«Sinti, no alle microaree»
A distanza di 4 anni e mezzo dall'approvazione delle legge provinciale che le prevede (la numero 29 del 2009), non sono ancora state realizzate le aree residenziali di comunità per i gruppi sinti e rom. La questione è tornata d'attualità dopo il fallito attentato di lunedì notte contro le roulotte di un gruppo di sinti accampati da tempo a Piedicastello. Anche perché forse, con aree autorizzate e recintate, certi gesti non sarebbero possibili
A distanza di 4 anni e mezzo dall'approvazione delle legge provinciale che le prevede (la numero 29 del 2009), non sono ancora state realizzate le aree residenziali di comunità per i gruppi sinti e rom. La questione è tornata d'attualità dopo il fallito attentato di lunedì notte contro le roulotte di un gruppo di sinti accampati da tempo a Piedicastello. Anche perché forse, con aree autorizzate e recintate, certi gesti non sarebbero possibili.
«In realtà, credo che cambierebbe poco: quello di lunedì è stato un atto contro i nomadi, non contro le aree abusive - commenta l'assessore comunale alle Politiche sociali di Trento, Mariachiara Franzoia -: c'è una crescente intolleranza nei confronti degli stranieri, che purtroppo sfocia in atti di vera e propria delinquenza».
Dunque, le micro aree non servono?
Abbiamo sempre ragionato su questo tipo di aree come se rappresentassero la soluzione di tutti i problemi. Invece, in questi anni, abbiamo verificato come Comune di Trento che è molto meglio cercare di dare a sinti e rom una casa piuttosto che una piazzola. Tanto per farle un esempio, abbiamo una famiglia da 10 anni in appartamento che ora ha problemi a pagare l'affitto, ma non vuole tornare al campo perché i figli si sono perfettamente integrati a scuola e coi loro coetanei. Questo però non significa che non servano aree regolamentate, almeno per chi non riesce ad accedere a un alloggio o rifiuta quel tipo di sistemazione».
Ma le aree previste dalla legge 12 ancora non ci sono.
«Per arrivare a farle, serve un lavoro di concerto tra istituzioni. Perché è vero che sinti e rom risiedono soprattutto a Trento e Rovereto, ma è la Provincia che deve approvare il piano per la residenzialità e il transito dei nomadi, previsto nel 2009: con la legge sono state date le linee generali, ma il piano e i regolamenti attuativi ancora mancano».
Dunque, tocca anche alla Provincia attivarsi?
«Certo, noi ci siamo mossi per sollecitare l'approvazione degli atti necessari e abbiamo iniziato a lavorare in tal senso con l'assessore alle politiche sociali della Provincia, Donata Borgonovo Re. Prima dell'adozione del piano provinciale, dev'essere convocata la consulta provinciale sinti-rom ma bisogna ragionare bene sull'applicazione della legge, che prevede anche criteri difficili da soddisfare per l'assegnazione dei posti, come la dimostrazione della residenza da dieci anni o il fatto che almeno due componenti di ogni clan debbano avere un lavoro dipendente o autonomo. Si immagina, in questo periodo, quanti possono averne uno?».
In attesa del piano, comunque, Forza Italia ha annunciato l'ostruzionismo sulla delibera con cui il Comune vuole stanziare 134.500 euro per cinque anni (l'Adige di venerdì) a favore del servizio di accompagnamento educativo e di mediazione culturale e sociale per la comunità Sinta e Rom.
«Rispetto all'anno scorso, il Comune di Trento ha tagliato del 40% gli stanziamenti destinati a questa convenzione, a fronte del taglio dell'1% dei servizi rivolti a tutta la cittadinanza. Di più non vogliamo fare, perché questo servizio resta importante per l'educazione dei minori e per la salute di bambini e donne, che stentano a controllarsi e a curarsi. Questi sono gli ambiti che la convenzione vuole presidiare e che per noi sono irrinunciabili».