidenza in particolare per quanto riguarda il ricalcolo dell’attualizzazione e anche per la soluzione trovata per il pagamento dei contributi ai consiglieri di questa legislatura senza dover differenziare l’indennità. Resta il nodo dell’età pensionabile». «Per noi - sostiene Manica - fissare l’età ai 66 anni senza possibilità di anticipi è la più netta e per noi la migliore perché equipara il consiglieri a tutti i lavoratori. Non si può infatti pensare di applicare la regola delle pensioni anticipate per i dipendenti perché in quel caso si richiedono anche molti anni di pagamento di contributi che non sono certo quelli dei consiglieri regionali. Comunque, considerato che stiamo parlando di una regola che vale per situazioni pregresse, siamo disposti a discutere di soluzioni diverse purché ci venga dimostrato che l’anticipo dell’età pensionabile non comporta un costo superiore per le casse regionali rispetto all’andare in pensione a 66 anni. Se il taglio del 2% non è sufficiente si può pensare a un aumento di quella penalità. Sentiremo cosa ci dirà Moltrer. Senz’altro positivo, per noi, è invece il tetto posto al cumulo dei vitalizi, che avevamo chiesto».
Anche Giampiero Passamani, capogruppo dell’Upt, ribadisce la posizione del suo partito che è per i 66 anni senza anticipi, però la sua posizione non appare troppo rigida, anche considerando che la proposta degli anticipi con penalità è venuta proprio da un consigliere dell’Upt e membro dell’ufficio di presidenza che è Pietro De Godenz. «Ci confronteremo in maggioranza - dice Passamani - noi siamo disponibili a trovare una mediazione purché si arrivi rapidamente all’approvazione di una legge entro giugno, come promesso ai cittadini».
Anche per Lorenzo Baratter, capogruppo del Patt, l’importante è che: «La maggioranza riesca a trovare una soluzione e la sostenga in modo compatto. La linea, condivisa anche dalla Svp, è quella dei 66 anni ma l’importante è che eventuali anticipi dell’età non comportino aggravi per il bilancio con la previsione di eventuali anticipi».
Il presidente del consiglio regionale, Diego Moltrer assicura: «Io mi adeguo alla richiesta dei capigruppo. Noi abbiamo fatto questa proposta della possibilità di anticipare l’età pensionabile perché ci sono ex consiglieri o consiglieri con 3-4 legislature che hanno 57-60 anni e senza il vitalizio difficilmente a quell’età possono trovare un lavoro, quindi abbiamo calcolato che con la decurtazione del 2% l’anno per una persona che vive fino a 83 anni e va in pensione a 60 anni, non c’è un costo maggiore rispetto all’età pensionabile a 66 anni».
Sul fronte delle forze di minoranza, Riccardo Dello Sbarba, consigliere regionale dei Verdi, si mantiene prudente nell’esprimere valutazioni sul disegno di legge proposto dall’ufficio di presidenza e attende le spiegazioni tecniche di ogni singolo articolo. «Vedo - dichiara - che come nel 2012 nel disegno di legge non sono presenti nel dettaglio le tabelle di calcolo delle attualizzazioni. Questo è un punto che vogliamo approfondire per non avere altre sorprese. Poi noto una contraddizione tra la possibilità che viene prevista di restituzione dei contributi versati compresa la rendita del fondo di garanzia per chi vuole rinunciare ad avere il vitalizio e poi la richiesta di avere indietro i 16 mila euro di resa del fondo di garanzia dai consiglieri eletti la prima volta nella scorsa legislatura ai quali sono stati restituiti i 210 mila euro di contributi».
Durissima la prima reazione di Franz Pahl, presidente dell’Associazione degli ex consiglieri, che promettendo battaglia in tribunale, ha definito il disegno di legge: «Un assoluto arbitrio». Nel video di Zenone Sovilla, invece, la posizione del M5S esposta da Filippo Degasperi
L’incontro previsto nel pomeriggio, al termine dei lavori del consiglio regionale convocato su altri temi, sarà preceduto da una riunione dei capigruppo di maggioranza che si troveranno per discutere di uno dei punti controversi rimasti aperti: l’età pensionabile a 66 anni. La proposta dell’ufficio di presidenza prevede che si possa derogare all’età minima dei 66 anni anticipandola fino a 60 anni, ma con una decurtazione dell’assegno del 2% l’anno per un massimo del 12%.
Il capogruppo del Pd, <+nero_sx>Alessio Manica<+testo_sx>, ribadisce la posizione del suo partito alla luce del disegno di legge Moltrer: «Condivido il lavoro di Moltrer e dell’ufficio di presidenza in particolare per quanto riguarda il ricalcolo dell’attualizzazione e anche per la soluzione trovata per il pagamento dei contributi ai consiglieri di questa legislatura senza dover differenziare l’indennità. Resta il nodo dell’età pensionabile».
