Per il Rifugio Calisio abbandonato da anni uno spiraglio per il futuro
Gli argomenti trattati sono stati di sicuro impatto per i presenti al convegno «Resta in montagna» svoltosi presso l’«ex-Rifugio Monte Calisio» - chiuso da 26 anni - situato a circa due chilometri dal centro di Montevaccino in mezzo ad un folto bosco, ma con una finestra incredibile sulla città e la valle di Trento. Il convegno voluto dall’Associazione Tremembè, con Armando Stefani in prima fila, è stato supportato per la parte logistica dal Comitato della attività culturali e ricreative di Martignano.
Gli interventi dei relatori, coordinati dal giornalista Walter Nicoletti, hanno evidenziato con esemplificazioni e testimonianze personali le motivazioni per le quali l’abbandono della montagna, della sua coltivazione e cura possano nuocere all’ambiente, all’economia locale e al turismo sostenibile.
Chi non sa che una valorizzazione degli antichi siti minerari del Calisio - le Canope - può essere un’attrattiva turistica importante? Lara Casagrande, direttore dell’Ecomuseo Argentario, ne ha delineato le opportunità e sottolineato come la cura dei luoghi storici sia motore di sviluppo del territorio e del turismo.
Chi non sa che la scomparsa delle api sarebbe una catastrofe per l’umanità? Ma è illuminante il sentir raccontare dal presidente degli apicoltori trentini Francesco Moratti le problematiche che toccano questo settore in tutto il Trentino in questi anni in cui si evidenziano i malanni provocati dai pesticidi e si tende ad un biologico che porti in sicurezza non solo la salute degli uomini, ma anche quella delle api.
Le attività illustrate da Vera Rossi vicesindaco di Grumes di Altavalle, unica cittaslow del Trentino - cioè una rete di comuni che si impegnano nel migliorare la qualità della vita degli abitanti e dei visitatori - hanno permesso di capire come possa esserci un approccio diverso con il proprio territorio di origine privilegiando il valore della biodiversità, il vivere con lentezza, la cura del territorio che possono divenire appetibili per i turisti.
Le esperienze di giovani che hanno intrapreso l’agricoltura di montagna come propria professione sono state testimoniate dalla psicologa Annalisa Stablum, ricercatrice di Trentino School of Management/Accademia della Montagna, che non ha dimenticato di sottolineare come intraprendere questo lavoro non sia semplice, richieda vita sacrificata anche se nell’immaginario collettivo il bucolico, la vita all’aria aperta sembrano situazioni idilliache.
Ma il pubblico era incuriosito in particolare dagli sviluppi del rilancio del Rifugio atteso da molte realtà territoriali. La progettualità della Cooperativa Monte Calisio, proprietaria dell’edificio con protagonisti Andrea Bonvecchio e Nicola Piffer, è ben delineata: ristrutturazione dello stabile a spese della cooperativa; gestione tipica di ristorazione da rifugio; chiusura della strada alle auto per la tranquillità di Montevaccino e rispetto della montagna; punto di aggregazione per le attività sociali con apertura ad iniziative rivolte a scuole, associazioni, gruppi di turisti...
Ma non si trova un accordo con il Comune proprietario del terreno e in trattativa dal 2014! Il contratto della concessione scade nel 2021 e il rinnovo può essere incerto di fronte ad un bando pubblico di nuova concessione. La cooperativa chiede garanzie ed una proroga significativa dell’attuale contratto per un periodo utile a coprire almeno le spese di ristrutturazione. La burocrazia però pone ostacoli normativi che sviliscono l’inventiva e lo spirito imprenditoriale giovanile. Prossimamente ci sarà un nuovo incontro tra le parti per dirimere la questione. In fondo al tunnel burocratico sembra di scorgere una luce grazie alla caparbietà e l’amore per la montagna di Andrea e Nicola.