Nomi, l'unica Rsa trentina che diminuisce le rette: «Abbiamo i bilanci in attivo, perché aumentare?»
Mentre la Provincia dà il via libera agli aumenti dal 2024, all’Opera Romani si va in controtendenza: «In questo momento di crisi, il rialzo sarebbe un salasso per le famiglie»
NOMI. C'è preoccupazione per il previsto aumento delle rette alberghiere delle case di riposo rimaste ferme dal 2015. La Provincia, come abbiamo riferito nei giorni scorsi, ha deliberato la possibilità di ritoccare all'insù il costo a carico delle famiglie degli ospiti per far fronte al rincaro delle spese. Una manovra, questa, da cui il sindacato Fenalt ha preso le distanze: «Sono decisioni dettate solo da una logica emergenziale - osserva in proposito il vicesegretario Roberto Moser - che da tempo si è sostituita ad un ragionamento di ampio respiro sul futuro delle Rsa».
Se in giro per il Trentino fioccheranno le proteste, qualcuno ha deciso di invertire la rotta. È il caso dell'Opera Romani di Nomi che, contrariamente ad altre strutture, nel 2024 abbasserà le rette. «Non sarà tanta roba ma farà risparmiare 2-300 euro all'anno alle famiglie», spiegano il direttore Livio Dalbosco e il presidente Giuseppe Delaiti.
Nell'Apsp, tra l'altro, da pochissimo è stato adottato un sistema di gestione innovativo che prevede una rappresentanza di parenti e ospiti nella governance. Appena insediato, il referente dei familiari Giuliano Simonini ha chiesto di non alzare le rette. «In questo periodo di particolare congiuntura economica per molti sarebbe un salasso».
La Rsa, in risposta, ha deciso addirittura di abbassare i costi alberghieri. «In base a quanto stabilito della Provincia avremmo potuto incrementare di 3 euro al giorno visto che ora siamo a 46,50. Invece, visto che abbiamo un bilancio in attivo grazie ad economie di scala, cucina e lavanderia condivise con Cavedine e ad altri servizi in cogestione, come manutenzione e amministrazione, si è stabilito di ridurre, di poco ma comunque limare. In questo momento è importante anche risparmiare 2-300 euro all'anno perché le vediamo le famiglie che faticano a sostenere i costi ed è giusto venire loro incontro».
La Provincia, per capirci, ha concesso la possibilità di incrementare massimo 90 euro al mese le rette delle Apsp sotto la media (48,97 euro al giorno) e di 60 quelle sopra. Non sarà così all'Opera Romani. «Siamo stati ascoltati e addirittura è uscita una soluzione migliore - ribadisce Simonini -. Questo nuovo modo di gestire insieme la struttura è valido e, soprattutto, pensa prima alle persone e le coinvolge. Oggi (ieri, ndr) c' stata la prima riunione, molto accesa ma valida: c'è dialogo vero, condivisione dei progetti e questo, in futuro, porterà i familiari a restare in Rsa come volontari».
Presidente e direttore, comunque, ribadiscono il concetto che sta alla base dei mancati rincari. «Sono tanti i fattori, dalla consortilizzazione alla diversa organizzazione del personale che fanno risparmiare; possiamo permetterci di calare le rette per sostenere molte famiglie che faticano a far quadrare i conti».