Non vaccinano la figlia, sanzionati: la famiglia no vax costretta a pagare 500 euro
I dubbi dei genitori sull'esavalente da somministrare alla figlia minore, ma il giudice di pace rigetta il ricorso: è un obbligo e se non si rispetta c'è la multa salata
ROVERETO. Vaccinare la figlia minore? No, perché non siamo sicuri. Peccato che, per la legge italiana, la cosiddetta esavalente è un obbligo e, come tale, va rispettato. Pena una multa salata: 500 euro. É quanto dovrà sborsare una famiglia no-vax che, non sentendosi garantita sulle potenziali conseguenze del siero che avrebbero iniettato alla ragazzina, si è rifiutata di ottemperare alle disposizioni dell'Azienda sanitaria, con il risultato di ricevere un'ingiunzione di pagamento pesante. E a nulla, per farla breve, è servito il ricorso al giudice di pace che ha confermato la sanzione.
La giudice Paola Vacchini ha infatti rigettato la richiesta di annullamento dell'esborso, ma ha comunque ravvisato la buona fede di mamma e papà, pareggiando le spese di giudizio. I vaccini obbligatori, insomma, sono sacri e la legge va rispettata. Anche di fronte a timori di «farsi del male». L'unica scusante, eventualmente, è una comprovata avversione al farmaco. E a nulla è valsa la protesta, in aula, circa le scarne informazioni ricevute negli ambulatori del Follone da parte del personale dell'Azienda sanitaria che, secondo i genitori, avrebbero semplicemente ripetuto che in Italia vige l'obbligo, per i bambini, di sottoporsi al siero contro le malattie endemiche più comuni, l'esavalente come detto.«Nel caso specifico - riporta il giudice in sentenza - risulta che i genitori della minore nata nel 2012 hanno deciso di non vaccinare la loro figlia. Le argomentazioni poste a fondamento del ricorso sono risultate generiche e prive di qualsiasi sostegno probatorio.
La ricorrente, infatti, non ha evidenziato e documentato eventuali patologie della minore che possano in qualche misura sconsigliare la somministrazione dei vaccini, né ha fornito documentazione inerente a danni da vaccino in rapporto all'età, alle condizioni di salute, a situazioni particolari, ma si è limitata ad affermare la liceità della propria scelta responsabile di non sottoporre la figlia all'obbligo vaccinale. Vista la generalità delle argomentazioni non suffragate da alcun elemento concreto - argomenta la giudice - il ricorso non può essere accolto.
Anche in relazione alla contestazione della mancata informazione ricevuta in ordine alla somministrazione dei vaccini, la mamma non ha specificato quali domande formulate non sono state soddisfatte e su quali temi abbisogna di ulteriori informazioni. In occasione del colloquio con il medico dell'ufficio igiene la ricorrente ha rilasciato a verbale la seguente dichiarazione: "Quando l'obbligo sarà accompagnato dalla presa di responsabilità delle conseguenze avrò più sicurezza in merito alla convinzione che sia davvero la strada migliore. Io esercito la mia responsabilità scegliendo". L'opponente, con tale dichiarazione, si è limitata ad esprimere una considerazione personale non suffragata da alcuna circostanza concreta. Quindi il ricorso dovrà essere rigettato e la sanzione confermata».