Ambiente / Il caso

Circonvallazione ferroviaria, abbiamo un problema (si dovrebbe scavare nei terreni dell’ex Carbochimica e della ex Sloi)

Altro che nuova stazione: i vertici delle Rfi sono venuti a Trento soprattutto a parlare di bonifica dei veleni, che dal 1978 aspetta una soluzione, e senza la quale tutto il progetto difficilmente potrà partire

di Gigi Zoppello

TRENTO. Houston, abiamo un problema. Anzi: Trento, abbiamo un problema. Il problema è quello dei giganteschi scavi della nuova «circonvallazione ferroviaria» della città, per l’arrivo della Tav del Brennero. E della loro interferenza con i terreni inquinati (inquinatissimi) di Trento Nord: ex Carbochimica e ex Sloi in primis.

Non è un mistero che, nello scavo dell’ex Franceschi su via Brennero, si formarono dei vasti laghi di idrocarburi, provenienti per filtrazione proprio dai terreni ex Carbochimica. Una fabbrica che per decenni ha prodotto naftalina alle porte della città (i più anziani ricordano benissimo che via Brennero si percorreva con i finestrini chiusi per i fumi e gli odori che produceva). E che ha inquinato una vasta area, contigua con la più pericolosa tossicità dei terreni ex Sloi, permeati di piombo teatraetile e fluoro. Un problema mai risolto, ma ormai «rimosso» dalla coscienza collettiva.

Ora si è capito che la gigantesca galleria della Tav partità dalla attuale «rotatoria Nassyrja», si abbassera gradualmente fino alle porte di San Martino e transiterà con le sue frese giganti sotto le fondazioni delle case del quartiere. 

Il problema delle interferenze con le aree inquinate è stato il tema di un colloquio a quattr’occhi fra i vertici delle ferrovie e della Provincia, proprio ieri. Se il gotha di Rfi era qui ufficialmente per siglare il progetto della «nuova» stazione di Trento da 15 milioni, il vero motivo – e ben più interessante – era l’altro: come ne veniamo fuori?

Ci soccorre un comunicato dell’ufficio stampa della giunta, che riferisce dei colloqui in piazza Dante. «Si è parlato dell'impatto sul territorio delle opere di accesso al Tunnel di base del Brennero, nel corso dell'incontro di oggi pomeriggio fra il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento Mario Tonina, qui anche nella sua veste di assessore all'urbanistica e all'ambiente, e l'amministratrice delegata di RFI, Vera Fiorani, alla presenza anche di Raffaele De Col, dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna, e Roberto Andreatta, dirigente generale del Dipartimento Territorio, e sul versante della Rete ferroviaria italiana, di Paola Firmi, responsabile della Direzione Tecnica RFI, e Francesco Romeo, responsabile della Direzione Tecnica Nord Est e responsabile per la circonvallazione ed elettrificazione della Valsugana. La realizzazione della prevista circonvallazione di Trento - come sottolineato dall'assessore Tonina - implica infatti la ricerca di un punto di equilibrio fra le esigenze poste da un'opera di valenza nazionale e quelle riguardanti la gestione del territorio. La convinzione comune è che l'opera sia strategica per lo sviluppo della città capoluogo ed in generale per tutto il Trentino. La disciplina sulla semplificazione adottata a livello nazionale tende ad accelerarne la realizzazione, che ragionevolmente dovrebbe avvenire entro il 2026, l'anno dei Giochi olimpici invernali.

Fra i temi oggetto dell'approfondimento, anche l'impatto dell'opera sulle aree inquinate di Trento Nord. L'auspicio è che la realizzazione della circonvallazione possa contribuire allo scioglimento di un nodo molto problematico per la città».

Sarà interessante vedere come. Tutti ricordiamo la visita del ministro dell’ambiente Sergio Costa, un anno e mezzo fa, accompagnato dal sottosegretario Riccardo Fraccaro (5 Stelle): al termine dell’incontro Fraccaro fece un annuncio clamoroso. Disse: «entro la prossima settimana presenteremo una soluzione al problema della bonifica della ex Sloi». Boom!

Personalmente ero molto curioso di sapere quale era la soluzione, visto che dal 1978 (quando la fabbrica andò a fuoco e il sindaco Tononi la chiuse definitivamente) stiamo cercando in tutto il mondo una via di uscita. Che non esiste, al momento. E qualche migliaio di tonnellate di veleni mortali giacciono nei terreni fra Campotrentino e piazza Cantore. 

Tramontato Costa, tramontato Fraccaro, ora tocca a Tonina. Come spiega l’ufficio stampa: «I temi saranno oggetto di ulteriori approfondimenti, anche alla luce del nuovo accordo siglato stamani fra la Provincia e i vertici di RFI». Vedremo. E soprattutto aspettiamo ancora che la Provincia organizzi un incontro aperto al pubblico (almeno uno) per presentare i progetti e le "mitigazioni" di cui si sta discutendo nella Sala Depero della Provincia con i vertici di Rfi. 

Che il tema sia complicato, lo si evince anche da due delle famose «Undici risposte a undici domande sulla circonvallazione ferroviaria di Trento» che il sindaco Franco Ianeselli (uno sponsor dell’opera) indirizzò al centinaio di trentini che avevano espresso i loro dubbi.

