Sognava gli Usa: ci rimette mille dollari
Cercava un lavoro e la possibilità di imparare una lingua straniera. Si è ritrovata con 700 euro in meno sul conto (ossia mille dollari). Vittima della truffa è una ventenne trentina che, con la speranza di veder realizzato il suo sogno di andare negli States, ci ha rimesso denaro dopo essersi fidata dell'intermediazione di un'agenzia conosciuta attraverso la rete
Cercava un lavoro e la possibilità di imparare una lingua straniera. Si è ritrovata con 700 euro in meno sul conto (ossia mille dollari). Vittima della truffa è una ventenne trentina che, con la speranza di veder realizzato il suo sogno di andare negli States, ci ha rimesso denaro dopo essersi fidata dell'intermediazione di un'agenzia conosciuta attraverso la rete.
La ragazza, terminati gli studi, avrebbe voluto fare un'esperienza in un paese straniero, magari con un lavoretto che le permettesse di mantenersi. Cercando in internet, non sono pochi i siti che pubblicizzano lavori discretamente retribuiti e con vitto e alloggio compresi: una manna per i giovani che stentano a trovare un'occupazione anche nella nostra provincia.
La ragazza si è dunque affidata alla rete e ha contattato un sito che all'apparenza non aveva nulla che potesse far pensare ad una truffa: formale nella presentazione, offriva la possibilità di lavorare per alcuni mesi negli Stati Uniti come baby sitter. La ragazza ha preso i primi contatti via e-mail e, sempre più convinta di vivere questa esperienza, non si è stupita della richiesta di circa 200-300 dollari per le tasse e per il rilascio della carta verde, la green card necessaria per poter risiedere negli Stati Uniti. Richiesta che arrivava direttamente dalla famiglia che l'avrebbe ospitata.
La giovane ha versato il denaro sulle coordinate che le erano state specificate dal contatto attraverso il sito, allegando anche la fotocopia dei propri documenti. Altri soldi le sono stati chiesti successivamente per l'assicurazione sanitaria. Infine la richiesta di anticipo dell'importo del volo, importo che - era stato specificato dalla sedicente famiglia - le sarebbe stato rimborsato con la prima busta paga. Ma la ragazza, che aveva sempre risposto alle richieste, ad un certo punto si è insospettita: possibile che venga chiesta una cifra così alta ancora prima di partire? Ha controllato attraverso alcuni blog il nome dell'agenzia che l'aveva messa in contatto con la famiglia, scoprendo che si trattava di una truffa.
Subito si è rivolta alla polizia postale di Trento per chiedere aiuto. Ha presentato denuncia, anche se sarà difficile recuperare quei circa mille dollari che ha già spedito. Nettamente in salita appare anche l'indagine: numerose altre sezioni di polizia postale nel resto d'Italia stanno procedendo con gli accertamenti dopo aver ricevuto denunce analoghe, mentre a Trento fioccano le segnalazioni.
Le associazioni «vere», quelle che offrono reali e serie possibilità di lavorare alla pari all'estero, mettono in guardia: le famiglie che contattano i giovani sono tutte registrate, hanno i profili visibili on line e non chiedono mai denaro ai ragazzi. Le spese di viaggio e per i documenti, infatti, sono quasi sempre a carico del giovane «alla pari».