Nuovo ospedale di Trento: il progetto ha bisogno dei campi di Trentinello (ma anche dell'area caserme)
Con l’idea di metterci il nosocomio, la scuola sanitaria, la facoltà di medicina, serviranno tutti gli spazi disponibili, dal sottopasso fino all’ex Enderle
LA VICENDA Progetto ospedale azzerato
COMMISSARIATO Provincia, l'iter del polo ospedaliero e universitario
TRENTO. Rispetto al Not (progetto abbandonato), un Polo ospedaliero e Universitario (POUT) che comprenda anche le funzioni di formazione e ricerca dovrà aumentare di un quinto gli spazi a disposizione. Lo dicono la letteratura e le esperienze maturate in altri contesti e lo dice anche la delibera della giunta provinciale: «Si stima - recita il documento - che le esigenze di ricerca e formazione possano richiedere un aumento delle superfici superiore del 20% rispetto ad un ospedale destinato esclusivamente ad attività assistenziali».
Ecco perché il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, ha precisato nel giorno dell'annuncio la presenza di oltre 4 ettari di terreni pubblici attorno ai 21 finora impegnati per il Not, una presenza che rende la zona di via al Desert simile per ampiezza all'area San Vincenzo, su cui molti avevano messo gli occhi pensando allo spostamento del progetto ospedaliero.
Arrivare anche solo vicino ai 26 ettari di San Vincenzo non sarà però facile e per farlo potrebbero tornare in gioco anche i due ettari e mezzo di terreno oggi destinato al Ministero della difesa per la realizzazione di alloggi per i militari. Di quelle aree, dove sorgeva la caserma Damiano Chiesa, si è discusso a lungo nei mesi scorsi in un tira e molla tra Provincia, Comune e Ministero.
Fino al 2017 quell'area era inclusa nel perimetro destinato dal piano regolatore cittadino al nuovo ospedale; poi la sigla di un accordo di programma tra Provincia, Comune e Stato aveva destinato il terreno alla realizzazione di 79 casette in legno per le famiglie dei militari di stanza in città, progetto da 15,3 milioni di euro.
Nei mesi scorsi il dibattito sulle necessità di includere nel Not anche la Scuola di medicina e le funzioni di ricerca biomedica aveva spinto il consiglio comunale ad approvare all'unanimità una mozione che invitava a percorrere quella strada, trovando una diversa collocazione per gli alloggi dei militari. Una possibilità non esclusa dal Ministro della difesa Lorenzo Guerini, a patto che si trovasse un'alternativa comoda e in zona per gli alloggim dei soldati.In realtà poi nulla si è mosso e la procedura per la cittadella dei militari è andata avanti.
L'incarico della progettazione è stato affidato allo studio Claudio Lucchin di Bolzano e sembrava di essere arrivati a un punto di non ritorno. Ma con la revoca della gara d'appalto del Not e la decisione della giunta provinciale di realizzare il nuovo Polo Ospedaliero e Universitario vanno rivalutate anche le necessità di spazio.
Attualmente ci sono 19,7 ettari già destinati dal piano regolatore all'ospedale. Oltre ai 17,5 della zona già interessata dal progetto Guerrato sono infatti compresi anche 2,2 ettari di proprietà comunale dove, accanto a via Jedin, sorgono il campo da calcio del Trentinello e un campo da softball.
In più la Provincia ha a disposizione anche una fascia di 6.698 metri quadri accanto alla tangenziale, acquisita qualche anno fa dalla Patrimonio del Trentino; si tratta del terreno dove sorgeva in passato un capannone della ditta Enderle. Ma anche comprendendo tutte queste aree si arriva a meno di 21 ettari, ancora lontani dai 26 di San Vincenzo.
Ecco perché i 2,5 ettari opzionati dal Ministero della difesa tornano ad essere strategici. «Quella fatta è stata una ricognizione di massima, se poi sarà indispensabile potranno entrare in gioco anche terreni privati da espropriare» spiega Paolo Nicoletti, direttore generale della Provincia. C
andidati possibili sono i proprietari dell'area Gadotti, che occupa con edifici e capannoni artigianali uno spicchio di un altro paio d'ettari tra via al Desert e via Jedin. «I proprietari ci avevano chiesto di poter convertire l'area in residenziale, ma li abbiamo tenuti in stand by proprio per capire cosa succederà con l'ospedale» svela l'assessora comunale all'urbanistica Monica Baggia. Sono comunque tutti ragionamenti ipotetici che solo il Progetto preliminare del commissario straordinario chiamato a modellare il nuovo Polo Ospedaliero e Universitario potrà confermare o smentire. Altro elemento che dovrà essere valutato alla luce del nuovo progetto sarà la viabilità attorno al Polo ospedaliero. In particolare in ballo c'è il rifacimento del cavalcavia di Ravina.
Secondo il progetto di massima, affidato alle cure di un altro commissario straordinario, l'ingegner Mauro Bonvicin, il viadotto verrà portato da due a quattro corsie. L'incarico, affidatogli nell'aprile del 2021, dice che il commissario dovrà muoversi in stretta sinergia con i progetti del nuovo ospedale, a cui la tangenziale dovrà agganciarsi in maniera coerente e sicura. E siccome il nuovo ospedale è ancora tutto da ridefinire rischia di rallentare anche quell'opera. Nicoletti però esclude l'ipotesi di un ritorno alla vecchia idea di realizzare un tunnel: «Non è realistica, lì rimarrà un cavalcavia».