Nomi in lutto: se n'è andata a 77 anni la «Casela», la barista con il sorriso
“Amava ballare, non si perdeva una sola festa di paese. - ricorda Mauro Ghezzi, uno dei figli (l'altro è Luciano). Nessuno l'ha mai vista senza sorriso. Nonostante tutte quelle operazioni che, da quando ricordo in infanzia, si ripresentavano a cadenza di pochi anni una dall'altra. Le ha sempre affrontate con il coraggio di un guerriero e la forza di una tigre, sorridendo e telefonandoci per chiederci come stavamo noi. Perché si preoccupava sempre degli altre”
NOMI. Si è spento il sorriso buono e che scacciava le grane di Mariagrazia Boratti in Ghezzi, la «Casela» come la chiamavano. Troppo giovane per andarsene, 77 anni, ma combattere per decenni contro le malattie stancherebbe chiunque. Lei ci ha provato, fino all'ultimo, poi ha mollato la presa: il suo l'aveva già dato, soprattutto i tanti sorrisi regalati a chiunque, per oltre trent'anni, si è fermato per un caffè o un bicchiere al bar «La Stua» di via Paissan, lo storico bar del paese. Ma anche a chi, alla sagra piuttosto che alla Festa dell'Unità, le avesse teso la mano per un ballo, per quello sport poco considerato che è la danza in piazza, liscio o dintorni poco importa, che regala una vicinanza e una risata senza secondi fini. Nel borgo della Destra Adige, per dire, è venuta a mancare la «Barista».
Quella, appunto, che ti ricacciava le magagne in tasca perché ti illuminava la giornata con una risata, buona per raddrizzare un boomerang. «Amava ballare, non si perdeva una sola festa di paese. - ricorda Mauro Ghezzi, uno dei figli (l'altro è Luciano). Nessuno l'ha mai vista senza sorriso. Nonostante tutte quelle operazioni che, da quando ricordo in infanzia, si ripresentavano a cadenza di pochi anni una dall'altra. Le ha sempre affrontate con il coraggio di un guerriero e la forza di una tigre, sorridendo e telefonandoci per chiederci come stavamo noi. Perché si preoccupava sempre degli altri. Durante l'ultima malattia è stata assistita da mio papà Bruno ed è volata in cielo circondata dall'affetto del marito, dei figli e dei nipoti. E questo va bene. É stata la mamma più dolce del mondo».
Un altro pezzo di storia di Nomi se n'è andato, avanti per dirla con gli Alpini. E quando si tratta di una presenza quotidiana, di quei saluti magari fugaci solo per svuotare una tazzina prima di andare a lavorare, è un'assenza che pesa di più.