Gli Schützen agli Alpini: «Niente adunata a Trento»
Perché non organizzare l’adunata degli alpini del 2018 in Presena? Nessun raduno a Trento, per celebrare una conquista o una liberazione, ma un grande manifestazione di pace e di fratellanza. La proposta arriva dal vicecomandante degli Schützen trentini Giuseppe CoronaLe reazioni: tutti contro CoronaBaratter (Patt): «Contrapposizione inutile»
Perché non organizzare l’adunata degli alpini del 2018 in Presena? Nessun raduno a Trento, per celebrare una conquista o una liberazione, ma un grande manifestazione di pace e di fratellanza. La proposta arriva dal vicecomandante degli Schützen trentini Giuseppe Corona. «Una giornata nel segno della democrazia, della libertà e dell’antifascismo, contro la violenza delle guerre e delle dittature. Il tutto - ricorda - sotto il vessillo della bandiera europea».
Non è la prima volta che i cappelli piumati trentini dicono la loro su questa ricorrenza. Tempo fa l’aveva fatto anche il referente culturale degli Schützen trentini Ruben Bellotti, chiedendo da Fiavé agli alpini di spostare la manifestazione nel 2022. E c’è anche un precedente. Nel 2009, infatti, gli alpini volevano organizzare l’adunata nazionale a Bolzano. Ma quell’anno ricorreva il bicentenario di Andreas Hofer e l’allora presidente sudtirolese Luis Durnwalder chiese ed ottenne il rinvio dell’evento di due anni.
«La mia è una iniziativa personale - ricorda Corona - su questo voglio essere chiaro. E se avessi avuto il tempo la avrei già fatta domenica in Presena. Una proposta che faccio a tutti gli alpini ed al loro presidente Maurizio Pinamonti». Una giornata di commemorazione in Presena. Schützen, alpini, fanti, Kaiserjäger tutti insieme. «A ricordare e soprattutto pregare perché simili tragedie non si abbiano mai più a ripetere. Sarebbe davvero un bel passo verso una completa riappacificazione.
Agli amici alpini - prosegue Corona - chiedo di prendere in considerazione la mia proposta e di non cadere nella tentazione di celebrare la ricorrenza all’insegna della classica retorica nazionalista o con il solo scopo di dare una mano alla ripresa del Pil trentino».
Il dado è tratto. «Dopo un secolo di oblio che ha nascosto e censurato gran parte della verità è arrivato il momento di parlare chiaro. Bisogna anche avere il coraggio di raccontare i fatti così come sono veramente successi. Basta parlare di Grande Guerra - commenta Corona - un termine eufemistico e glorifico, coniato ad arte per esaltare quella che fu una immensa tragedia. Io la chiamo Prima Guerra Mondiale, voluta da ricchi industriali e politici che hanno negoziato su una scrivania il nostro futuro provocando milioni di morti».
Corona chiede solo che venga detta la verità. «Molti dei nostri nonni, compreso il mio, Giuseppe Stefani, il 9 agosto del ‘14 salirono su un treno per servire la patria austriaca». In 65 mila andarono in Galizia, 12 mila non fecero più ritorno. «Altri invece - attacca il vicecomandante degli Schützen trentini - come giuda attraversavano il confine per servire il nemico».
Corona riporta anche il testo della lettera scritta nell’agosto di un secolo fa dal deputato al Parlamento austriaco per la Città di Trento Cesare Battisti. «Milano, 22 agosto 1914. A Sua Eccellenza il Ministro della Guerra - Roma. Per il caso della Guerra con l’Austria mi metto a vostra completa disposizione, chiedendo di essere arruolato nell’Esercito Regolarpopolare. Ho 39 anni ma sono forte ed abituato ai disagi della montagna».
Ma quello che è stato è stato. Ora quell’immane tragedia va ricordata con dignità. «Soprattutto per gli uomini, il cui ricordo è stato per troppo tempo cancellato. Tanti furono i soldati mandati al macello per liberare chi, ai tempi di quella che viene ricordata come una liberazione, non ne sentiva una impellente necessità?», conclude Corona.
Agli alpini il vicecomandante degli Schützen trentini chiede di poter onorare, tutti insieme, la
memoria dei caduti partiti per servire le rispettive patrie. Mai più caduti di serie A e caduti di serie B. «Patria che non deve essere intesa come Vaterland ma bensì come Heimat. Ecco perché in Presena si potrebbe onorare degnamente chi è caduto in Galizia e chi è morto sui monti del Trentino. Lo ripeto ancora una volta. Oggi dobbiamo tutti lavorare insieme - Schützen, alpini, fanti e Kaiserjäger - per costruire non l’Europa della Nazioni ma l’Europa dei Popoli, delle regioni libere e sovrane. Per me - conclude Corona - questa è l’unica garanzia di crescita, di sviluppo e soprattutto di pace. Non solo per noi ma anche, e soprattutto, per il futuro dei nostri figli».
Le reazioni: tutti contro Corona
Baratter (Patt): «Contrapposizione inutile»