L'idea: cinema multisala alla stazione delle corriere, quando si trasferirà all’ex Sit
L’edificio è opera degli anni Cinquanta dell’architetto Keller, e l’Agis (con Lazzeri del Cineworld) ci crede. Siamo ancora nella fase di confronto e di verifica della fattibilità delle proposte, ma seduti attorno al tavolo ci sono soggetti più che qualificati a discuterne
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TRENTO. L'idea è suggestiva: un cinema multisala nella struttura che attualmente ospita la stazione delle corriere, quando quest'ultima si sposterà all'ex Sit. Progetto frutto di un partenariato tra pubblico e privato, dopo che il capoluogo è rimasto orfano dell'Astra e ora rischia di perdere anche il cinema Roma di corso Tre Novembre.
Siamo ancora nella fase di confronto e di verifica della fattibilità delle proposte, ma seduti attorno al tavolo ci sono soggetti più che qualificati a discuterne: per l'Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) il presidente del Triveneto Franco Oss Noser con il segretario Marco Sartore, il gestore del cinema Roma Massimo Lazzeri e per la Provincia il responsabile della Soprintendenza per i beni culturali Franco Marzatico e l'assessora alla cultura Francesca Gerosa. Un primo incontro è stato il mese scorso, mentre lunedì prossimo è fissato il secondo appuntamento.
Cultura e riqualificazione. Dall'incertezza sul futuro del cinema Roma - c'è un giudizio civile in corso e presto partirà un procedimento amministrativo, promosso dal gestore - è dunque partito il confronto sull'individuazione di un'area pubblica da destinare alla sede di una nuova e moderna multisala cinematografica. L'assessora provinciale Gerosa aveva espresso disponibilità in tal senso e Oss Noser ha colto la palla al balzo per rilanciare la proposta di creare una centro culturale, che offra sale per cinema e per spettacoli dal vivo.
Proposta a cui il gestore del Roma guarda con interesse: «Al di là del futuro della sala di corso Tre Novembre, la cui tutela rimane un punto fermo, ricordiamo che ha chiuso l'Astra e che l'apertura di un polo sarebbe il giusto completamento dell'offerta cinematografica per il capoluogo - evidenzia Massimo Lazzeri - Siamo all'inizio ed è necessario verificare la fattibilità sia finanziaria che tecnica, ma la proposta del multisala alla stazione delle corriere è interessante, perché significa fare sistema con l'auditorium, il teatro Sociale e altri teatri minori, portando la gente ad identificare il centro di Trento come luogo di cultura per trascorrere una serata piacevole. Sarebbe anche l'occasione per riqualificare la zona».
L'edificio dell'autostazione. Terminata nel 1954, l'autostazione è opera dell'architetto Carlo Keller, nato a Cles nel 1906, formatosi presso l'Istituto Superiore di architettura di Venezia. A Trento l'architetto ha progettato anche la Casa della Giovane, l'Ospedalino e l'ospedale Santa Chiara (1960-1969). La struttura di via Pozzo non è sottoposta a tutela, dunque si potrebbe abbattere. Ma la Soprintendenza provinciale ai beni culturali lascia aperta la possibilità di una valutazione d'insieme riguardo al vincolo e alla preservazione dell'edificio, una valutazione di contesto, ossia di tutta l'area, coinvolgendo i diversi portatori di interesse.
All'ex Sit l'hub intermodale. Il trasferimento della stazione da via Pozzo al nuovo hub intermodale è prevista fra un paio d'anni. Se il cronoprogramma verrà rispettato, la conclusione del cantiere è prevista a dicembre 2025, con inaugurazione nel marzo 2026. Il progetto è stato finanziato con fondi del Pnrr per un importo di 20 milioni di euro su un costo complessivo di 22 milioni e 730 mila euro. La stazione delle corriere sarà al piano terra, mentre all'interrato è previsto un parcheggio auto pubblico ad uso pertinenziale per circa 150 posti. La copertura dell'edificio, accessibile al pubblico, ospiterà un grande giardino-parco sospeso di circa 5mila metri quadri. E una passerella per partire direttamente con la funivia per il Monte Bondone.
Il futuro del cinema Roma. Due procedimenti, uno in corso e uno appena avviato, sono stati promossi dalla Filmax srl della famiglia Lazzeri: il primo davanti al giudice civile contro lo sfratto intimato dalla proprietà dell’edificio (la Roma sas rappresentata dalla famiglia Zanotelli); il secondo, presentato lunedì scorso in sede di Tar, riguardo al riconoscimento di tutela del cinema per l’interesse culturale che riveste. Intanto l’attività va avanti a gonfie vele.
«È da dieci giorni che c’è il tutto esaurito» osserva Massimo Lazzeri del Cinema Teatro Nuovo Roma. Merito della programmazione (il film d’animazione “Inside out 2”) e dimostrazione di quanto è vivo a Trento l’interesse per il cinema. «Non passa giorno che qualcuno mi chieda cosa ne sarà del Roma. La petizione, le firme raccolte (16.500 ndr) e anche l’interesse della politica mi fanno capire quanto il futuro dei cinema sia sentito dalla città» aggiunge.
La consigliera provinciale di Campobase Chiara Maule ha presentato un’interrogazione al presidente del consiglio provinciale: si chiedono chiarimenti sulla chiusura del Roma e in particolare sul parere negativo della Soprintendenza ai beni e alle attività culturali della Provincia all’istanza di dichiarare la sala cinematografica di interesse culturale, e quindi da tutelare.
Su tale mancato riconoscimento verte il ricorso che la famiglia Lazzeri ha despositato al Tar, il tribunale amministrativo regionale. Nelle sedici pagine presentate si ricorda che alla Soprintendenza erano state evidenziate 13 motivazioni a sostegno della richiesta di tutela, comprovate da 26 documenti allegati, in base alla Direttiva del Ministero dei beni e delle attività culturali che prende in considerazione gli aspetti qualitativi dell’immobile e gli elementi mobili. È stato evidenziato, ad esempio, che le proiezioni sono partite nel 1939 e che il Roma aveva ospitato nel 1991 la prima nazionale dello spettacolo “Johan Padan e la discoverta de le Americhe” del premio Nobel Dario Fo.
Nel ricorso al Tar gli avvocati della Filmax srl sostengono che l’amministrazione, negando la tutela, non ha svolto una approfondita istruttoria.
La Soprintendenza ha infatti motivato in poche righe il non accoglimento dell’istanza, seppur evidenziando aspetti del tutto positivi: «Al di là delle apprezzate funzioni legate alla fruizione del cinema in prossimità del centro storico - si legge della comunicazione della Soprintendenza - dei riconoscimenti dell’Associazione nazionale esercenti cinema che testimoniano i risultati di esercizio, del contributo alla promozione culturale e alla coesione sociale svolta, del fatto che trattasi di una delle più grandi monosale d’Italia, che rappresentano dati qualificanti, non si ravvisano quegli elementi connotativi in termini identitari e legati alla storia della cultura in genere e dell’industria culturale in particolare, che possano sostenere, in tutte le sedi deputate, il particolare interesse».