Accusato di essersi intascato la caparra di una Range Rover, il venditore va a processo
La stessa concessionaria si costituisce parte civile, per il «danno d’immagine» derivato dal presunto comportamento del «consulente»
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TRENTO. Lavorando in mezzo alle belle auto ed avendo a che fare con persone di una certa solidità economica, un consulente di vendita ha escogitato un "sistema" per mettersi in tasca qualche migliaio di euro in poco tempo e senza fare fatica, ai danni del datore di lavoro e dei clienti. Ma il suo "gioco" non è durato molto e ora si trova ora a rispondere delle sue azioni davanti ad un giudice.
Appropriazione indebita e truffa sono le accuse di cui deve rispondere un 33enne di origine umbra, che per un periodo ha lavorato a Trento come consulente di vendita nel settore delle auto presso la concessionaria Jaguar-Land Rover Euromix Motors: pur non essendo un dipendente (aveva partita Iva) ha comunque causato un grave danno di immagine alla società, oltre che un danno patrimoniale.
Il giovane venditore, assistito dall'avvocato Beppe Pontrelli, secondo l'accusa si sarebbe appropriato di 2.900 euro in contanti, ossia parte della caparra che un cliente aveva versato per l'acquisto di una Range Rover Evoque.
La compravendita risale all'ottobre 2019: 29mila euro il costo complessivo della vettura, con un acconto di 6mila euro pagato con carta di credito per l'importo di 1.100 euro, in contanti per 2.900 euro e i restanti 2 mila euro con due successivi bonifici. Il resto della somma, ossia 23mila euro, sarebbero stati coperti da un finanziamento.
Il consulente prima si era intascato i 2.900 euro in contanti, poi per compensare l'ammanco avrebbe stipulato un finanziamento per un importo superiore a quello stabilito (da 23mila a 25.900), con un conseguente aumento della rata mensile. Era riuscito a modificare gli importi del contratto di finanziamento all'insaputa del cliente, facendo a questo sottoscrivere i moduli in bianco con la scusa di un problema al software. Ma la truffa è stata scoperta.
Euromix srl, costituita parte civile con l'avvocato Marco Vernillo, chiede un risarcimento danni di immagine pari a 10mila euro. L'udienza è stata rinviata a maggio per sentire i testi del pubblico ministero.