Il cinema Astra non esiste più: demolizione completata, adesso c’è un cratere di macerie
Il commento del critico Gianluigi Bozza: «È un pezzo della storia che se ne va, per quelli della mia generazione è una seconda perdita, dopo il Dolomiti dove si facevano i primi cineforum»
STORIA Da una vincita alla lotteria a un affare immobiliare
FOTO Le immagini storiche del Cinema Astra
TRENTO. C'è voluto meno di un mese per cancellare 69 anni di cinema, arte e socialità. L'Astra non c'è più; sopra l'ammasso di macerie nel vuoto che si è aperto in corso Buonarroti la ruspa arancione riposa col braccio meccanico appoggiato a terra, inconsapevole della ferita aperta nel cuore del quartiere di Cristo Re.
Cemento e mattoni caduti a terra hanno aperto gli sguardi a un panorama di palazzi grigi che presto saranno nuovamente coperti alla vista da un altro, nuovo, palazzo grigio.
Così è la vita. Il mondo sta cambiando e il mondo del cinema cambia ancora più in fretta. Evidentemente non c'è più posto per un luogo che ha donato a un paio di generazioni di trentini l'emozione di un sogno.
«Una volta la sala cinematografica era proprio il luogo dei sogni - ragiona Gianluigi Bozza, critico e appassionato di cinema - e la scomparsa dell'Astra è un po' l'emblema di come è cambiato l'approccio ai film. Mi viene in mente quella sequenza di "Otto e 1/2" in cui ci sono quei bambini riuniti su un lettone che guardano affascinati lo schermo, o certi film di Truffaut, come "Gli anni in tasca". La sala era un po' il punto di incontro tra il sogno e il reale, tra il fantastico e il concreto».
Un modo di vivere il cinema che ormai non c'è più, annichilito dalla tecnologia che con pochi clic ti fa arrivare direttamente le immagini sul telefonino, cancellando la poesia di una scoperta vissuta e gustata su un grande schermo nel buio di una sala.
«Per quelli della mia generazione - racconta Bozza - il primo cinema storico scomparso è stato il cinema Dolomiti di via Borsieri. Era il cinema dell'Azione cattolica dove si poteva andare senza che i genitori si preoccupassero. Poi arrivò l'Astra e il nonno Artuso pensava al cinema come una funzione pedagogica, senza ammiccamenti ai film osè e senza cercare il guadagno a tutti i costi. In seguito in corso Buonarroti arrivò anche il cineforum e quando è arrivato Antonio Artuso, l'ultimo proprietario gestore, ha allacciato contatti con la Biennale di Venezia ed è diventato un punto di riferimento anche culturale. La scomparsa dell'Astra per me è la scomparsa anche di un punto sociale per Cristo Re: un luogo di animazione sociale. Vado all'Astra significava vado in Cristo Re».
E dopo che aveva aperto il bar all'ingresso significava anche trovarsi a bere qualcosa e magari scegliere nella vasta gamma di offerta concessa nelle varie sale. «Un po' come succede nei festival, dove si entra a guardare la proiezione ma poi il luogo del confronto, dove ci si parla e ci si "annusa", è l'uscita».
A Trento insomma mancherà un centro di riferimento di questo tipo. In un certo senso anche un servizio sociale con funzione di comunità. «Non scompare solo una parte di storia ma anche una possibilità di futuro, la possibilità di stare insieme e dunque di futuro da costruire condividendo discorsi, interessi, passioni».