"Ecomostro" illegittimo a Transacqua, lavoratori della FamCoop a rischio
Una situazione scabrosa. Non si può definire in altro modo quella provocata dall’annullamento di tutte le licenze e concessioni comunali - edilizie e commerciali - rilasciate dal Comune a guida Marino Simoni a favore di Primiero Sviluppo srl e della Famiglia cooperativa di Primiero Socoop, per rendere possibile la costruzione e l’esercizio del complesso residenziale-commerciale di viale Piave.
La sentenza con cui l’altro giorno il Tar di Trento ha «raso al suolo» le fondamenta di carta del palazzone, mette a rischio infatti il proseguimento dell’attività della Famiglia cooperativa, insediatasi su quasi 1.000 mq del contestato «ecomostro». A ballare sono dunque i dipendenti della Cooperativa (1.352 soci e 8 milioni di fatturato nel 2013) e le loro famiglie: «Non ce l’aspettavamo - commenta la presidente della Famiglia Francesca Broch - ma, al di là di tutte le considerazioni sulle scelte e i possibili errori fatti, la mia preoccupazione è tutta per i dipendenti. Stamattina (ieri, ndr) hanno aperto un negozio senza avere di fatto una licenza in mano».
I dipendenti della Famiglia vanno da 30 a 50, a seconda delle stagioni: «Sono numeri importanti ed è a loro che dobbiamo dare una risposta immediata - prosegue Broch -. Per questo mi sono subito attaccata la telefono, ho chiamato prima il signor Renzo Brocchetto (titolare della ditta cui il Tar ha dato ragione, ndr) e poi il presidente del Sait Renato Dalpalù. Con entrambi abbiamo fatto lo stesso ragionamento, dicendoci che dovremo trovare una soluzione ragionevole, quanto prima».
Ma uno dei prossimi giorni qualcuno potrebbe arrivare a dire «chiudete tutto»? «Noi abbiamo aperto sulla base di un pezzo di carta legittimo - risponde la presidente - e ora dovremo fare le nostre valutazioni. Mi diranno i nostri legali se vale la pena di impugnare la sentenza al Consiglio di Stato chiedendo la sospensiva o cercare un’altra via. In ogni caso questa vicenda danneggia anche il rapporto fiduciario coi soci, che costruiamo un sassolino al giorno. Bene, lunedì sera è arrivata una pala e ha demolito tutto. Farò il massimo sforzo possibile per uscire da questa situazione senza danni».
Ma non sarà facile, pare di capire, anche se almeno fino alla notifica della sentenza la Famiglia cooperativa potrà aprire le porte senza problemi. Dunque qualche giorno di tempo c’è e l’attuale sindaco di Transacqua, Roberto Pradel, ha intenzione di sfruttarlo per cercare una soluzione che salvi quel complesso contro cui, paradossalmente, si era strenuamente battuto fin dal 2009, dai banchi dell’opposizione.
Ieri anche il suo telefono è stato rovente, così come lo sono stati quelli della Cooperazione, che non è solo spettatrice in questa vicenda. Infatti, Primiero Sviluppo srl, la società proprietaria dell’area di viale Piave che aveva presentato il piano di lottizzazione e a cui sono state rilasciate tutte le concessioni oggi annullate, è partecipata al 40% dalla Famiglia cooperativa di Primiero, al 20% da Coopersviluppo spa (controllata dal Sait) e al 40% dalla cooperativa B.T.D. Servizi Primiero. In pratica, dunque, la maggioranza del pacchetto è in mano al sistema cooperativo. Che si ritrova oggi azionista di maggioranza di una società che ha investito 23 milioni in un intero complesso, ormai privo anche del certificato di agibilità: con problemi non solo per la sede della Famiglia cooperativa, ma anche per i sedici appartamenti a canone moderato oggi ancora vuoti e per il centro medico «Primiero Salute», in piena attività.