Mori, entro l'anno in pensione 4 medici di base, e non si trovano sostituti: «Segnana venga qui a spiegarci»
Il dibattito in consiglio comunale, timori anche per la chiusura della Guardia medica, situazione grave per il reclutamento: «In tutta la Vallagarina mancano dieci dottori»
MORI. Tre medici di base in pensione entro l'anno a Mori. Posti vacanti che si aggiungono agli altri dieci rimasti ancora scoperti in tutto il territorio lagarino. Come dire che per i 100mila utenti di tutta la valle l'assistenza sanitaria non si può dire assicurata in modo efficiente. E come non bastasse, la guardia medica è aperta a Mori soltanto nei fine settimana.
Una realtà su cui il Consiglio comunale di Mori ha deciso di farsi sentire, approvando, qualche sera fa, all'unanimità la mozione dei consiglieri di minoranza Cristiano Moiola (Patt), Erman Bona (Impegno per Mori) e Bruno Bianchi (Mori dinamica), con la quale si è deciso di chiedere lumi all'assessore provinciale alla Sanità Stefania Segnana (Lega) sul modello sanitario trentino. Ciò che è emerso nel corso della seduta consiliare è una situazione che, nel suo complesso, appare «da brividi». Una vera emergenza dovuta alle carenze del personale medico, che rischia di lasciare la borgata senza un'adeguata copertura sanitaria.
«Dobbiamo coinvolgere la cittadinanza su questo tema, mettendoci un po' di orgoglio per difendere il nostro territorio - ha commentato Moiola -. Oltre a chiamare l'assessore provinciale Segnana in Consiglio, chiedo al sindaco di alzare la voce in Provincia».
Non è purtroppo più una novità che in Trentino scarseggi il personale medico a tutti i livelli, dai dottori agli infermieri.
Quindi è suonata come una conferma l'intervento, nel corso della serata, della presidente del Consiglio Silvana Scarabello Vettore (Lega), che ha ricordato: «Da operatore del settore posso dire che i problemi sono iniziati anni fa. All'appello mancano già oggi ben 10 medici di base in Vallagarina. La giunta provinciale non vuole chiudere la guardia medica di Mori. Ma si devono fare i conti con l'assenza del personale medico. Il problema vero è la reperibilità dei medici».
Una situazione che sembra rovesciata rispetto a una quindicina di anni fa, quando, dati statistici alla mano, si spiegava che in Italia c'era un'abbondanza di dottori con ben 240mila unità, che significava il secondo posto in Europa per dipendenti del settore sanitario. Anche se più della metà aveva sopra i 55 anni. Una spia che avrebbe dovuto mettere in guardia i responsabili delle politiche sanitarie nazionali e locali. Invece si è proseguito con la politica del numero chiuso all'Università e i tagli alla sanità.
«Le responsabilità sono diverse. È mancata una programmazione a livello nazionale - ha osservato in conclusione il sindaco Stefano Barozzi (Pd) -. In Trentino c'è una corsa ad accaparrarsi i medici. Li vanno a prendere persino a Reggio Calabria, con costi mostruosi per il bilancio. Da parte nostra siamo pronti a fare una battaglia se proveranno a chiudere la nostra guardia medica. Bisogna chiedere a Trento qual è il modello sanitario della Provincia. Entro l'anno prossimo andranno in pensione 3 o 4 medici di base in borgata. Perciò inviteremo l'assessore Stefania Segnana».