La Biohabitat distrutta dalle fiamme, i titolari: «Ricominceremo con l'aiuto di tutti»
Dolore e voglia di ripartire, tra le macerie dopo l'incendio che ha distrutto lo stabilimento, gli uffici e un appartamento a Carbonare. Luca Cemin, contitolare con il papà Alessandro: «La Biohabitat è il nostro gioiello, racchiude i sacrifici di una famiglia e di una vita. Ci riprenderemo, il desiderio nostro è quello di guardare avanti»
IL FATTO Il rogo nella notte ha devastato l'azienda che realizza case prefabbricate di legno
FOLGARIA. Il giorno dopo, rimangono le macerie di un rogo violento, inaspettato, che ha causato danni tremendi (la prima stima è sui 1,5 mlioni di euro) alla Biohabitat, florida ditta che progetta, assembla e costruisce case in legno. Le fiamme hanno colpito l'impresa al cuore: sono andati bruciati i macchinari che si trovavano al pian terreno. Tra questi un utensile tecnologicamente all'avanguardia, unico in Italia, che serviva per le pareti di divisione.
Al primo piano c'erano gli uffici ed un appartamento: sono spariti, avvolti dalle fiamme che hanno raggiunto parecchi metri d'altezza. «È un danno per tutta la nostra Comunità, l'incendio ha colpito gli abitanti che si sentono solidali con la proprietà ed i dipendenti» ha detto il sindaco di Folgaria Michael Rech.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche la presidente della Comunità Alpe Cimbra, Nicoletta Carbonari, che abita a non più di 200 metri dalla zona artigianale: «Per fortuna non ci sono stati né morti né feriti. L'augurio è che la famiglia Cemin possa riprendersi e ricominciare l'attività prima possibile».
Il giorno dopo, nonostante la pioggia, dal rogo si alza ancora del fumo che spande in aria un odore acre. La Biohabitat si era insediata nella zona artigianale di Carbonare nel 2008, e ad oggi è l'unica azienda in questo territorio. Occupa dieci addetti diretti più una decina di montatori. L'area circoscritta dall'incendio (due edifici distinti più un corridoio di transito) è stata messa sotto sequestro. A vegliare, in attesa che arrivino i carabinieri, i periti e le autorità competenti per i rilievi, i vigili del fuoco. Sarà un lavoro arduo cercare di capire che è successo: l'incendio infatti è stato di grosse proporzioni e la quasi totalità del cantiere è stata distrutta in maniera evidente.
Luca Cemin è, con il papà Alessandro, il titolare della Biohabitat. La sua voce è scossa: «La Biohabitat è il nostro gioiello, racchiude i sacrifici di una famiglia e di una vita. Dal punto di vista lavorativo l'azienda stava godendo di un periodo favorevole, con molte commissioni. La parte più colpita è quella che riguarda la zona dell'utenseleria, dove c'erano macchinari di alta precisione. Uno di questi era unico in Italia».
Ma c'è voglia di riprendersi e di rialzarsi: «L'evento ci ha scosso in maniera evidente, ma ci riprenderemo, il desiderio nostro è quello di guardare avanti. Ma abbiamo il bisogno di tutti, di aiuti speciali. Volevo ringraziare per la loro vicinanza la comunità di Folgaria che tramite il sindaco Rech ci ha espresso solidarietà, così come ha fatto Nicoletta Carbonari, commissario della Comunità di Valle. Ringrazio anche in modo particolare il presidente della giunta provinciale Fugatti per essere venuto sul luogo a portare una parola di conforto da parte di tutto il Trentino».
Ed i dipendenti? «Abbiamo fatto richiesta di cassa integrazione - ammette Cemin - ma ci auguriamo di non attivarla. Il desiderio e l'obiettivo è quello di non fermare la produzione per molto tempo, di non creare un vuoto aziendale. I dipendenti sono il "core business" della nostra attività, dobbiamo mettere insieme un capannone e qualche macchinario. Con il sindaco si è parlato della zona di Carpeneda, speriamo di farcela, ma sarà dura anzi durissima» ci dice Luca.Alessandro Cemin è il padre di Luca, il giorno prima dell'incendio ha festeggiato il suo 83esimo compleanno. Ora ascolta, è triste, medita. L'altro giorno, di fronte al rogo, non si è mosso dalla Biohabitat nonostante la pioggia ed il freddo. «Questa azienda è la mia creatura e racchiude la storia della mia famiglia» dice. Sicuramente sarà una storia che non finirà. I Cemin già guardano al futuro.