Villa Maria, bufera in corso licenziato un dipendente poi tutto il cda si dimette
Bufera su una delle più grandi e importanti realtà socio-assistenziali del Trentino. Il consiglio di amministrazione della cooperativa sociale Villa Maria, riunito lunedì sera, ha rassegnato all’unanimità le dimissioni. Il cda era composto da sei consiglieri e dal presidente Paolo Damianis, che parla di «probemi tra la direzione ed un gruppo di soci, perché il resto della cooperativa funziona al servizio dei disabili funziona e continuerà a farlo».
Villa Maria è tra le maggiori realtà del privato sociale della provincia di Trento. La cooperativa, che ha festeggiato recentemente il venticinquesimo anniversario di fondazione, ha 280 dipendenti e assiste 200 persone con disabilità, a cui assicura servizi di tipo assistenziale e socio-sanitario. La cooperativa, con sede a Calliano, gestisce 2 strutture socio-sanitarie (a Calliano e un settore della Rsa di via Vannetti a Rovereto), 10 comunità alloggio e 2 centri socio-educativi.
«È stata una scelta di responsabilità - continua Damianis - adottata per uscire da una situazione di stallo che danneggia tutti. I problemi non riguardano gli aspetti economici o il management, la situazione dei conti è molto positiva». Per superare lo stallo che interferisce pesantemente con il corretto funzionamento della cooperativa Villa Maria, il presidente e gli amministratori hanno dato le loro dimissioni dall’incarico.
La Federazione Trentina della Cooperazione ha condotto in queste settimane una revisione straordinaria dalla quale non sarebbero emerse irregolarità di alcun tipo. Si attendono ora i provvedimenti che l’autorità di revisione, ovvero la Divisione Vigilanza della Federazione, intenderà proporre a seguito del rapporto revisionale.
«E’ un’anomalia un commissario in questo contesto - commenta il presidente Damianis - ma come cda non lo subiamo, anzi la viviamo positivamente. Questa cooperativa ha una storia di grande conflittualità interna, c’è bisogno di una maturazione nelle scelte». Il presidente spiega quindi come il cda è arrivato a questa difficile decisione: «Durante il nostro mandato abbiamo avuto i migliori bilanci degli ultimi anni, abbiamo affrontato gravi problemi e tagliato rami secchi. La nostra lotta per trasparenza e pulizia è andata a toccare alcuni interessi, specialmente quando abbiamo licenziato per giusta causa una persona ed abbiamo avuto una sorta di “difesa di casta” dei soci senza tener presente le ragioni di questo licenziamento».
Il presidente continua raccontando come con il consiglio è arrivato a questa scelta. «Questi soci legati alla persona che abbiamo licenziato non si sono presentati nelle occasioni di chiarimento, più di una, che avevamo organizzato e hanno indetto un’assemblea per la decadenza di questo cda. Hanno scritto una lettera tre giorni il licenziamento. A quel punto, noi ci siamo dimessi».
Nulla trapela sulle motivazioni, gravi, che hanno portato al licenziamento, ma Damianis assicura che «è stata una decisione ponderata e supportata da studi legali e consulenze».
Ora la palla passa alla Federazione. «Noi abbiamo fatto il nostro lavoro fino in fondo.
C’è stata una revisione straordinaria che non ha riscontrato nulla di scorretto. E io posso dire di andarmente avendo il coraggio di guardare negli occhi tutte le persone di quella cooperativa, non so se è lo stesso al contrario. Non c’è stata disponibilità al confronto, solo una difesa di casta».