L’Itea cambia idea: alla «Nave» di San Pio X niente studenti, e l’Opera Universitaria resta spiazzata
La mossa della nuova presidente Gerosa: «Nella permuta ci rimettevamo, quella casa vale molto di più». E intanto? Tutto abbandonato da dieci anni, nonostante le promesse di lavori dopo lo sgombero degli anarchici
PROBLEMA Gli studenti cercano casa a Rovereto, a Trento non c'è più una stanza libera
TRENTO. Non c'è spazio per gli studenti universitari sulla «Nave» di via S.Pio X. Nell'ultima riunione il consiglio di amministrazione dell'Itea ha deciso di rinunciare alla permuta immobiliare concordata due anni fa con l'Opera universitaria.
L'accordo, vidimato all'epoca dalla Provincia con una delibera che assegnava le risorse all'Istituto di edilizia abitativa, prevedeva la cessione all'Opera del palazzo, da anni disabitato, in cambio di un immobile a Borino di Povo e alcuni appartamenti a Roncafort.
L'Opera avrebbe poi proceduto all'abbattimento e ricostruzione dell'immobile con realizzazione di 130 posti letto per gli studenti.
La pratica però si è fermata dopo il cambio di guida al vertice dell'Itea. La nuova presidente Francesca Gerosa, in sella da qualche mese, ha verificato i termini dell'accordo impostato dal suo predecessore Salvatore Ghirardini e l'ha trovato sconveniente.
«Oltre alla Nave avremmo dovuto pagare un conguaglio di 2,4 milioni per avere in cambio appartamenti in una zona poco appetibile e altri alloggi senza garage e cantina, non confacenti alle nostre esigenze - spiega Gerosa - perciò ho fatto fare una nuova perizia da cui risultava che il valore reale dell'edificio di via S.Pio X è superiore ai 6 milioni, tenendo conto del fatto che può essere ricostruito aumentando le cubature. Probabilmente le stime precedenti erano state fatte sui valori a bilancio ma io non potevo "regalare" quell'immobile».
La presidente di Itea, che di mestiere fa l'agente immobiliare, già da settimane aveva maturato l'intenzione di fare marcia indietro e aveva spiegato le sue perplessità alla presidente dell'Opera universitaria Maria Laura Frigotto. Che è rimasta spiazzata dalla decisione: «Purtroppo questo è un esito che non ci aspettavamo - dice. - Lì sarebbero stati realizzati 130 posti in una posizione ottimale. Un vero peccato; ora dovremo valutare soluzioni alternative in attesa che escano i bandi del Pnrr a cui contiamo di partecipare».
La Nave è a poche centinaia di metri dalla biblioteca universitaria delle Albere a al polo di via Verdi, una posizione molto comoda per i futuri studenti. Ma una posizione del genere piace anche ad Itea e la presidente Gerosa non nasconde l'ambizione di tornare ad ampliare il patrimonio societario per dare risposte agli oltre mille nuclei familiari in graduatoria nel Comune di Trento per avere un alloggio pubblico.
«Non so se faremo alloggi a canone sociale, moderato o edilizia sostenibile, siamo nella fase della pianificazione e assieme all'assessorato valuteremo, ma certamente la mia priorità è dare casa alle famiglie che ne hanno bisogno e finalmente con la Nave l'Itea ha la possibilità di farlo».
Certo la notizia del cambio di rotta è un brutto colpo per l'Università in un anno accademico caratterizzato da crescenti difficoltà riscontrate dagli studenti che arrivano da fuori nel trovare posti letto a prezzi accessibili sul mercato privato.
Lo standard degli spazi offerti dall'Opera è ormai numericamente inferiore rispetto ad altre città universitarie e questa rischia di essere una penalizzazione per l'attrattività dell'ateneo. A dare un po' di sfogo a questa pressione ci dovrebbe essere in futuro il nuovo studentato previsto sull'area ex Italcementi in destra Adige; in questo caso sarà l'Università in prima persona a realizzarlo, affidandone poi la gestione con tutta probabilità all'Opera. Ma ci vorranno anni perché tutto sia pronto.
La «Nave» dell’Assillo
L’edificio era stato occupato dagli anarchici trentino nell’ottobre 2015, e venne sgomberato con l’intervento di reparti e blindati di Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco di Trento il 19 gennaio 2016. L’operazione dsi polizia durò 13 ore.
Lo sgombero, che portò anche alla denuncia degli occupanti, alcuni dei quali salirono sul tetto per resistere, era motivato non solo dai reati di violazione di domicilio, ma anche dalla denuncia del proprietario (Itea) che annunciava di voler «entro pochi mesi inziare i lavori di riqualificazione».
Stabile che, da tempo disabitato, era stato trasformato dagli anarchici in «Nave Assillo». Al piano terra era stata allestita una sala per gli incontri con sedie, divani e i volantini dei vari appuntamenti. «In questo spazio non sono tollerati comportamenti sessisti, razzisti, omo-lesbo-transfobici» è il testo del cartello che era stato affisso all’ingresso. Quindi le varie stanze sistemate in qualche modo e destinate ad essere utilizzate come sala da pranzo, come cucina (con una dispensa ricca di verdure e di pasta) o come camera da letto per i senzatetto ed i profughi con dei materassi come giaciglio.