Anna, la carrozzina e l'ostacolo delle scale: situazione risolta grazie all’intervento dell’assessora Maule
Serraino, cinquantottenne con problemi di disturbo bipolare e difficoltà di deambulazione, si è finalmente spostata da piazza Mostra al co-housing di via San Giovanni Bosco, in una casa (quasi) sbarrierata e adatta alle sue esigenze
TRENTO. Il giorno tanto atteso, quello del trasferimento in un nuovo appartamento, è finalmente arrivato. Anna Serraino, cinquantottenne con problemi di disturbo bipolare e difficoltà di deambulazione, si è finalmente spostata da piazza Mostra al co-housing di via San Giovanni Bosco, in una casa (quasi) sbarrierata e adatta alle sue esigenze. La donna, infatti, da anni si muove esclusivamente con la carrozzina e nel vecchio appartamento ha dovuto misurarsi ogni giorno con le difficoltà connesse a questa condizione di vita: ripide scale, spazi stretti, ostacoli quotidiani. Addirittura la necessità di indossare un casco protettivo per evitare di farsi male nel malaugurato caso di una caduta.
Doveva restare in quella casa per un anno al massimo, invece ne sono passati cinque: ma come è stato possibile? La risposta è arrivata dall'assessora alle politiche sociali, familiari e abitative del Comune di Trento, Chiara Maule, che ha seguito personalmente la vicenda e, come testimoniato anche dai diretti interessati (insieme ad Anna, un grande lavoro di sostegno lo ha svolto il cognato Francesco Boccardi), ha preso a cuore la situazione cercando di arrivare ad una soluzione quanto prima. Di contro però, i tempi si sono allungati molto, anche e soprattutto a causa della burocrazia. Tutto è iniziato nel 2018, quando il Comune ha fatto domanda di finanziamento per la realizzazione della struttura di co-housing, nell'ambito del bando per la riqualificazione delle periferie, approvato durante il governo Renzi.
«Abbiamo partecipato ma purtroppo, in corso d'opera, si è deciso di approvare solo le prime quaranta domande e non arrivare a settanta, come inizialmente previsto - ha spiegato Maule. - Così abbiamo perso i fondi per Casa Felice. Tuttavia, abbiamo fatto una nuova domanda l'anno successivo e questa volta, fortunatamente, abbiamo ottenuto risposta positiva. Purtroppo però tutti sappiamo quali sono le tempistiche e i ritardi legati soprattutto alle questioni nazionali. Senza contare tutto ciò che è successo dopo».
Il riferimento dell'assessora segue ovviamente un duplice binario: dapprima, la pandemia e, in secondo luogo, il Superbonus 110%. L'emergenza sanitaria ha letteralmente stoppato le attività e, una volta riprese queste ultime, la maggior parte si sono ritrovate "inceppate". L'accumularsi di incentivi, domande e sostegni ha fatto il resto. Ancora una volta, la burocrazia ha giocato un ruolo molto importante. Poi ecco il Superbonus che, ha spiegato Maule: «Ha spostato l'attenzione di tutti gli uffici sulle progettualità ad esso collegate. C'erano tanti fondi da prendere e molte opportunità da cogliere per riqualificare la città».
Vicenda conclusa? No, perché dopo la vittoria del bando per la gestione da parte di Villa Sant'Ignazio, quest'ultima ha dovuto stipulare un'assicurazione ad hoc per avviare il progetto. «Ci piacerebbe, come Comune, organizzare un momento per riprendere la questione - ha concluso Maule -. L'importante è che tutto sia finito per il meglio».