Giustizia / La storia

Assolto dopo 10 anni di accuse e galera: emigrato in Germania è finito nei guai per una frode fiscale

Luigi Ferrari, 76 anni di Ala ma originario di Avio, aveva trovato fortuna oltralpe negli anni Settanta ed aveva aperto una decina di locali prima di dichiararsi fallito. Il tribunale di Ausburg lo aveva condannato anche per traffico di droga. La revisione del processo gli ha dato ragione

di Nicola Guarnieri

ALA. L'onta del carcere alla soglia dei 70 anni per fatti contestati quando lavorava in Germania, l'estradizione eseguita dalla polizia tedesca alla stregua di un pericoloso criminale e poi quella pena da scontare nonostante si fosse sempre professato innocente.

Gli ultimi dieci anni, per Luigi Ferrari di Ala (che oggi ha 76 anni), sono stati un incubo. Adesso, però, giustizia è stata fatta e il tribunale distrettuale di Monaco di Baviera l'ha assolto da ogni accusa perché il fatto non sussiste. Insomma, ancorché due lustri dopo, l'imprenditore (originario di Avio) adesso può godersi la pensione dopo essersi tolto un macigno enorme. E, soprattutto, ha finalmente una sentenza in mano che conferma quanto ha sempre sostenuto a chi gli chiedeva conto dell'epilogo amaro della avventura da emigrato oltralpe partita alla grande ma finita male.

Ferrari, per capirci, aveva lasciato la Vallagarina e l'Italia a fine anni Settanta per avviare un'attività di ristorazione ad Ausburg. In breve l'iniziativa era cresciuta tanto da riuscire ad aprire una decina di ristoranti.

All'inizio del terzo millennio, però, le cose hanno iniziato ad andare male e nell'autunno del 2009, non riuscendo a far fronte ai debiti, l'imprenditore ha dichiarato il fallimento personale, una formula ammessa dalle normative tedesche che consentono di cedere allo Stato i propri averi per liquidare i creditori.

All'atto di dichiarare i possedimenti e consegnarli quindi al governo, però, Ferrari avrebbe dimenticato alcune proprietà e tanto è bastato perché finisse sotto inchiesta per frode fiscale. Un reato che, oltre a non avere prescrizione, la Germania persegue con pignoleria tanto da inseguire l'accusato anche all'estero. Ovviamente il conto è stato pagato ma nel capo d'imputazione la procura ha inserito anche il traffico illecito di sostanze stupefacenti. Un addebito grave, quello che più ha pesato sull'uomo che, in fatto di droga, ha sempre avuto le idee molto chiare nel condannarle.

Nel fascicolo, però, hanno infilato anche quello, un «bonus» sopra l'evasione fiscale, l'insolvenza fraudolenta aggravata e la falsità in atti. E proprio quando era tornato ad Ala per restarci è arrivato il mandato di arresto europeo e Luigi Ferrari, nel marzo del 2012 (esattamente dieci anni fa) è finito dietro le sbarre a Spini di Gardolo prima di essere trasferito nel penitenziario di Ausburg.

I giorni di detenzione sono stati tantissimi: 1.896. La maggior parte della libertà negata l'ha passata in cella (1.555 giorni tra Italia e Germania, in quattro prigioni diverse tra cui Opera di Milano); gli altri 341 sono stati di arresti domiciliari. Quella sentenza di condanna, però, non l'ha mai digerita perché ha sempre ribadito di essere stato incastrato. Tanto da impuntarsi e chiedere a gran voce di riaprire il caso.

E alla fine a Monaco hanno accolto la richiesta di revisione del processo che ha portato all'assoluzione con formula piena. Ora, chiaramente, dovrà scattare il risarcimento per ingiusta detenzione. Anche perché, dopo dieci anni di galera e prima trenta da emigrante in cerca di fortuna all'estero, Luigi Ferrari vorrebbe godersi la terza età in tutta tranquillità nella sua casa di Ala.

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