Centro Trilacum abbandonato, la parola alla Cassazione: l’Asuc chiede il risarcimento
Vigolo Baselga, il presidente Franceschini critica il Comune: «Non è vero che manca l'accordo per colpa nostra. Il sindaco Ianeselli come Ponzio Pilato»
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VIGOLO BASELGA. «La vicenda del centro sportivo è una questione non solo di coscienza, ma di legge» ha evidenziato nei giorni scorsi il presidente dell'Asuc di Vigolo Baselga Flavio Franceschini. Una dichiarazione che ha preceduto di pochi giorni l'ordinanza della Cassazione sulla querelle, che da quasi 20 anni contrappone l'amministrazione separata degli usi civici del sobborgo al Comune e al gruppo sportivo Trilacum.
I giudici della Corte Suprema, Seconda sezione civile, hanno rilevato un difetto di giurisdizione relativo a 3 degli otto punti del ricorso di Asuc: gli atti vanno alla Prima presidente, per l'eventuale assegnazione alle Sezioni Unite. In altre parole, emersa la complessità del caso, viene chiesta l'autorevolezza di un'interpretazione del diritto uniforme.
Il caso è stato sollevato legalmente dall'Asuc di Vigolo Baselga nel 2009. Nel 2013, con sentenza della Corte d'appello di Roma, era stato stabilito che il diritto di uso civico sui terreni non è venuto meno, a fronte della costruzione sul lotto di un centro sportivo. L'Asuc ha quindi chiesto l'accertamento dell'occupazione senza titolo da parte di Comune e di Trilacum di quei lotti, con conseguente rilascio dei beni, ripristino dei luoghi e risarcimento del danno. Il gruppo sportivo Trilacum si è costituito chiedendo che fosse il Comune a pagare gli oltre 738mila euro spesi per l'edificazione, mentre l'amministrazione ha presentato ad Asuc un conto di 716mila euro pari al valore dei contributi per la valorizzazione del diritto di uso civico.
Nel 2017 il tribunale ha condannato il Comune a restituire i terreni, con sentenza confermata dalla Corte d'appello di Trento nel 2019. Ora c'è la Cassazione, a cui Asuc si è rivolta per il riconoscimento della parte economica della questione, tornando ad evidenziare che il Comune non solo ha amministrato il bene appartenente al demanio civico della frazione, ma ne ha anche beneficiato.
«Noi potremo cedere all'amministrazione il centro sportivo, ma solo a fronte di un riordino patrimoniale, di uno scambio di proprietà di pari valore. I beni collettivi un tempo significavano sopravvivenza per le nostre popolazioni. Ad esempio sulla superficie del centro sportivo erano state individuate 100 sorti date alle persone che non avevano la campagna - spiega Franceschini - Abbiamo avanzato una proposta, chiedendo superfici prative».
L'area sarebbe stata individuata: le Viote. «Fino al 1918 ben 180 ettari di superficie erano di proprietà di Vigolo, Cadine, Baselga del Bondone e Sopramonte, poi divennero demanio statale, infine ceduti alla Regione Trentino Alto Adige che li vendette nel 1963 al Comune di Trento - prosegue - Di quei 180 ettari due terzi sono sul comune catastale di Sopramonte e parte su Garniga».
Franceschini non risparmia critiche al Comune: «Non è vero che l'accordo non c'è per colpa nostra. Il sindaco Ianeselli, come Ponzio Pilato, della questione se ne lava le mani. Le proposte sono sempre state fatte da noi, ma questa amministrazione non vuole trovare una soluzione».