La paura dell'orsa svuota i sentieri Pochissimi escursionisti nei boschi di Cadine
Pochissimi escursionisti nei boschi di Cadine
Ad una decina di giorni dall’aggressione dell’orso ai danni di un podista trentino, i sentieri attorno all’abitato di Cadine, dove ha avuto luogo il fatto, risultano pressoché deserti. Nel fine settimana appena conclusosi, infatti, pochissime persone hanno approfittato dell’arrivo dell’estate per percorrere i tracciati forestali o i percorsi di rilievo storico-culturale che si snodano nella conca compresa tra le pendici del Monte Bondone e della Paganella.
In un sopralluogo da noi effettuato ieri, abbiamo potuto constatare chiaramente come l’apprensione per la possibile presenza di plantigradi sia ancora alta tra la popolazione, mentre le famiglie tendono a privilegiare le strade a margine del centro abitato oppure le aree fittamente frequentate piuttosto che avventurarsi lungo i numerosi sentieri isolati della zona. La paura ed il nervosismo per quanto accaduto ha di fatto portato ad un cambiamento radicale nelle abitudini degli stessi residenti, e solo pochi coraggiosi hanno deciso di non lasciarsi intimorire dalla presenza dell’animale selvatico.
«Quando siamo arrivati a metà mattina - ci hanno raccontato Nadia e Luciano, i soli che abbiamo incontrato in località Fer de caval, nell’area di sosta posto all’imbocco del sentiero storico e paesaggistico del Sorassas - non c’era che una macchina parcheggiata vicino alla nostra. Come siamo soliti fare, abbiamo percorso tutti i sette chilometri del tracciato ad anello, incrociando solo una coppia in bicicletta, una ragazza a cavallo ed un uomo assieme ad un cane. La cosa è strana, perché di solito questo percorso è molto frequentato durante il fine settimana, quando nell’area di sosta si stenta addirittura a trovare dove mettere l’auto».
Sulla singolare mancanza di escursionisti sul sentiero, i due non hanno avuto dubbi: la colpa, a loro dire, sarebbe in larga parte ascrivibile all’orso. «Una delle persone che abbiamo incontrato - hanno aggiunto al riguardo - ci ha chiesto dove era avvenuta l’aggressione. E’ evidente come l’inquietudine generata dai recenti avvenimenti abbia giocato un ruolo determinante nella diminuzione delle presenze, inducendo le famiglie ad evitare i luoghi intorno a Cadine».
La situazione ci è apparsa meno grave lungo le rive erbose dei laghi di Terlago, dove l’impianto sportivo costruito rappresenta una forte attrazione per i residenti della zona. Anche qui, tuttavia, non è difficile imbattersi in trentini preoccupati per la possibile comparsa del plantigrado. «Fino a poco tempo fa - ha confidato una abituale frequentatrice dello specchio d’acqua - permettevo ai miei figli di compiere, assieme ad altri bambini, il giro del lago, tenendomi in contatto con loro con delle radio trasmittenti. Ora non me la sento più di lasciarli andare da soli».
L’ultima tappa del nostro itinerario è stato il forte di Cadine. Ristrutturata ed aperta alla cittadinanza da pochi anni, la struttura ottocentesca è una meta obbligata per chi percorre i sentieri della zona alla ricerca delle tracce della Grande guerra. «Solitamente - ha detto il custode - ogni fine settimana registriamo una media di una quarantina di persone. Questo week-end ne abbiamo contate meno di una decina».
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