Spalti a rischio pallonate Stop ai tornei in palestra
Quando, a settembre 2014, è stata inaugurata la scuola elementare Crispi, dopo un restauro durato più di sette anni, molte società di pallavolo hanno gioito pensando alla palestra nuova di zecca che sarebbe stata messa a loro disposizione. In effetti sono diverse le squadre che, fin da subito, hanno sfruttato gli spazi in via San Giovanni Bosco per gli allenamenti.
Peccato però che, per quanto riguarda le partite, utilizzare la nuova struttura è risultato piuttosto problematico. I motivi sono di ordine tecnico - la pavimentazione in legno non sembra essere adatta alla pratica frequente di sport - ma soprattutto normativo: gli spalti, costruiti per ospitare 60 persone, non possono essere utilizzati durante le sfide degli adulti.
A fare le spese di questi inconvenienti è stato il sodalizio pallavolistico Acme Tridentum che, fin da gennaio 2015, aveva scelto di appoggiarsi alle Crispi con i suoi ragazzi di Prima divisione maschile. Dopo essersi allenati per qualche mese, a giugno 2015, la società ha chiesto di poter disputare anche il campionato e tutto è sembrato filare liscio fino agli inizi della stagione. A novembre, in occasione della partita di esordio, da Asis, che gestisce l’impianto per conto del Comune, è arrivata però una nota che vietava di disputare i match del torneo. Colpa degli spalti, realizzati in cemento sul lato corto del campo, a rischio «pallonate». «La struttura non è omologata per ospitare eventi di pubblico spettacolo», hanno fatto notare dall’azienda speciale.
«Una volta ottenuta l’omologazione dalla Federazione pallavolo noi pensavamo di essere a posto. Quando Asis ha sollevato la questione degli spalti siamo caduti dal pero», spiega il presidente dell’Acme, Mauro Chiogna. Il risultato è che i ragazzi della Prima Divisione hanno dovuto traslocare le loro partite casalinghe in un’altra palestra, a Meano, con lo svantaggio, non di poco conto nel volley, di allenarsi su un rettangolo di gioco e di disputare gli incontri su un altro.
Fipav e Asis si sono poi confrontati sull’intoppo, ma ci sono voluti mesi prima che l’azienda comunale permettesse all’Acme di tornare a giocare il suo campionato alle Crispi: da febbraio i match casalinghi sono stati nuovamente ospitati in via San Giovanni Bosco con l’obbligo, però, di accogliere i tifosi dietro le balaustre che sovrastano il campo e non sugli spalti, che rimangono quindi desolatamente vuoti. «La palestra è stata costruita per la scuola; come dimensione e standard risponde a quei requisiti», precisano dal Comune. «Le tribune sono a norma, ma per le attività agonistiche dovrebbero essere separate dal terreno di gioco».
Come se non bastasse, nel frattempo, anche la struttura ha cominciato a dare piccoli segni di cedimento, nonostante abbia solo due anni. Il parquet in legno, infatti, oltre a non ammortizzare i salti dei giocatori, si solleva in diversi punti, tanto che l’ufficio manutenzione del Comune ha già dovuto intervenire diverse volte per sistemare le listarelle che si staccavano.
L’ultima tegola della sfortunata stagione dell’Acme è arrivata settimana scorsa. Dal soffitto della palestra, infatti, scendeva dell’acqua. «L’infiltrazione arriva dal lucernario che si trova sul piazzale esterno. È sigillato ma ci deve essere qualche perdita dal solaio», spiegano dal Comune. Risultato: venerdì sera il sestetto di Prima divisione, che doveva giocare l’ultima partita del campionato alle Crispi, è stato costretto all’ennesimo spostamento di campo.
«Abbiamo stabilito che, per evitare queste situazioni spiacevoli, a giugno ci siederemo a un tavolo con Asis per confrontarci su tutte le omologazioni. Per poter disputare partite alle Crispi, rispettando le norme di sicurezza, si era parlato di installare una barriera in plexiglas davanti agli spalti, ma il progetto non è mai stato concretizzato», concludono i responsabili Fipav.