Mosna: «Mi dimetto deluso dalla politica»

È pronto alle dimissioni dal Consiglio provinciale Diego Mosna, che alle elezioni aveva sfidato Ugo Rossi quale candidato presidente. L'imprenditore è deluso: «La giunta snobba l'opposizione e la nostra presenza è inutile. Rossi non ha capito la gravità della situazione»I tuoi commenti

di Nicola Marchesoni

mosna«Sto pensando di dimettermi da consigliere provinciale. Che ci faccio in una minoranza che viene puntualmente snobbata da chi comanda? Sono entrato in Consiglio per contribuire a rilanciare il Trentino, non per perdere tempo o per ambire ad un vitalizio. A breve prenderò una decisione definitiva». 
Arriva dallo stesso Diego Mosna la conferma di una notizia sempre più ricorrente negli ultimi giorni in città, quella, cioè, di un suo prossimo disimpegno dalla politica. Non per la presunta incompatibilità tra il suo attuale ruolo istituzionale e le cariche in società che accedono a finanziamenti pubblici - a metà mese l'apposita Commissione provinciale si pronuncerà sulla questione - ma per altri motivi. 
«Essendo uscito dalla Finanziaria Trentina e da Dalmec Spa - spiega il consigliere del Gruppo Misto - non avrei nessun problema a restare in Provincia. Sto piuttosto prendendo in seria considerazione l'ipotesi di andarmene perché ho capito che qui da noi non cambierà mai niente». 
 Giudizio severo il suo. Con chi ce l'ha?
 «In primo luogo con la giunta, un esecutivo incapace di adottare finora provvedimenti in grado, per esempio, di rilanciare l'economia locale. Il presidente e i suoi assessori non hanno ancora compreso la gravità della situazione. Si preferisce discutere di Daniza e della legge contro l'omofobia. Argomenti importanti ma non prioritari».
 Da Ugo Rossi si aspettava di più.
 «Decisamente. Rischiamo di pagare a caro prezzo l'indecisionismo della sua squadra. Quanto successo nella partita dei vitalizi è l'emblema della debolezza di chi sta al governo. In un momento del genere mi sarei aspettato che si facesse sinergia tra maggioranza e minoranza. Fosse avvenuto forse saremmo riusciti a trattenere in Trentino Whirlpool, azienda che si trasferisce non per andare in Estremo Oriente ma a Varese. Vi rendete conto dove siamo arrivati? Sono  preoccupato per il futuro della nostra economia. Temo un autunno complicato, contrassegnato da numerose chiusure di negozi e imprese. A differenza dell'Alto Adige stiamo imboccando una strada senza ritorno».
 E per questo se ne andrà.
 «Nella mia vita sono abituato alla concretezza. Sto dove ci s'impegna per centrare un risultato. Le chiacchiere non servono a nulla».
 Tra gli elettori del centrodestra in tanti criticano anche la minoranza. La considerano fiacca.
 «Non hanno tutti i torti. Le regole vigenti annullano il peso dell'opposizione. La controparte fa ciò che vuole. Inutile girarci intorno: o la maggioranza ha il buon senso di coinvolgerci nelle scelte oppure tra l'essere presenti o no in aula cambia poco».
 Che idea si è fatto del caso Daniza?
 «Il Trentino ne esce a pezzi. La giunta si è mossa in modo pessimo. Io sto con chi sostiene che in un anno ci sono più morti per la caccia che per gli orsi. Purtroppo l'avevo subito detto che non poteva essere decisionista un esecutivo composto da Patt e Pd, sensibilità incompatibili tra di loro».
 Una buona notizia per lei sarà il via libero del governo al completamento della Valdastico.
 «Sulla realizzazione di tale opera mi auguro che da Roma non si stia ad ascoltare Trento dove, per motivi ideologici, si continua a bloccare un'arteria che porterebbe enormi benefici all'economia regionale. Le tesi dei sostenitori del trasporto su rotaia non hanno più senso: ci sono merci che, per ragioni pratiche e di costi, devono viaggiare su strada e basta. Speriamo sia la volta buona».

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