Insulti e minacce: condannato uno stalker. Vittima una donna di 44 anni residente a Folgaria
L’uomo era già stato condannato per atti vessatori nei confronti di due militanti animaliste perseguitate per anni. Il racconto della donna: “Non uscivo più da sola, temevo per la vita di mia figlia”
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FOLGARIA. Quell'uomo per lei era diventato un incubo, un'ossessione. Messaggi, post sui social, urla dalla macchina in corsa, telefonate offensive e minatorie. Un inferno per una donna di 44 anni residente di Folgaria (assistita dall'avvocato Vittorio Zappaterra di Ferrara) e la sua famiglia vittime di uno stalker che già in passato era stato condannato dal tribunale di Bolzano a un anno di reclusione e 15 mila euro di risarcimento per atti persecutori nei confronti di due militanti animaliste.
Da Rovereto è arrivata una nuova condanna per Mirco Nicolazzo, 47 anni, nato a Bolzano residente anche lui nel Comune di Folgaria: due anni, pena non sospesa e 5.000 euro di risarcimento provvisionale immediatamente esecutivo.
Per capire come è nata la vicenda bisogna partire dalle professioni dei due protagonisti. Nicolazzo sui social si definisce «presidente unità cinofila antiveleno, addestratore, scrittore e divulgatore cinofilo... Sono partner per l'Italia di un'azienda a conduzione familiare tedesca, che produce un cibo per cani gatti e cavalli, totalmente naturale».
Lei, invece, è una consulente cinofila. Nel 2018 i due si conoscono e lui le ha proposto una collaborazione di vendita, porta a porta, di mangimi per cani. Era il settembre del 2018 e all'inizio i rapporti con Nicolazzo erano normali, improntati sulla collaborazione lavorativa. Poi però nascono i primi screzi per alcune spese non rimborsate, lei lamenta un atteggiamento non equilibrato, un parlare a volte sboccato. Piccoli segnali che da lì a poco la situazione sarebbe degenerata.
Arrivano le prime offese che con il passare del tempo assumevano toni sempre più pesanti e cadenze sempre più frequenti. Secondo la denuncia della donna presentata alla questura di Trento, l'uomo continuava ad imperversare tanto da decidere ad affrontarlo con un incontro faccia a faccia. Risultato? Un breve colloquio intriso di offese in crescendo. A questo punto la donna aveva deciso di bloccare "il presidente dell'unità cinofila antiveleno" sul telefono e su tutti i profili condivisi quali messenger e whatsapp.
Fine della vicenda? Macché: nel febbraio 2019 ecco rispuntare Nicolazzo con un post pesante nei confronti della donna sul suo profilo facebook. Poi di nuovo il silenzio interrotto alla fine di ottobre quando l'uomo torna alla carica sempre su facebook. I messaggi offensivi continuano: lei presa di mira non soltanto per la sua forma fisica ma anche per la sua professione.
Bastavano insulti e minacce? Pare proprio di no visto che la sua vittima racconta di aver notato la presenza di Mirco Nicolazzo vicino ad una scuola di sci frequentata dalla figlia: una presenza che l'ha incuriosita e preoccupata. Inoltre l'uomo in un'occasione avrebbe finto di buttarsi sotto la macchina della donna.
Insomma insulti e atteggiamenti che, come riporta la procura della Repubblica di Rovereto nella richiesta di rinvio a giudizio, «hanno cagionato alla donna un perdurante stato di ansia con timore per l'incolumità dei componenti della sua famiglia, costringendo la stessa ad alterare le proprie abitudini di vita facendosi accompagnare nei suoi spostamenti dal marito e modificare i propri orari di lavoro». Nei giorni scorsi per il bolzanino residente sull'Alpe Cimbra è arrivata la condanna. E non era il primo conto che la giustizia gli presentava: visto che già ci aveva pensato il tribunale bolzanino nel 2021 (un anno e 15 mila euro di risarcimento alle due militanti animaliste vittime di atti persecutori) e ancora prima dal questore della Provincia di Bolzano era arrivato un ammonimento «affinché tenga una condotta conforme alla legge». Cosa che, considerato il giudizio di primo grado a Rovereto, non ha fatto.