«Verrà arrestato per riciclaggio»: ma è una e-mail truffa
Una cinquantina le segnalazioni arrivare in poche ore alla Polizia postale
Sono state ore d’incubo per i trentini che, tra giovedì sera e l’alba di ieri, si sono ritrovati nella casella di posta elettronica una e-mail con l’intestazione «Procura della Repubblica» e le accuse di mancato pagamento delle imposte e di riciclaggio, con la prospettiva di un arresto immediato. «Rischia una condanna fino a 15 anni di reclusione» era evidenziato al termine della missiva.
I telefoni della polizia postale hanno iniziato a squillare non appena gli uffici sono stati aperti al pubblico e per l’intera mattina gli agenti si sono prodigati a spiegare a quanti hanno ricevuto la e-mail - una cinquantina le segnalazioni arrivare in poche ore - che si trattava di una presunta truffa e che non è assolutamente prassi della Procura della Repubblica inviare e-mail con questo genere di comunicazioni.
Insomma si sarebbe trattato di un caso di «phishing», anzi di un tentativo non andato a buon fine per adescare le persone attraverso link contenuti in mail-truffa: nessuna delle persone che ieri mattina hanno contattato la polizia postale di Trento sarebbero «cadute nella rete» dei malfattori, e dunque non avrebbero né aperto allegati né cliccato su collegamenti esterni; inoltre, quando gli stessi investigatori hanno provato a verificare quale truffa fosse nascosta dietro a quella comunicazione hanno trovato la pagina bloccata.
«Presentazione di persona - si legge nella e-mail - sottoposta ad indagini. La presente per comunicarle che il suo patrimonio immobiliare, così come il suo conto corrente bancario,verranno posti in arresto con l’accusa di mancato pagamento delle imposte e concorso in reciclaggio di denaro». Accuse non di poco conto, insomma, che ad una prima lettura farebbero trasalire anche il contribuente più scrupoloso. Analizzando con maggior attenzione la lettera si intuisce che potrebbe trattarsi di una truffa, ma in casi di questo tipo l’unica maniera per liberarsi dal dubbio è mettersi in contatto con gli investigatori della polizia postale, specializzati in questo tipo di reati.
Quando gli investigatori trentini hanno provato ad analizzare la e-mail ed a cliccare sui link, come accennato, hanno trovato la pagina già bloccata. Ma cosa si poteva nascondere dietro la e-mail truffa? O i malintenzionati volevano carpire i dati bancari delle vittime, oppure cliccando sul link il temuto virus cryptolocker si sarebbe insediato nei computer, bloccando i dati e chiedendo un riscatto. La comunicazione è girata in migliaia di copie in tutta Italia ed è possibile che qualcuno abbia «abboccato» all’amo; in Trentino nessun computer bloccato, ma forti mal di pancia avvertiti dai destinatari nel leggere le accuse.