Aree inquinate e progetto bypass ferroviario: il cantiere pilota è solo un "cantierino"
Predisposta da Rfi l'area interessata, non supera i 20 metri quadrati: lo scavo di dimensioni ridotte, rileivi previsti in settembre. Il consigliere comunale Andrea Maschio: "Programmato uno scavetto di poca utilità. Ho chiesto che se ne discuta in commissione ambiente"
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TRENTO. Si immaginava partissero l'altroieri gli scavi per il cantiere pilota, che dovrebbe valutare la fattibilità del progetto di circonvallazione ferroviaria, che da lì, da quei terreni deve passare, secondo il progetto di Italferr.
In realtà il 16 agosto, si è predisposta l'area, che verrà interessata dallo scavo. I rilievi veri e propri saranno effettuati a settembre, in contraddittorio con i tecnici dell'Appa. Ma se non cambia la logistica, quel che da ieri è piuttosto evidente è che non si tratterà di un cantiere che replicherà il lavoro che sarà poi effettivamente realizzato. Lo scavo sarà evidentemente di dimensioni piuttosto ridotte: l'area per ora predisposta, infatti, non supera i 20 metri quadrati.
E presta il fianco alle critiche. Senza appello quella del consigliere Andrea Maschio (Onda) che per altro aveva portato in consiglio comunale la proposta - poi approvata - di cantiere pilota, e che gestisce il vicino cantiere per la bonifica del Lavisotto: «Siamo più cantiere pilota noi, con il Lavisotto, che quello scavo che ha in mente Italferr». «Una buchetta pilota» sorride Claudio Geat, presidente della Circoscrizione centro.Per adesso la certezza è che è stata identificata una prima area.
E su questo punto Italferr ha fatto di necessità virtù: i privati al momento non concedono di passare, quindi si è optato per un terreno di proprietà delle ferrovie: la fossa Armanelli che, da via Maccani, procede fino alla ferrovia per poi proseguire fino a gettarsi nel Lavisotto. Nella parte terminale, la fossa Armanelli è il fosso di guardia delle ferrovie, ma è inutilizzato da trent'anni. Il che significa che è diventata più o meno una giungla. Da qui la necessità di farsi spazio, per scavare. Rfi lo ha fatto ieri: nell'area più vicina a via vittime delle Foibe, ora c'è un'area transennata.
Alcune piante sono state tagliate alla radice, e al momento sono lì a terra, in attesa presumibilmente di essere portate in discarica in quanto rifiuti speciali, perché cresciute con le radici ben piantate nel piombo tetraetile.
E il cantiere pilota? Quello - che Rfi chiama scavo pilota probabilmente non a caso - sarà effettuato nelle prime due settimane di settembre. E sarà realizzato sotto l'occhio vigile di Appa, che seguirà passo passo i lavori e che già aveva presentato delle prescrizioni rigide su quei luoghi. «Come sarà effettuata la campagna di monitoraggio - spiega l'ingegner Giuliano Franzoi del Comune - se in atmosfera protetta, lo valuteranno appunto a settembre».
Ciò che invece sta per partire, o meglio ripartire, in quell'area, sarà il cantiere per la bonifica del Lavisotto. E ripartirà lunedì, con qualche precauzione in più. «Questa settimana, tra domani o dopodomani - spiega Andrea Maschio, che di quel cantiere è l'ingegnere per la sicurezza - si effettueranno le prove dell'aria a secco: una valutazione cioè dello stato dell'aria senza lavorazioni in corso, per capire se così ci sono emissioni. Lunedì poi dovrebbero ripartire con le iniezioni jet grouting».
Per capire, più o meno un cemento morbido per poter fare il tappo di fondo e poter quindi lavorare. Questo - e le paratie laterali - assieme ad un tappo a monte e uno in testa i lavori, dovrebbe ovviare alla presenza di acqua. Ma l'inserimento di cemento, da lunedì, verrà realizzato in atmosfera protetta, in via precauzionale.
Ed è proprio partendo dalla bonifica del Lavisotto che Maschio contesta lo scavo di Rfi: «Scaveranno e faranno dei rilievi, ma non è di questo che c'è bisogno. Il consiglio comunale aveva prescritto di fare uno scavo simile a quello che devono fare, per capire se riescono a farlo. Paradossalmente è più cantiere pilota il mio sul Lavisotto. Solo che noi dobbiamo scendere a pochi metri, loro andranno a 20. Sarà diverso, non è detto che sia più difficile, ma diverso sì. Invece ad oggi hanno programmato uno scavetto, di poca utilità. Ho chiesto che se ne discuta in commissione ambiente». C. Z.
[foto: Daniele Panato]