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Il cantiere a Trento Nord? Un "disastro ambientale", i comitati no-bypass presentano la denuncia

Un dossier verrà consegnato alla procura della Repubblica: dai carotaggi all’indifferenza per la presenza di veleni, la diffida sui prossimi scavi

ALLARME I comitati: «La barriera idraulica non basta»
PROTESTA «Bonifiche aree inquinate: ancora una presa in giro»
ROGGE Bonifica, il cantiere vicino alle case preoccupa a Cristo Re

di Nicola Maschio

TRENTO. Trento rischia un disastro ambientale. Così titola l'esposto-denuncia che gli avvocati Vanni Ceola e Marco Cianci, sostenuti dai comitati contrari alla circonvallazione ferroviaria di Trento, hanno preparato e che verrà consegnato lunedì alla Procura della Repubblica presso il tribunale del capoluogo.

Otto pagine di documento all'interno del quale vengono chiaramente esposte le ragioni dei timori di chi, fin dalle prime discussioni sul bypass, si è fortemente detto tutt'altro che convinto dai procedimenti e dalle tempistiche inerenti la grande opera.

Nello specifico, l'esposto parte dal resoconto delle principali "tappe" dell'intervento, fino agli ultimi sviluppi e dunque all'arrivo delle frese che scaveranno per le tratte ferroviarie, soffermandosi anche sulla questione del sequestro del terreno (circa un ettaro) compreso tra la ex Carbochimica e l'ex Sloi, risalente alla fine di luglio 2023. «Per superare l'impasse, RFI ha sostanzialmente rivisto il progetto e il programma dei lavori, senza risolvere i rischio di disastro ambientale che gli scavi nel Sito di Interesse Nazionale comporterebbe» aggiunge il documento.

Poi si entra in quello che i no-bypass definiscono il «nuovo e grave quadro conoscitivo (ignorato) sullo Scalo Filzi», con annesse considerazioni: «nei mesi di novembre, dicembre 2023 e gennaio 2024 è stato oggetto di circa 60 carotaggi con conseguente analisi del terreno.

Emerge che almeno i primi 5 metri di terreno sotto il piano della campagna dello Scalo Filzi superano i livelli di contaminazione, essendo inquinati dalle stesse sostanze che contaminano il Sin e segnatamente l'area ex Carbochimica. Secondo Appa poi, almeno in alcuni punti, la contaminazione riguarda anche la profondità dai 5 ai 15 metri».

Insomma, ora che le frese (o "talpe") sembrano pronte ad iniziare con gli scavi più profondi, le preoccupazioni aumentano. La bonifica dei terreni inquinati dunque, hanno aggiunto i membri dei comitati, prima di ogni cosa e, proprio su questo intervento, dovrebbero concentrarsi i fondi ora destinati alla circonvallazione.

Così come sul posizionamento di due barriere idrauliche, a sud della Carbochimica ed a sud della Sloi. Ma soprattutto, i comitati hanno avvertito: non vengano messi i cittadini davanti a fatti compiuti.

«Per lo scasso che dovrebbe ospitare le frese, RFI intende realizzare due diaframmi conficcati nel terreno fino alla profondità di 30 metri - aggiunge il documento. - Si tratta di due muri larghi 1,5 metri che daranno vita alla trincea aperta che dovrà ospitare prima le frese e poi i binari. Verranno utilizzate macchine perforatici speciali che bucheranno il terreno, ma a 15 metri di profondità esiste una sottile lingua di argilla che fino ad ora ha impedito che la falda superficiale venisse in contatto con quella profonda, inquinando anche quest'ultima.

Inoltre, la realizzazione dei due diaframmi ostacolerà il normale deflusso della falda, costituendo una vera e propria diga che taglierà in due la valle dell'Adige. E non dimentichiamo il rischio concreto di allagamento dei Solteri. Ma ad oggi ancora nessuno spiega come si possa evitare questo rischio ambientale».

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