«Per noi - sostiene Manica - fissare l’età ai 66 anni senza possibilità di anticipi è la più netta e per noi la migliore perché equipara il consiglieri a tutti i lavoratori. Non si può infatti pensare di applicare la regola delle pensioni anticipate per i dipendenti perché in quel caso si richiedono anche molti anni di pagamento di contributi che non sono certo quelli dei consiglieri regionali. Comunque, considerato che stiamo parlando di una regola che vale per situazioni pregresse, siamo disposti a discutere di soluzioni diverse purché ci venga dimostrato che l’anticipo dell’età pensionabile non comporta un costo superiore per le casse regionali rispetto all’andare in pensione a 66 anni. Se il taglio del 2% non è sufficiente si può pensare a un aumento di quella penalità. Sentiremo cosa ci dirà Moltrer. Senz’altro positivo, per noi, è invece il tetto posto al cumulo dei vitalizi, che avevamo chiesto».
Anche <+nero_sx>Giampiero Passamani<+testo_sx>, capogruppo dell’Upt, ribadisce la posizione del suo partito che è per i 66 anni senza anticipi, però la sua posizione non appare troppo rigida, anche considerando che la proposta degli anticipi con penalità è venuta proprio da un consigliere dell’Upt e membro dell’ufficio di presidenza che è <+nero_sx>Pietro De Godenz<+testo_sx>. «Ci confronteremo in maggioranza - dice Passamani - noi siamo disponibili a trovare una mediazione purché si arrivi rapidamente all’approvazione di una legge entro giugno, come promesso ai cittadini».
Anche per <+nero_sx>Lorenzo Baratter<+testo_sx>, capogruppo del Patt, l’importante è che: «La maggioranza riesca a trovare una soluzione e la sostenga in modo compatto. La linea, condivisa anche dalla Svp, è quella dei 66 anni ma l’importante è che eventuali anticipi dell’età non comportino aggravi per il bilancio con la previsione di eventuali anticipi».
Il presidente del consiglio regionale, <+corsivo_sx>Diego Moltrer<+testo_sx> assicura: «Io mi adeguo alla richiesta dei capigruppo. Noi abbiamo fatto questa proposta della possibilità di anticipare l’età pensionabile perché ci sono ex consiglieri o consiglieri con 3-4 legislature che hanno 57-60 anni e senza il vitalizio difficilmente a quell’età possono trovare un lavoro, quindi abbiamo calcolato che con la decurtazione del 2% l’anno per una persona che vive fino a 83 anni e va in pensione a 60 anni, non c’è un costo maggiore rispetto all’età pensionabile a 66 anni».
Sul fronte delle forze di minoranza, <+nero_sx>Riccardo Dello Sbarba<+testo_sx>, consigliere regionale dei Verdi, si mantiene prudente nell’esprimere valutazioni sul disegno di legge proposto dall’ufficio di presidenza e attende le spiegazioni tecniche di ogni singolo articolo. «Vedo - dichiara - che come nel 2012 nel disegno di legge non sono presenti nel dettaglio le tabelle di calcolo delle attualizzazioni. Questo è un punto che vogliamo approfondire per non avere altre sorprese. Poi noto una contraddizione tra la possibilità che viene prevista di restituzione dei contributi versati compresa la rendita del fondo di garanzia per chi vuole rinunciare ad avere il vitalizio e poi la richiesta di avere indietro i 16 mila euro di resa del fondo di garanzia dai consiglieri eletti la prima volta nella scorsa legislatura ai quali sono stati restituiti i 210 mila euro di contributi».
Durissima la prima reazione di <+nero_sx>Franz Pahl<+testo_sx>, presidente dell’Associazione degli ex consiglieri, che promettendo battaglia in tribunale, sul giornale online Salto.bz ha definito il disegno di legge: «Un assoluto arbitrio».
Intanto, oggi i capigruppo oltre che del disegno di legge discuteranno anche della modifica del regolamento proposta dai Verdi che mira ad eliminare il voto segreto sui disegni di legge, sostituendoli con l’alzata di mano o l’appello nominale proprio per evitare i franchi tiratori sulla riforma dei vitalizi. Il presidente Moltrer ha aggiunto anche la proposta di introduzione del voto elettronico, che oggi non è ancora previsto per il consiglio regionale ma solo per il consiglio provinciale.
<+firma_coda><+nero_sx>L.P.Oggi i capigruppo del consiglio regionale si confronteranno sul disegno di legge partorito - con non poca fatica - lunedì scorso dall’ufficio di presidenza guidato da Diego Moltrer.
L’incontro previsto nel pomeriggio, al termine dei lavori del consiglio regionale convocato su altri temi, sarà preceduto da una riunione dei capigruppo di maggioranza che si troveranno per discutere di uno dei punti controversi rimasti aperti: l’età pensionabile a 66 anni. La proposta dell’ufficio di presidenza prevede che si possa derogare all’età minima dei 66 anni anticipandola fino a 60 anni, ma con una decurtazione dell’assegno del 2% l’anno per un massimo del 12%.
