Senza Green Pass niente mensa, e fuori dalle fabbriche si mangia nei piazzali o sotto tettoie
In Lagarina c’è chi ha riconvertito il parcheggio bici, o ha tirato su tendoni con panche e tavoli come Luxottica. I sindacati: «Una forzatura della Provincia, e quando verrà il freddo come si fa?»
ROVERETO. Le ferie in tante fabbriche roveretane e trentine sono finite. Centinaia i capannoni che lunedì hanno visto il ritorno di operai e personale amministrativo. Un ritorno al lavoro che il recente divieto di ingresso in mensa per il personale sprovvisto di Green Pass ha reso più complicato.
Perché ha messo le aziende di fronte ad un altro impegno gravoso: da un lato l'ordine di impedire l'accesso alla mensa dei dipendenti senza certificato verde, dall'altro l'obbligo, sancito nei contratti nazionali di categoria, di fornire un pasto decente alle maestranze.
E così, prese alla sprovvista dalla nuova norma (che in Trentino è diventata obbligatoria a seguito dell'ordinanza di venerdì scorso del presidente Fugatti), le aziende hanno improvvisato.
C'è chi ha riadattato, con panche e tavolate, il parcheggio interno per le biciclette, come la Aquafil di Arco. C'è chi ha tirato su dal niente dei tendoni e li ha attrezzati con sedie e tavoli, come alla Luxottica di Rovereto. Ma tanti, non avendo risorse o spazio, hanno semplicemente impedito l'accesso ai dipendenti, consegnando loro un panino in una busta.
«Con il ritorno al lavoro le aziende stanno progressivamente applicando questo nuovo vincolo - dichiara Manuela Terragnolo, segretario Fiom Cgil -, tassativo da quando l'ha deciso Fugatti. E si è trattato a nostro avviso di una forzatura da parte della Provincia. Al momento non abbiamo notizia di casi eclatanti, o particolari difficoltà, ma siamo appunto all'inizio. Per le aziende l'obbligo di fornire un pasto sano, dignitoso e in un ambiente idoneo non viene certamente meno. Quindi chiederemo alle aziende di istituire un servizio di tamponi gratuiti, che per 48 ore dà diritto all'accesso nei locali pubblici e, per estensione, anche alle mense».
Staremo a vedere. La sensazione è che per questi primi giorni le aziende andranno avanti in ordine sparso, adottando a seconda dei casi soluzioni ad hoc per per rispettare da un lato la nuova disposizione "niente mensa senza green pass", dall'altra l'obbligo di nutrire i propri dipendenti. Ma è chiaro che questa non può essere una condizione di medio o lungo termine. Basterà una sola giornata di pioggia o il ritorno definitivo del freddo per impedire la soluzione "pranzo in esterno".
«Anche perché tante aziende - spiegano dalla Cgil - non hanno neanche gli spazi per allestire ambienti esterni per far mangiare i dipendenti».
Si guarda alle dinamiche nazionali. Sul tavolo del governo resta inevasa la lettera mandata dai sindacati ai ministri Andrea Orlando e Roberto Speranza, nella quale scrivono che «l'obbligo del possesso di green pass per l'accesso alle mense aziendali e ai locali a queste assimilabili ad oggi non trova alcuna disposizione specifica normativa che lo stabilisce».
«È una norma arrivata dalla sera alla mattina - commenta Paolo Cagol della Fim Cisl - che ha messo molte aziende in difficoltà. Aspettiamo l'apertura di un tavolo nazionale con il governo per la definizione del caso».«Nelle prossime settimane quasi certamente il governo si adeguerà - fa sapere Antonio Bussola, componente del consiglio generale Femca Cisl -. Nel frattempo registriamo, tramite le segnalazioni dei nostri delegati, diverse discrepanze tipiche di questo Paese: in pratica nelle "aree break" delle grandi aziende, tutti i dipendenti, nel rispetto dei protocolli aziendali anti Covid, possono fermarsi a fare colazione o mangiare uno snack. Questi stessi lavoratori a pranzo però sono esclusi dalle mense».
«Misurazione delle temperature, mascherine e distanziamento: è grazie a questi accorgimenti, introdotti nelle aziende grazie alle battaglie dei sindacati, che il Covid è tenuto sotto controllo nelle imprese - sottolinea Terragnolo -. Questo deve continuare, rigettando in maniera netta le richieste, come quella arrivata da Federmeccanica, di rendere obbligatorio il Green Pass per entrare nelle fabbriche».