Comune / Trento

Manca il numero legale, rischia di saltare l'emendamento sul salario minimo, accuse incrociate fra maggioranza ed opposizione

Ianeselli va su tutte le furie, e accusa il centrodestra. Fratelli d’Italia risponde: «Presentato dal PD ma erano assenti, Bozzarelli al mare e Dal Rì fatto rientrare di corsa»

TRENTO. Una cosa che non si vedeva da tempo, con una serata storta della maggioranza consiliare del Comune di Trento, e un emendamento che salta. Sale la temperatura (politica) fra scambi di accuse reciproche.

Che cosa è successo? Al consiglio comunale di Trento, mercoledì sera, era in discussione un emendamento (uno solo, di una lunga serie che era stata posticipata con l’accordo dei capigruppo). Era un emendamento targato PD, uguale a quello che si sta esaminando in tutta Italia, che richiedeva l’impegno per un «salario essenziale», battaglia che è del partito della Schlein. Ma fra i banchi della maggioranza, troppe assenze, tanto che – a un certo punto, dopo l’illustrazione da parte del sindaco Ianeselli – il gruppo di Fratelli d’Italia si accorge che la maggioranza legale è appesa a una sola presenza. E Giuseppe Urbani, del partito della Meloni, chiede la verifica e poco dopo lascia l’Aula, facendo sciogliere la seduta. Con un «salvataggio» in extremis: il presidente del Consiglio Piccoli – invocando i 5 minuti previsti – è riuscito a far continuare la serata con l’arrivo da remoto della vicesindaca Bozzarelli. Che ha salvato il numero 21.

Apriti cielo! Lo stesso Ianeselli si sfoga su Facebook: «Amareggia la fila di banchi vuoti lasciata ieri sera dalle minoranze del Consiglio comunale. Eppure il tema in discussione era di quelli importanti: si parlava di quantificare il “salario essenziale”, che poi è la retribuzione minima (oraria o mensile) che permette di vivere dignitosamente in una città come Trento. Non è una soglia vincolante, ma può diventare significativa perché, come avviene per esempio a Londra, è considerata un punto di riferimento oggettivo per i lavoratori fragili: se si va sotto il limite del “salario essenziale”, si accende un campanello d’allarme, tanto per i datori di lavoro, anche quelli pubblici, tanto per chi percepisce la magra retribuzione».

Nonostante il tentativo di far mancare il numero legale, la mozione è stata approvata. Il mandato del Consiglio comunale è chiaro: in un periodo in cui gli stipendi sono al palo e la perdita del potere d’acquisto è evidente, la povertà del lavoro va contrastata in ogni modo. Da oggi, insieme all’Università, ai sindacati e alle associazioni di categoria, Trento si mette al lavoro per provare a fare la propria parte.

Se non garantisce dignità, il lavoro è sfruttamento. È un concetto così basilare, così semplice. Ci sarebbe piaciuto che ieri sera a sostenerlo ci fosse stata tutta l’Aula di Palazzo Thun. Questi banchi vuoti purtroppo raccontano un’altra storia».

Dura la replica del Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia che ovviamente ha un’altra versione: «Rimaniamo allibiti per il maldestro tentativo del Sindaco di mistificare la realtà dei fatti, in merito a quanto accaduto mercoledì scorso nell’aula del Consiglio Comunale di Trento.

Una mozione certamente importante quella sul salario essenziale – dicono i meloniani – anche se tutta da verificare in termini di attuabilità e concretezza. Se è assolutamente vero che i lavoratori meritano una retribuzione adeguata e dignitosa, risulta altrettanto importante evitare che dall’aula del Consiglio Comunale, su temi socialmente rilevanti come questo, escano documenti “spot” e di mera propaganda che non portano a nulla se non a lasciare ancora una volta i lavoratori con un pugno di mosche in mano!

Quello che è realmente accaduto in aula, testimoniato da un verbale inoppugnabile e dalle registrazioni pubbliche visionabili sul sito del Comune di Trento, la dice lunga su quanto lo stesso centrosinistra e i suoi vertici credessero in questa mozione.

Davanti all’assenza del Segretario del Partito Democratico del Trentino, tornato in aula in fretta e furia in meno di cinque minuti per “sostenere i pantaloni” alla maggioranza e ad una Vicesindaca che nonostante fosse legittimamente in vacanza e avesse chiesto la possibilità di collegarsi alla seduta del Consiglio da remoto, non ha trovato nemmeno il tempo per collegarsi alla discussione ma ha dovuto essere ripetutamente chiamata in emergenza dallo stesso Ianeselli, apparendo poi dal balcone della sua stanza al mare, non poteva essere il centrodestra a sostenere la maggioranza in Consiglio Comunale. Per non parlare poi degli altri esponenti della stessa maggioranza, usciti dall’aula prima della fine dei lavori e quindi della discussione della mozione. Quello che è bene precisare è che vi era un’ipotesi di buonsenso, ovvero quella di terminare le sedute del Consiglio Comunale prima della pausa estiva con l’ultima delibera e ripartire con le mozioni a settembre, come già fatto in altre occasioni. Questo avrebbe permesso una discussione serena e costruttiva della mozione e non un dibattito farsa come quello di mercoledì scorso.

Il centrosinistra ha preferito invece “forzare” l’ordine dei lavori, ritrovandosi poi abbandonato in aula da molti dei suoi principali esponenti cittadini».

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