L'organo torna a suonare a Brentonico
Dopo un anno di silenzio, il 18 maggio il prezioso organo seicentesco della parrocchiale di Brentonico tornerà a suonare. Lo ha annunciato don Luigi Mezzi, arciprete di Brentonico. Con un grande concerto dell’organista Simone Vebber, mantici e canne di uno dei più antichi organi a canne della regione torneranno a emettere le loro note flautate a beneficio della liturgia e dei musicofili.
Il restauro della cassa armonica e delle quasi seicento canne, in parte lignee e in parte metalliche, cominciò giusto un anno fa. Un intervento di recupero costato 50 mila euro, sostenuti per metà dalla parrocchia e per metà dall’amministrazione comunale, eseguito fra le officine di Roberto Marzadro a Nogaredo e quelle di Marco Fratti a Campogalliano, in Emilia. In ordine di tempo l’ultimo restauro risaliva alla metà degli anni Settanta del Novecento.
Durante la Prima guerra mondiale nella chiesa di Brentonico furono organizzati numerosi concerti lirici per le truppe italiane impegnate sul fronte del Baldo. Ad organizzarli, numerose anche le testimonianze fotografiche, colui che poi diventò uno dei grandi padri della Repubblica, Piero Calamandrei; ufficiale volontario dell’esercito inviato nelle terre redente con l’incarico di organizzare la propaganda per tenere alto il morale dei soldati.
La storia dell’organo è in parte ancora avvolta nel mistero. Perché molti studiosi si chiedono come mai all’inizio del Seicento un piccolo villaggio contadino di montagna come era allora, ed è tuttora, Brentonico, avesse pensato, e se lo sia potuto permettere, di dotare la propria chiesa di un organo monumentale. Anche se il borgo, 1.500 anime, in quel periodo viveva una stagione abbastanza fiorente, dovuta alla presenza del Capitanato di Giustizia dei Quattro Vicariati e di pregevoli risorse minerarie, le cave di marmo di Castione e le terre verdi dei Pianeti. Ma dell’origine di questo portentoso strumento musicale si sa poco: la sua presenza nella cantoria della chiesa dei santi Pietro e Paolo è documentabile a partire dal 1620. La costruzione è attribuita a Giovanni Bertè, organaro nato a Prada di Brentonico, ma operante con la sua officina a Verona fino agli anni Trenta del Seicento.