La carica dei turisti tra Veneto e Trentino sulle tracce dei lupi
In gita in gruppo sulle tracce del lupo. Per cercare segni del suo passaggio, della sua presenza. Immergersi nel suo habitat. Chissà che quella imboccata in Veneto non sia la strada giusta per normalizzare il rapporto tra il branco di lupi dei Lessini e le popolazioni circostanti. E, magari, una nuova forma di attrattiva turistica. Turismo del lupo. Perché no?
La prima edizione dell'escursione programmata da parte della sezione veneta dell'associazione italiana guide ambientali escursionistiche (Aigae) ha riscontrato un successo imprevisto. In poco più di 180 alla fine hanno preso parte nei giorni scorsi all'uscita. Ci si aspettava una ventina di iscrizioni. Non solo: più di 60 le persone da tutto il Veneto ma non solo che hanno dovuto rinunciare. Gli organizzatori prevedevano una ventina di iscritti. La massiccia adesione ha stupito loro per primi. Sono bastati un articolo sull'Arena ed un servizio del tg locale perché l'escursione, in collaborazione con il progetto «Life WolfAlps», si trasformasse in «bagno di folla».
L'escursione è stata organizzata, ha spiegato in apertura di giornata la guida ambientale Gianmarco Lazzarin agli escursionisti arrivati da tutto il Veneto e da Lombardia, Emilia e Trentino, per «fare una corretta informazione, ribadire che nessuno ha portato i lupi i Lessinia ma sono arrivati qui spontaneamente, come è stato da più parti certificato e quello che vedrete è quanto persone esperte sono in grado di raccontare e illustrare su questi predatori».
Divisi in due gruppi per necessità logistiche, gli escursionisti hanno esplorato il territorio di caccia dei lupi, seguendo come novelli predatori le tante orme di selvaggina che la neve rende evidenti anche agli occhi di non esperti e, soprattutto, ascoltato le spiegazioni ed i racconti delle guide. Lazzarin, come riporta il quotidiano veronese l'Arena, ha illustrato la storia di Slavc, il lupo dinarico-balcanico arrivato in Lessinia a fine inverno 2012 e del suo incontro con Giulietta, lupa italica proveniente delle Alpi Occidentali che nei mesi precedenti aveva segnalato la sua presenza con delle predazioni di capre nei pressi del rifugio Branchetto. «Questo incontro è stato fondamentale, salutato dal mondo scientifico come un evento di portata mondiale perché ha permesso il ricongiungimento di due popolazioni separate da secoli», ha sottolineato Alessandro Tenca, guida ambientale di Equipe natura che ha in gestione il rifugio Telegrafo sul Monte Baldo.
Proseguendo in gruppo sulla strada forestale i 182 escursionisti più guide hanno trovato tracce di attraversamento di caprioli, camosci, cervi, cinghiali, volpi e finalmente, proprio quando stavano per tornare indietro, di lupi. «Normalmente, se non si è al seguito dei lupi per ragioni di monitoraggio o di studio - hanno spiegato le guide - è opportuno prendere la direzione contraria a quella delle tracce, proprio per non disturbare gli animali nel loro habitat. Quest'oggi eccezionalmente faremo il contrario, ma solo per un breve tratto».
Un'escursione quindi particolare quella dei giorni scorsi sui Lessini, una «prima volta» che proprio per il carattere dell'eccezionalità - in termini di partecipazione - ha visto qualche «strappo alle regole» che difficilmente potrebbero diventare organici. Al di là delle considerazioni naturalistico-scientifiche, resta il dato di fatto: l'interesse per il lupo c'è ed è molto forte. Per vivere una sorta di «contatto» con il predatore moltissime persone sono disposte a muoversi. E a pagare. Tanto che nelle baite e malghe venete della zona (alcune delle quali tra le più colpite dalle scorrerie notturne del branco) hanno già provveduto a dotarsi di gadget e souvenir «lupeschi».
Nel basso Trentino per ora le potenzialità turistiche della presenza dei lupi non sono mai entrate nel novero degli elementi di pianificazione commerciale di associazioni o Apt. Ma l'esempio del Veneto difficilmente resterà inosservato. Lì intanto si stanno programmando le prossime escursioni. E c'è già la fila.