Addio Lino Mazzurana, documentarista dell'altopiano
Se lo ricordano tutti attraversare la piazza del paese, con il suo passo lento, quasi felpato, e il sorriso discreto, appena abbozzato sulle labbra. Un sorriso che poi si apriva alla simpatia al primo saluto, al primo scambio di occhiate con la prima persona che incrociava sulla porta del suo circolo, il circolo culturale di Crosano. Lino Mazzurana, era così, un uomo discreto come il suo sorriso lento. Che poi diventava aperta simpatia. Se ne è andato l'altra notte, a 78 anni, consumato dalla malattia che lo aveva aggredito senza compassione dopo la morte della compagna di una vita, la sua Edda.
Lino se ne era andato da giovane dall'altipiano di Brentonico, dove aveva lasciato le sorelle Fiorenza e Berta e il fratello Nello. A Verona si era inserito nel giro della ristorazione e quello era diventato il suo lavoro. Ma la sua vita, quella vissuta con amore e passione, con meticolosità maniacale e affetto sconfinato, erano fin da allora la fotografia e il video documentaristico. Negli anni della sua vita veronese, con un infallibile sguardo etnografico, documentò le montagne della Lessinia e i suoi abitanti. Un lavoro che spesso fu premiato e segnalato nell'ambito di numerosi festival di settore. Dopo la pensione, insieme ad Edda tornò a Crosano, mentre il figlio Fabrizio rimase nella città scaligera. Da quel momento in poi, il monte Baldo divenne l'oggetto delle sue investigazioni fotografiche e visive. Migliaia di immagini e decine e decine di film compongono il suo prezioso archivio cartaceo e digitale. Un lavoro infaticabile che trovò il sostegno del circolo culturale del paese di cui, fra l'altro, è stato presidente fino ad un paio di anni fa. Il funerale domani alle 14.30 alla chiesa di Crosano.