Val di Gresta: quarantenni protagonisti dell'agriturismo

di Laura Galassi

El vecio fenil, La cort di nona Rosa, Il tasso: hanno nomi evocativi gli agriturismi della Val di Gresta. Un business, quello dell’accoglienza rurale, del turismo dolce, che tra passo Bordala e Loppio sta prendendo sempre più piede. I dati parlano da soli: dieci anni fa gli agritur erano tre, oggi sono triplicati e c’è ancora spazio per un ulteriore incremento. Storicamente la Valle di Gresta non ha mai avuto una vera vocazione turistica: il territorio da questo punto di vista è ancora vergine. Al momento tra i comuni di Mori, Ronzo-Chienis e Isera ci sono circa 400 posti letto tra alberghi e strutture extra-alberghiere, mentre la maggior parte dell’offerta è costituita dalle seconde case (nella sola parte alta della Val di Gresta sono 190). Negli ultimi anni si è capito che ai turisti piacciono i terrazzamenti di Valle San Felice, l’isolamento rurale di Nomesino e di Manzano, la natura dello Stivo e del Biaena. Soprattutto piacciono i prodotti biologici della valle degli orti, che è molto più conosciuta fuori regione che in Vallagarina.

Lorenzo Benoni ha inaugurato l’agriturismo Maso Naranch nel 2012; la sua era una scommessa - lasciare un posto fisso per un casolare tutto da sistemare - ma da quel momento non ha mai avuto occasione di pentirsi. «Le cose vanno bene. Ammetto che è difficile rispettare il regolamento degli agriturismo, ma col tempo ci stiamo riuscendo. Ci viene imposto di utilizzare il 30% di prodotti a chilometro zero, più un altro 50% della filiera trentina, ma quando si hanno molti clienti non è facile soddisfare questi requisiti», racconta il proprietario della struttura.

Maso Naranch si trova in un angolo nascosto sopra Pannone, un balcone verde affacciato sul lago di Garda. Se dal punto di vista strettamente agricolo il Biodistretto non è ancora riuscito a concretizzarsi, nel comparto della ricettività qualche ingranaggio si muove. «Negli ultimi anni ci sono state molte nuove aperture e diverse sinergie tra ristoratori. Io stesso se non ho posti a sedere mando i clienti in altri locali, l’importante è che la gente rimanga sul territorio». I nuovi imprenditori sono quasi tutti quarantenni con idee e voglia di innovare.

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