Fra le domande, ce n’erano due su questo argomento. I firmatari delle domande scrivevano: «È a conoscenza che nel 2009 il Consiglio Comunale di Trento ha votato, praticamente alla unanimità, la Deliberazione n. 134 sulla bozza di progetto di realizzazione della circonvallazione della città, previsto come percorso per il transito sul territorio municipale della TAV/TAC del Brennero?

In detto documento (allegato) si evidenziavano una grande quantità di criticità connesse a quella scelta, in particolare: la non conformità ai piani urbanistici; i negativi impatti ambientali e trasportistici della stazione prevista all’ex scalo Filzi; le interferenze con le aree inquinate di Trento Nord; l’esiguo strato di terreno tra le gallerie progettate e le aree urbane di San Martino e Buonconsiglio; eccetera».

Franco Ianeselli rispondeva sicuro: «… l'attenzione riguardo agli impatti che un progetto di questa complessità possono comportare sul territorio permangono e il Comune di Trento richiederà tutte le verifiche e gli approfondimenti necessari, tenendo conto che il nuovo progetto deve ancora essere completato e che si dovrà affrontare una nuova Valutazione di Impatto Ambientale. I quesiti posti troveranno quindi risposta completa nell’ambito di questi strumenti.

È comunque possibile e opportuno anticipare da subito qualche considerazione:

(...) Le interferenze con le aree inquinate di Trento Nord sono state ribadite dal Comune anche in occasione delle ultime ipotesi progettuali presentate, seppure ancora informalmente, a RFI che su questo punto ha già aperto un confronto con il Ministero competente.

Riguardo all’esiguo strato di terreno tra le gallerie progettate e le aree urbane di San Martino e Buonconsiglio, va evidenziato come il progetto della galleria prevede di ricollegarsi al tracciato della linea storica nel punto di maggior vicinanza tra questa e la balza rocciosa di Pietrastretta dove la roccia arriva quasi a lambire via del Brennero. Non c'è dunque nessun problema di interferenza tra la galleria e il soprassuolo se non negli ultimissimi metri dove, pur interrato, il nuovo tracciato esce da sotto la balza rocciosa di Pietrastretta per raggiungere la zona dell’ex scalo Filzi. Questo aspetto progettuale è seguito con particolare attenzione dai nostri uffici tecnici».

Poi, in particolare, gli veniva chiesto: «Il progetto prevede che la ferrovia si abbassi in trincea, nella zona in cui la linea del Brennero e la Trento-Malè attraversano le aree inquinate di Trento Nord. Anche il Sindaco ha dichiarato che è indispensabile provvedere alla bonifica dell'area prima dell'inizio dei lavori. Come pensa di agire il Comune per tale bonifica, necessaria per evitare l'inquinamento delle falde e per tutelare la salute dei cittadini? Quanto tempo si ritiene necessario per tale operazione? Non è forse giunto il tempo affinché, utilizzando in maniera propria i fondi del “Recovery plan”, il Comune provveda alla bonifica di quell'area, operazione in ogni caso necessaria alla salute dei cittadini, rivalendosi su proprietari inadempienti che da decenni, nonostante le regalie pubbliche in termini di aumento delle volumetrie realizzabili sull'area, non eseguono le bonifiche necessarie e concordate e propongono interventi che al massimo mitigano l'inquinamento?»

Ianeselli, nel replicare, era stato prodigo di particolari: «sul punto relativo all’interferenza dei lavori sulle aree inquinate di Trento nord, RFI ha già aperto un confronto con il Ministero dell’Ambiente al fine di ottenere le autorizzazioni necessarie per realizzare le opere ferroviarie.

Tra l'altro, sul tema occorre considerare anche il recente Decreto direttoriale numero 46 del 30/03/2021 del Ministero della Transizione ecologica che, all'articolo 242-ter, amplia le ipotesi in cui è possibile realizzare interventi e opere nei siti oggetto di bonifica. Gli interventi e le opere devono essere realizzati secondo modalità e tecniche che non pregiudichino, né interferiscano con l’esecuzione e il completamento della bonifica, né determinino rischi per la salute dei lavoratori e degli altri fruitori dell’area.

Ad ogni modo, la programmazione degli interventi di bonifica complessiva per le aree di Trento Nord è tema altro rispetto a quello della programmazione degli interventi infrastrutturali anche se siamo convinti che il processo di rigenerazione urbana che conseguirà dai progetti ferroviari, potrà avere ricadute positive anche per il futuro delle aree di Trento nord. Certo, non ci si nasconde il fatto che la questione della bonifica delle aree di Trento nord è estremamente complessa. Quanto alle “regalie pubbliche in termini di aumento delle volumetrie realizzabili sull'area” richiamate nella domanda, è doveroso ricordare che la previsione di ristorare almeno in parte gli oneri del disinquinamento tramite la capacità edificatoria dell’area, non è invenzione locale ma deriva direttamente dalla legge nazionale. Va infine ricordato che la situazione di Trento nord è costantemente monitorata e non si rendono evidenti criticità rispetto allo stato attuale di messa in sicurezza».

 

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