Il capogruppo del Pd, <+nero_sx>Alessio Manica<+testo_sx>, ribadisce la posizione del suo partito alla luce del disegno di legge Moltrer: «Condivido il lavoro di Moltrer e dell’ufficio di presidenza in particolare per quanto riguarda il ricalcolo dell’attualizzazione e anche per la soluzione trovata per il pagamento dei contributi ai consiglieri di questa legislatura senza dover differenziare l’indennità. Resta il nodo dell’età pensionabile».
«Per noi - sostiene Manica - fissare l’età ai 66 anni senza possibilità di anticipi è la più netta e per noi la migliore perché equipara il consiglieri a tutti i lavoratori. Non si può infatti pensare di applicare la regola delle pensioni anticipate per i dipendenti perché in quel caso si richiedono anche molti anni di pagamento di contributi che non sono certo quelli dei consiglieri regionali. Comunque, considerato che stiamo parlando di una regola che vale per situazioni pregresse, siamo disposti a discutere di soluzioni diverse purché ci venga dimostrato che l’anticipo dell’età pensionabile non comporta un costo superiore per le casse regionali rispetto all’andare in pensione a 66 anni. Se il taglio del 2% non è sufficiente si può pensare a un aumento di quella penalità. Sentiremo cosa ci dirà Moltrer. Senz’altro positivo, per noi, è invece il tetto posto al cumulo dei vitalizi, che avevamo chiesto».
Anche <+nero_sx>Giampiero Passamani<+testo_sx>, capogruppo dell’Upt, ribadisce la posizione del suo partito che è per i 66 anni senza anticipi, però la sua posizione non appare troppo rigida, anche considerando che la proposta degli anticipi con penalità è venuta proprio da un consigliere dell’Upt e membro dell’ufficio di presidenza che è <+nero_sx>Pietro De Godenz<+testo_sx>. «Ci confronteremo in maggioranza - dice Passamani - noi siamo disponibili a trovare una mediazione purché si arrivi rapidamente all’approvazione di una legge entro giugno, come promesso ai cittadini».
Anche per <+nero_sx>Lorenzo Baratter<+testo_sx>, capogruppo del Patt, l’importante è che: «La maggioranza riesca a trovare una soluzione e la sostenga in modo compatto. La linea, condivisa anche dalla Svp, è quella dei 66 anni ma l’importante è che eventuali anticipi dell’età non comportino aggravi per il bilancio con la previsione di eventuali anticipi».
Il presidente del consiglio regionale, <+corsivo_sx>Diego Moltrer<+testo_sx> assicura: «Io mi adeguo alla richiesta dei capigruppo. Noi abbiamo fatto questa proposta della possibilità di anticipare l’età pensionabile perché ci sono ex consiglieri o consiglieri con 3-4 legislature che hanno 57-60 anni e senza il vitalizio difficilmente a quell’età possono trovare un lavoro, quindi abbiamo calcolato che con la decurtazione del 2% l’anno per una persona che vive fino a 83 anni e va in pensione a 60 anni, non c’è un costo maggiore rispetto all’età pensionabile a 66 anni».
Sul fronte delle forze di minoranza, <+nero_sx>Riccardo Dello Sbarba<+testo_sx>, consigliere regionale dei Verdi, si mantiene prudente nell’esprimere valutazioni sul disegno di legge proposto dall’ufficio di presidenza e attende le spiegazioni tecniche di ogni singolo articolo. «Vedo - dichiara - che come nel 2012 nel disegno di legge non sono presenti nel dettaglio le tabelle di calcolo delle attualizzazioni. Questo è un punto che vogliamo approfondire per non avere altre sorprese. Poi noto una contraddizione tra la possibilità che viene prevista di restituzione dei contributi versati compresa la rendita del fondo di garanzia per chi vuole rinunciare ad avere il vitalizio e poi la richiesta di avere indietro i 16 mila euro di resa del fondo di garanzia dai consiglieri eletti la prima volta nella scorsa legislatura ai quali sono stati restituiti i 210 mila euro di contributi».
Durissima la prima reazione di <+nero_sx>Franz Pahl<+testo_sx>, presidente dell’Associazione degli ex consiglieri, che promettendo battaglia in tribunale, sul giornale online Salto.bz ha definito il disegno di legge: «Un assoluto arbitrio».
Intanto, oggi i capigruppo oltre che del disegno di legge discuteranno anche della modifica del regolamento proposta dai Verdi che mira ad eliminare il voto segreto sui disegni di legge, sostituendoli con l’alzata di mano o l’appello nominale proprio per evitare i franchi tiratori sulla riforma dei vitalizi. Il presidente Moltrer ha aggiunto anche la proposta di introduzione del voto elettronico, che oggi non è ancora previsto per il consiglio regionale ma solo per il consiglio provinciale.
<+firma_coda><+nero_sx>L.P.