Mori, in piazza contro il vallotomo Residenti, Schützen e anarchici insieme

di Nicola Guarnieri

«Questa è devastazione, non sicurezza. Fermare i lavori, fissare il dietro subito». Questo lo striscione che la Tribù delle Fratte ha appeso a uno dei muri a secco ancora in piedi all’interno del cantiere della discordia. Doveva essere una protesta pacifica. E così è stato. Circa trecento persone ieri pomeriggio hanno manifestato contro la realizzazione del vallotomo: sono partite da piazza Cal di Ponte e sono salite lungo vicolo Zocchel fino ai terrazzamenti sopra l’abitato per resistere e dire no a un’opera definita «inutile e devastante».

Qui, abbattendo una recinzione, la Tribù, assieme ai comitati e ai numerosi cittadini presenti, ha violato il cantiere, camminando sulle macerie delle «fratte» e mostrando a tutti i lavori in corso. Ma si sono presto ravveduti dall’andare oltre, di attraversare cioè tutta l’area off limits e buttare giù l’altra barriera per poi scendere in paese da vicolo Prearua. Alcuni cittadini contrari infatti hanno desistito, convincendo l’intero gruppo a ripercorrere a ritroso la strada già fatta. Una sorta di autoregolamentazione. Che, alla fine dei conti, ha fatto sì che tutto terminasse senza tensioni.

La manifestazione contro il vallotomo a Mori

 



«Voleva essere un gesto evocativo ma alcuni di noi non erano d’accordo nell’oltrepassare le recinzioni e siamo tornati indietro», affermano a megafono aperto i promotori dell’iniziativa. «Una manifestazione pacifica, senza divise, come doveva essere, per risvegliare il coraggio e il sentimento di giustizia della popolazione. - commenta Emilio Piccoli - Un’azione di coraggio contro l’arroganza del potere che ha imposto un’opera dall’alto. Davanti a un pericolo conclamato le autorità stanno giocando d’azzardo sulla vita dei cittadini, vogliono spianare le fratte e al contempo spianare anche la resistenza psicologica delle persone. Non potevamo girare la testa. Chiediamo quindi di fermare i lavori, stabilizzare il diedro, evacuare i residenti».

Accanto a lui Rosanna Bazzanella, la prima ad osteggiare l’opera accampandosi in tenda sulla fratte.
C’erano le mamme No Tav di Marco, esponenti anarchici, associazioni ambientaliste, anziani nostalgici, semplici curiosi e famiglie e, mischiati tra loro, Schützen in borghese e alcuni politici di minoranza. Perfino due zapatisti, in abiti tradizionali messicani, «a difesa di tutti i territori». Ma ieri le classificazioni non avevano senso tanto era l’affiatamento collettivo. «Questa è l’ultima cosa che possiamo fare e dev’essere vincente. - affermano quelli della Tribù - Non so se ce la faremo a fermare l’opera, le possibilità sono risicate ma è un’azione doverosa e un diritto resistere a questa distruzione. Abbiamo visto che assieme possiamo mettere in difficoltà i potenti che stanno vacillando come quel diedro lassù. Iniziamo da Mori a scuotere le coscienze e evitare altre imposizioni».

Il segretario del Pd moriano Lanfranco Cis tira un sospiro di sollievo: «Sono contento per Mori che la manifestazione si sia svolta pacificamente. La non folta partecipazione dimostra che sta crescendo sempre più la consapevolezza fra i cittadini che i lavori, pur dolorosi per qualcuno, vengano fatti per la sicurezza dei cittadini non contro di loro. Prima finiscono prima possiamo ritrovare la serenità e cessare i veleni e le tensioni che hanno compromesso la vita civile della nostra comunità».

comments powered by Disqus