Il gigante «Avez del Prinzep» fatto a fette e venduto Fondi a musei e sentieri
Diverse decine di persone, locali e turisti, sono accorse ieri mattina a Lavarone nel parco municipale di Gionghi per assistere al taglio sezionato dell’«Avez del Prinzep», l’abete bianco più alto d’Europa che una forte folata di vento ha abbattuto il tredici novembre scorso. Un vero e proprio «pellegrinaggio» di persone ed amanti della natura all’epoca si mise in moto spontaneamente per andare a vedere il gigante abbattuto nel bosco.
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«L’abete non morrà, la sua storia continuerà, il Principe ci seguirà» ha dichiarato ieri il sindaco di Lavarone Isacco Corradi. «Il bosco è la casa dei trentini, l’Avez ha scritto pagine meravigliose della nostra storia è stato custode per oltre 250 anni delle vicessitudini di questa terra» ha commentato Michele Dallapiccola assessore provinciale all’agricoltura e presente al momento del taglio pubblico della conifera.
Per tagliare il fusto dal grande diametro sono stati chiamati i segantini ambulanti provenienti dal Lago Maggiore guidati da Carlo Petrollo della Borat.
«Siamo arrivati in molti da tutto il nord Italia per vedere questa conifera e per organizzare il suo taglio» spiega Petrollo.
Ad illustrare la storia del gigante buono, il custode forestale, Damiano Zanocco. «I rami dell’abete sono stati trasformati in rotelle, tutte numerate e certificate che vengono vendute presso gli uffici dell’Apt Alpe Cimbra. Da una parte del tronco ricaveremo altre rotelle giganti che saranno date ad enti istituzionali come ad esempio il Muse ed il Museo di Rovereto, nonché ai municipi. Le altre verranno poste all’asta», segnala Zanocco.
«Il ricavato servirà per finanziare l’area ed il sentiero dei giganti, ovvero proteggere altri cento abeti che sorgono nella zona dove era cresciuto l’Avez del Prinzep» sottolinea Corradi.
Fiabe e leggende, libri e storie si accavallano facendo dell’Avez una vera star. Come spesso accade per i grandi dell’arte i miti si creano post-mortem, e così è stato anche per questo gigantesco abete bianco. «Alcune assi della pianta, quelle che toccano il cuore dell’abete, saranno destinate per fare violini, viole e violoncelli - spiega ancora il sindaco -. Un liutaio di Trento vuole caratterizzare le sue opere con le casse armoniche di questo abete». Ma l’oggettistica che nascerà dalla conifera è molteplice: dalle semplici penne a sfera ai ferma carte, dagli appendiabiti agli occhiali.
«La cosa più bella è che una parte del grande tronco sarà posta all’entrata del museo “Radici” che il Comune di Lavarone ha in mente di allestire a Cappella presso le ex scuole elementari» comunica il custode forestale Zanocco.
I semi dell’Avez, infine, già stanno dando i loro frutti: alcuni piccoli abeti dello stesso dna stanno crescendo in un ambiente protetto.