Trento / L'incontro

Ianeselli si racconta dopo un anno da sindaco: «Ecco come immagino il futuro»

Il primo cittadino ha affrontato una serie di questioni "calde" di fronte ai soci del Rotary Club: dalla movida «da non minimizzare» agli eventi in centro storico «da non inflazionare»

di Daniele Benfanti

TRENTO. «Cosa voglio fare "da grande"? Il sindaco». Franco Ianeselli, neoquarantatreenne, si è raccontato, l'altra sera, incalzato dalle domande del direttore dell'Adige, Alberto Faustini, di fronte ai soci del Rotary Club e dell'Inner Wheel convenuti al Grand Hotel Trento. Imprenditori, professionisti, politici del passato più o meno recente, intellettuali.

Ianeselli ha raccontato e si è raccontato a un anno dal suo insediamento a palazzo Thun da primo cittadino.

Si è autodefinito timido e «agitoso», ha confidato di essersi ispirato a Obama nel ritagliarsi almeno un'ora di studio al giorno, anche quando l'agenda è particolarmente fitta.

«Per non andare avanti a colpi di twitter», ha detto. E per non adagiarsi.

«Sono felice di fare il sindaco - ha confidato - nonostante sia un mestiere impegnativo. Ma fantastico. Certo, alcuni miei predecessori non sapevano come spendere tutti i soldi a disposizione. Ora i tempi sono cambiati. Ma quando ero sindacalista mi sentivo a volte solo. C'erano accordi che non condividevo ma che dovevo sostenere. In questo primo anno se c'è una cosa che non ho provato è la solitudine».

E ancora: «Di fare il sindaco smetti solo quando vai a dormire. Anzi, no. Ti sveglia la notifica WhatsApp di quelli che non riescono a dormire per la malamovida notturna».

«Chiamiamola socialità notturna» ha proposto il sindaco, che ha ironizzato sul fatto di aver già partecipato a una quarantina di dibattiti sul tema, in un anno da sindaco, e di aver emesso altrettante ordinanze per arginare la voglia di divertimento notturno che sfocia in eccessi e disturbo della quiete pubblica. Ianeselli non vuole minimizzare il problema. Sollecitato anche dagli interventi di molti rotariani che risiedono proprio in centro storico e nella zona «calda» di Santa Maria Maddalena.

«A Trento abbiamo avuto questori - ha ammesso - che in passato ci dicevano che qui nessuno paga il pizzo se apre un negozio e non ti rubano la macchina mentre sei al cinema... Quindi non ci sono problemi. Ma io guardo alle città del Nord Europa, non a chi sta peggio».

Anche sul nuovo questore Francini, Ianeselli non ha rinunciato a una battuta: «Invitatelo - ha detto alla platea dei rotariani - ma fate in fretta. Resta qui solo otto mesi, poi va in pensione».

Ormai un cliché, i questori e i commissari del governo che nella «tranquilla» Trento passano l'ultimo periodo prima della quiescenza. Per spostare la voglia di socialità notturna in un luogo non abitato ma vicino al centro, Ianeselli propone l'ex Cte, centro esposizioni di via Briamasco.

«Non voglio un centro storico senza vita o spopolato. Per risolvere il problema ci vogliono repressione e rigenerazione urbana».

Tre soddisfazioni di questo primo anno da sindaco?

«Innanzitutto, aver trovato una soluzione alloggiativa temporanea all'Ostello, lo scorso 26 dicembre, per un'ottantina di senza fissa dimora rimasti al freddo. Quest'anno con la diocesi si farà ancora meglio.

Poi l'apertura degli asili nido nella settimana di San Vigilio e aver abbassato le rette. Infine la pedonalizzazione di via Suffragio: è bellissima».

I crucci, invece, la gestione troppo burocratizzata degli impianti sportivi, non ancora all'altezza del vicino mondo altoatesino e tedesco; i tempi lunghi delle concessioni edilizie nell'edilizia privata; il nodo polizia locale.

«Si ascolta, ma a un certo punto un sindaco deve decidere» ha detto Ianeselli quasi fosse uno slogan di legislatura e aggiungendo: «Lo dico al mio mondo, soprattutto».

Senso di responsabilità, nel ruolo istituzionale e quindi nei rapporti con la Provincia.

Il Comune è maggioranza, anche se di un altro colore rispetto alla Pat. Non può agire da opposizione nemmeno di fronte ai piccoli-grandi sgarbi della mancata comunicazione sul concerto di Vasco Rossi e sul ribaltone in tema di Festival dell'economia. «Certo, due episodi sgradevoli. Trento non è un palco».

Centro bellissimo, ma occhio a inflazionarlo di eventi: «Quest'anno abbiamo detto di sì a tutti. Come facevamo - dopo un anno e più di pandemia - a dire a qualcuno "No, non è il tuo turno"».

Ma in futuro si vuole vedere più spesso piazza Duomo nella sua bellezza pulita, senza stand, tendoni, bancarelle.

La Trento di domani? Città di studio e ricerca, con l'università, i suoi centri di eccellenza, e il bypass ferroviario che porterà qualche disagio ma libererà spazi tangibili e metaforici di crescita urbana.

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