Trento, chiude il dormitorio della palestra delle ex Bellesini: 24 persone di nuovo all’addiaccio
La voce di Chiara Alberti: «Nei giorni in cui si celebra il volontariato in città, il Comune ci ha detto no all'accoglienza notturna delle persone che si troveranno costrette a tornare a dormire al freddo, sotto i ponti. Né l'amministrazione ci ha dato alternative»
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TRENTO. Ieri potrebbe essere stata l’ultima sera per i 24 giovani richiedenti asilo nel dormitorio alle ex scuole Bellesini, sotto un tetto, al caldo. Ha chiuso oggi, 5 febbraio, alle 8 il rifugio di emergenza ricavato dal Comune nella palestra e gestito grazie all'impegno di una trentina di volontari: quei locali ora servono per altre attività.
Nel tardo pomeriggio di sabato 3 febbraio è arrivata la comunicazione ufficiale del Comune, che con sette giorni di proroga (la chiusura era prevista a fine gennaio) aveva cercato comunque di venire incontro alle richieste delle tante persone - cittadini comuni, studenti, professionisti, pensionati - che si sono prese a cuore il problema di questi giovani uomini, costretti a stare all'addiaccio finché non si libera un posto nell'ambito del percorso di accoglienza predisposto dalla Provincia. Alla Residenza Fersina o in altre strutture la disponibilità non copre la domanda.
«Nel giorno in cui si celebra il volontariato a Trento, il Comune ci ha detto no all'accoglienza notturna di 24 persone che si troveranno costrette a tornare a dormire al freddo, sotto i ponti. Né l'amministrazione ci ha dato alternative» dice con sgomento Chiara Aliberti, che è "voce" e parte attiva in questo progetto partito dall'Assemblea antirazzista, che fa riferimento al Centro sociale Bruno, e al Collettivo Rotte Balcaniche.
«È da tre settimane che ogni sera apriamo il dormitorio delle ex Bellesini. A spese nostre ci dedichiamo all'accoglienza, rimaniamo qui la notte in tre, prepariamo la mattina tè caldo e poi chiudiamo la struttura - spiega - Se di giorno le temperature non sono un problema, la notte il termometro scende sotto lo zero. I ragazzi che ospitiamo saranno ora costretti a dormire all'aperto, in ripari di fortuna. Non solo fa freddo, ma sotto i ponti ci sono i topi. Siamo sotto la soglia della dignità, pensiamo solo al disagio di chi sta poco bene, magari è sotto cura antibiotica o ha un unguento da spalmare. Queste persone staranno giorno e notte sulla strada. Ci chiedono cosa succederà, dove potranno andare a dormire e noi non sappiamo cosa rispondere».
Chiara Aliberti, a nome di tutti i volontari che in queste settimane si sono impegnati per far funzionare il progetto, fa un appello affinché qualcuno - Comune, Provincia, privati - si faccia avanti. Servono locali per sistemare 24 brandine: possibile che nella "Città europea del volontariato" non si trovi una soluzione? «Siamo preoccupati per questi ragazzi. È una situazione che crea angoscia - aggiunge una delle insegnanti della scuola di italiano "Libera la parola" del Centro sociale Bruno - I ragazzi sono i molto diligenti, rispettosi, volonterosi. Qualcuno ha trovato lavoro e esce al mattino presto per iniziare il turno. Mai stati problemi. Ci ringraziano sempre».